Chi era Tina Modotti? La vita si fonde all’arte
Tina Modotti, al secolo Assunta Adelaide Luisa Saltarini Modotti, è stata operaia, modella, attrice, fotografa, attivista politica, traduttrice, ma soprattutto donna che ha messo passione in tutto ciò che faceva. Non ha avuto paura di mettersi in gioco, pagandone spesso le conseguenze. La sua è stata una vita travagliata ed intensa, dove esperienze sentimentali ed attività fotografica e politica sono indissolubilmente legate.
La vita di Tina Modotti, una biografia tumultuosa
Nasce a Udine da una famiglia modesta e, ancora piccola, vive l’esperienza migratoria, prima in Austria e poi in America. Operaia già a 12 anni in una fabbrica tessile, l’unica civetteria che può permettersi è una sciarpa azzurra, tocco di colore in una vita grama, di cui non esita a privarsi per sfamare la famiglia. Il primo approccio con una realtà “altra” lo ha nello studio fotografico dello zio paterno, Pietro Modotti, che le insegna i rudimenti del mestiere.
Nel 1913 raggiunge il padre in America. Qui Tina Modotti conosce il futuro marito Roubaix del’Abliè Richey, detto Robo, pittore e poeta, primo amore della sua vita. Producono stoffe in batik con discreto successo in una vita da bohèmiens: la loro casa diventa presto luogo d’incontro per artisti ed intellettuali.
La sensuale bellezza ed espressività di Tina Modotti sono molto apprezzate ad Hollywood. Inizia così la sua breve parentesi cinematografica, carriera nella quale ha un discreto successo nei ruoli etnici, soprattutto da messicana. Quel mondo rutilante -e soprattutto il modo in cui il suo viso ed il suo corpo vengono strumentalizzati- la delude. Si sente trattata come un oggetto in vetrina e ben preso lo abbandona, nonostante abbia recitato con attori del calibro di Rodolfo Valentino.
Tina Modotti e Edward Weston, da modella a fotografa. Un amore passionale
L’amicizia di Tina Modotti con il fotografo Edward Weston la riporta al mondo della fotografia, lasciato in cantina nella sua prima giovinezza. Inizialmente come modella, impara da lui e con lui collabora nella gestione dello studio. Inizia a fotografare, è molto brava. Ben presto tra Tina Modotti e Edward Weston scoppia una forte passione, che straripa come un fiume in piena nelle foto di lei nuda scattate da Weston. Passionale e sensuale come non mai.
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“Ritratto alla finestra” di Edward Weston la ritrae suggestiva, intensa ed espressiva. L’incontro con lui è quind decisivo per la vita di Tina, che in un lettera si dichiara «esausta per l’intensità dei miei sentimenti». Mette la sua bellezza particolare al servizio della fotografia, prima come modella e poi passando dall’altra parte dell’obiettivo. Giunge quasi a superare il suo maestro. Il loro è un rapporto di affetto e fiducia destinato a resistere anche alla fine della storia d’amore.
«Tina ha fatto una foto che mi piacerebbe firmare col mio nome» – Edward Weston
Le foto di Tina Modotti come rivoluzionaria
Nel 1923 Tina Modotti e Edward Weston si trasferiscono a Città del Messico. In quegli anni il Messico è un Paese vivace intellettualmente e politicamente, centro catalizzatore di artisti, intellettuali ed attivisti politici. Tina si trova a suo agio in questo ambiente magmatico che ne esalta sia le doti artistiche che l’impegno civile.
Qui vive una svolta importante dal punto di vista umano, professionale e politico: il primo approccio con il Partito Comunista. Si iscrive ed entra in contatto con la storia di miseria e i sacrifici del popolo messicano. Diviene subito appassionata attivista del partito. Porta avanti con gli strumenti a sua disposizione -soprattutto con la macchina fotografica- la sua intensa opera di denuncia e lottando per la restituzione della dignità al popolo.
