
“The Mainbocher Corset” di Horst P. Horst è uno dei suoi lavori più affascinanti. L’occhio dell’osservatore è immediatamente catturato dalla sinuosità delle dolci linee curve di un corpo femminile costretto in un corsetto, grande simbolo sensuale, pronto a scivolare giù con l’aiuto dell’immaginazione.
Una figura femminile abbagliata da un fascio di luce china il volto, lo nasconde nell’ombra e lo difende con le sue braccia. Gli stessi movimenti sono avvolti da ombre grigie e luce bianca. La stessa luce riflette il bianco corsetto, le cui lunghe stringhe sciolte sembra stiano liberando la donna dai limiti che a volte è costretta ad accettare, ma il tempo che impiega per liberarsene è lungo, perché le stringhe sono lunghe e difficili da districare.
“The Mainbocher Corset” di Horst P. Horst. L’essenza della sensualità
Il movimento plastico dei muscoli crea un chiaro-scuro ed un movimento anatomico reale, tale da richiamare alla nostra mente, l’armoniosa plasticità delle sculture greche. È questa l’immagine che giunge alla mente appena lo sguardo si allunga su quelle meravigliose spalle. Il marmo di quella mensola che appare insignificante, richiama lo stesso marmo usato dagli scultori che realizzavano le bellezze femminili dell’arte classica.
Un occhio più attento, è andato al di là delle apparenze, ha letto l’intimità di una donna, la dolcezza di un volto che si nasconde perché pudico. Un corpo che alzando i gomiti, inchinando il collo libero e scoprendo la morbidezza della sua pelle, crea un movimento di danza che comunica un concerto di elementi sensuali scolpiti in una “beltà senza volto” di classica femminilità.
È un palcoscenico dell’essenziale dove l’artista, usando una tavolozza fatta solo di grigi e bianco luce, ha raccontato la ricchezza dell’eterna sensualità. Il racconto legge la bellezza attraverso i suoni, gli accenti e la morfologia magica delle parole; i pennelli dipingono le forme attraverso le pennellate morbide piene di colore; la fotografia afferra il momento di una realtà appartenente ad un vissuto mai inventato, mai improvvisato o trasformato. Si tratta di una realtà che nessuno mai potrà cambiare. Tutto questo avviene in “The Mainbocher Corset” di Horst P. Horst.
Il soggettivismo di uno scatto
L’artista ha afferrato una realtà di femminile beltà e ci ha resi partecipi, regalandoci l’opportunità di osservarla, studiarla e interpretarla in base al proprio vissuto. La fotografia rimane uno dei mezzi più reali per riprodurre delle immagini e in questo ritratto l’artista ha voluto rendere manifeste a tutti le varie suggestioni e riferimenti che possono gravitare intorno l’immagine della donna. Mette insieme emozioni e curiosità, eleva l’osservatore ad una dimensione da raggiungere attraverso i sensi. La nudità delle spalle esalta la morbidezza della pelle, il fascio di luce mette in evidenza la muscolatura e i movimenti sinuosi così come il collo scoperto suggerisce una fragilità e una preziosità alla scena.
«L’Arte è la forma più intensa dell’individualismo che il mondo conosca» – Oscar Wilde
Così facendo l’artista conduce oltre l’apparenza. Si eleva ed eleva donando una veduta più ampia, al di là dei significati in superficie. Attraverso questa immagine si esce dalla realtà più scontata e si conosce un’altra percezione della realtà femminile. Un’espressione di stupore dinnanzi il delicato e forte universo femminile, un’esaltazione dell’intrinseca femminilità e sensualità. Horst P. Horst è stato il primo ad elevare la “fotografia di moda” a qualcosa di più, a trasmettere una visione e un mondo interiore. Con lui – e da lui in poi – la fotografia di moda è uscita dagli angusti confini di un mondo effimero ed ha celebrato una bellezza carica e densa di concetti.
Stupendo
Ottimo articolo, ben scritto. La critica dell immagine da l’idea della dimensione nella quale ci si immerge.