Con un sapiente intreccio di fotografia, scultura e performance dal vivo, si presenta la coraggiosa retrospettiva “Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra”, ospitata al museo Madre di Napoli – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina. Punta a sedurre e a sorprendere il pubblico partenopeo attraverso un percorso imprevedibile e ricco di suggestioni.
La mostra ci accoglie con una metaforica Overture al terzo piano del museo. Contrasti e simmetrie, nella reciprocità dell’arte scultorea e figurativa del Museo del Real Bosco di Capodimonte, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e della Reggia di Caserta – Collezione Terrae Motus -, mettono in scena un dialogo muto e intenso, vibrante e sensuale con le fotografie di Robert Mapplethorpe.
Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra. Un viaggio che si snoda nel mondo interiore del fotografo
Si contano un totale di oltre 160 opere. Tra forme senza tempo ora declinate nell’imponenza dei busti al centro della sala, ora nei gesti incerti e rapidi degli schizzi di studio di Vincenzo Gemito. Ora nelle pose eteree e misteriose dei ritratti del fotografo incastonate sulle pareti bianche della sala, che sprigionano tutta la propria potenza bidimensionale.
Un colpo d’occhio che affascina e cattura. Rapisce inevitabilmente invitando a riflettere, a spingersi oltre ciò che si sta guardando e che continuerà lungo tutta la seconda sezione. Un allestimento che ha tanto di New York quanto di Napoli, tanto degli anni ’80 quanto del rinascimento del Regno. Perché al di là dello scalpore che suscita ai più esperti il nome stesso di questa controversa personalità, non è con la forza dello scandalo – seppur parte importantissima del linguaggio dell’artista e ben presente in moltissime delle opere in esposizione – che l’attenzione del pubblico viene catturata. Il focus principale di “Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra” è la purezza immutabile del corpo umano, la bellezza che ne scaturisce e l’energia che esso riesce a trasmettere.
Ognuna delle sale trasmette intensità e tensione con la prepotenza statuaria di Lisa Lyon, la prima body-builder donna al mondo, con la virilità volutamente accentuata dei giovani modelli afroamericani che affollavano le dimore newyorkesi di Mapplethorpe. Con la sensualità femminile delle muse del fotografo, o con la profondità espressiva dei ritratti dei giganti del panorama culturale statunitense, come Patti Smith ed Andy Warhol, ma anche di quello italiano, intensamente vissuto dall’artista grazie alla pluriennale frequentazione con Lucio Amelio.
Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra al Madre
Tra le pareti monocromatiche, ad attenderci, otto performers scelti in persona dal pluripremiato coreografo Olivier Dubois – ospite d’eccezione all’opening del 14 Dicembre insieme al Presidente ed al Vicepresidente della “Robert Mapplethorpe Foundation” -. Sono loro ad accompagnare i visitatori interagendo con questi ultimi e con le stesse opere, dando loro vita in una composizione originale commissionata e prodotta appositamente per il museo Madre, intitolata “In Dialogue with Bob“. Coreografia che si concretizza, infine, sul tappeto rosso della sala centrale della terza sezione. Una danza sfrenata a ritmo di musica rock si scatena con i ballerini campani vincitori del concorso pubblico indetto dalla rassegna “Abballamm’”, coordinato dalla curatrice dell’esposizione Laura Valente.
In quest’ultima sala, straripante degli sguardi penetranti dei autoritratti di Mapplethorpe, si aprono le ultime due stanze, le più intime. Nella “Undressing Room“ gli ospiti del Madre diventano per un istante i protagonisti dello studio fotografico dell’artista. È a tutti gli effetti un vero e proprio camerino per modelli, e l’unica zona v.m. dell’intera mostra, la “X(Dark Room)“.Qui è esposta una selezione delle opere forse più famose dell’artista appartenenti al controverso “Portfolio X”, che si fondono per l’occasione con la gigantesca tela de “La Morte di Abele” di Lionello Spada in un affresco dai toni tumultuosi e sconvolgenti, affrontando temi da togliere il fiato.
Coinvolge lo spettatore e lo rende parte dell’esposizione
“Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra” è un percorso emozionante ed egregiamente strutturato. Non lascia scampo agli amanti della fotografia né a quelli degli eccessi. Il contesto architettonico è perfettamente predisposto a quella che è a tutti gli effetti una scenografia viva e pulsante di storie, di suggestioni e contrasti. L’ordine e l’anarchia riescono a guidarci per mano in un viaggio che giunge al cuore della poetica di Robert Mapplethorpe con un gusto squisitamente partenopeo che lo rende del tutto unico ed irripetibile.








