I paesaggi di Franco Fontana. L’arte di rendere visibile l’invisibile

I paesaggi di Franco Fontana: l’arte di rendere visibile l’invisibile

Franco Fontana nasce a Modena il 9 dicembre del 1933, scopre ben presto la passione per la fotografia che lo accompagnerà anche nell’esperienza come fotoreporter. Questa è solo uno dei suoi tanti scatti naturalistici, che ben rappresenta la sua visione del mondo, resa perfettamente calibrando anche il più piccolo dettaglio con sapiente pazienza.

I soggetti che maggiormente lo affascinano e lo seducono sono i paesaggi, quindi si immerge in una profonda ricerca rivolta al miglior modo di catturare il colore e alla geometria delle forme. Durante gli anni ’40 e ’50 la stragrande maggioranza dei fotografi scattava esclusivamente in bianco e nero, e proprio da questo clima Fontana emerge, dando nuova attenzione e sconfinando nella fotografia a colori, accentuandone tanto le caratteristiche da essere paragonato ad un pittore surrealista moderno.

Il lavoro del fotografo è tutto rivolto a rendere visibile ciò che non lo è, privilegia la dimensione ideale e astratta di un paesaggio, alla sterile rappresentazione del reale e ci riesce grazie ad un perfetto equilibrio tra la percezione del colore, il controllo delle geometrie e il peso degli elementi nella struttura compositiva. Il colore è diretto, giunge senza filtri alla sfera emozionale dello spettatore, è lo stesso artista a spiegarlo nelle tante interviste elargite con generosità.

«Fotografo il colore perché fortunatamente vedo a colori: ritengo il colore più difficile del bianco e nero, che è già un’invenzione perché la realtà non è mai accettata per quello che è a livello creativo e conseguentemente va reinventata. Il mio colore non è un’aggiunta cromatica al bianco e nero, ma diventa un modo diverso di vedere, essendomi liberato da quelle esigenze spettacolari che hanno caratterizzato la fotografia a colori, accettando il colore come un traguardo inevitabile nell’evoluzione della fotografia.»

Franco Fontana cerca il senso della vita nella natura

Fontana è uno dei fotografi con cui si chiude l’epoca dei fotografi “classici” e comincia quella della fotografia “moderna”, la sua fortuna la deve alla capacità di astrazione dei paesaggi e alla successiva riduzione alle forme geometriche. Nelle sue immagini non c’è spazio per l’uomo, che ogni tanto fa capolino, ma solo come ulteriore elemento della composizione e del paesaggio.

«Si tratta sempre di cancellare per evidenziare. In ogni situazione cerco la significazione, la sintesi delle cose affinché da oggetto diventino soggetto, e il compito della fotografia creativa non è illustrare o rappresentare, ma esprimere.»

Ancora attivo all’età di 85 anni, sembra non risentire dell’età e le ragioni della sua resistenza allo scorrere del tempo sono da ricercare, come lui stesso ha ammesso al “National Geographic”, nel cuore e nell’intelletto, pulsanti di passioni come sempre. Una nozione metafisica della fotografia e una visione della realtà carica di emozioni lo consacrano ancora in vita nell’Olimpo della fotografia contemporanea. Fontana condivide il suo estro creativo organizzando corsi e seminari sulla fotografia, proponendo in tempi come questi moderni, in cui tutti si improvvisano “fotografi da cellulare“, una visione del mondo maggiormente critica e indagatrice.

«Lo spazio non è ciò che contiene la cosa ma ciò che emerge in relazione alla cosa. Non si può conoscere l’essenza delle cose se si crede che un fiore sia solo un fiore, che una nuvola sia solo una nuvola, che il mare sia solo il mare: vorrebbe dire che la conoscenza si limita alla superficie, mentre l’esistenza risiede nel contenuto».

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