Tina Modotti come fotografa in lotta: denuncia e indagine sociale
La vita di Tina Modotti potrebbe dividersi in due periodi fondamentali. Uno per così dire romantico -la relazione con Edward Weston, i ritratti, le fotografie floreali- ed uno rivoluzionario, dove la fotografia si fa strumento di denuncia e per la circolazione delle idee propugnate dal Partito Comunista.
In Messico Tina intraprende una frenetica attività, che culmina nel 1929 con “La prima mostra rivoluzionaria in Messico”. Raggiunge l’apice della sua arte fotografica e si compie la sua “rivoluzione culturale”. Sa essere critica, come con il primo esempio di fotogiornalismo critico sulla stampa messicana “Contrasti del Regime”, ma si interessa anche al folklore popolare di Puebla e Oaxaca con un reportage.
La fotografia per Tina Modotti è strumento di indagine e denuncia sociale. Di lei si serve per descrivere le difficili condizioni di vita del Popolo Messicano. Le schiene curve dei campesinos, le mani callose degli operai, le donne altere e dignitose, le madri che allattano i figli, i bambini, gli strumenti del lavoro. Tutto nobilitato dalla ricerca della dignità che il mondo politico ed economico gli ha tolto.
La tecnica di Tina Modotti, bianco e nero e crudezza
In una parola Tina Modotti: catturare la realtà per come si presenta, valorizzandola attraverso la scelta del rigoroso bianco e nero. Strumento ed arma tra le mani dei Tina Modotti la sua Graflex -che sostituì la Korda 4×5- a lente singola, dotata di ribassino per la pellicola piana, che le consente di effettuare fotografie senza treppiedi. Inoltre ama stampare su carta platinata Willis & Clement che, imbevuta di sali di platino, rende le immagini particolarmente morbide.
Ma più che le tecniche di sviluppo e gli apparecchi fotografici, a rendere particolari le sue foto sono i soggetti, le ambientazioni dense di simbolismi. Fa riferimento alla vita vera e reale, espressa nella sua verità e completezza, senza filtri o effetti speciali, in prospettive fotografiche al limite dell’astrattismo.
« Mi considero una fotografa, niente altro»
Non c’è più la ricerca della bellezza artistica dei fiori e dei ritratti posati, ma la ricerca della verità in foto dirette e realistiche con le quali la fotografa intende partecipare al cambiamento. La fotografia si fa strumento del forte e coraggioso impegno civile di Tina Modotti, che le guadagna l’ammirazione e la stima di Rafael Alberti, Picasso e di Pablo Neruda.
La “Donna con bandiera” di Tina Modotti: foto famose e rivoluzionarie
Fotografia emblematica di questo contesto è “Donna con bandiera” di Tina Modotti (1928), uno scatto di impressionante modernità. Tutto è centrato sul soggetto, una donna che torna da una manifestazione per lo sciopero dei minatori a Jalisco. Il bianco e nero esalta la dignità della figura femminile ed il suo ruolo iconico nel movimento rivoluzionario messicano. Le sue foto assumono una forte connotazione ideologica ma anche sociale, con l’esaltazione del popolo, del suo riscatto, del lavoro e dei suoi strumenti. Quanta strada percorsa dalle prime foto aventi per tema soggetti floreali!
Gli scatti di Tina Modotti fanno il giro del mondo. Impegno politico ed attività fotografica si fondono in un unicum inscindibile, un’immagine vale più di mille parole e questo lei l’ha ben capito.
«Perché il fuoco non muore»
In Messico Tina Modotti con Frida Kahlo e Diego Rivera
Mentre in Italia si afferma il fascismo, in Messico la Sinistra Radicale pone le premesse per una rivoluzione che restituisce giustizia e dignità al popolo. Tina Modotti si inserisce a pieno titolo in questo contesto a lei congeniale. Entra in contatto con il mondo intellettuale e diviene amica del pittore Diego Rivera e di sua moglie, la pittrice Frida Kahlo, con la quale condivide interessi ed intenti.
La passione politica si intreccia con quella sentimentale nel rapporto tra Tina Modotti e Antonio Mella, tra i fondatori del Partito Comunista di Cuba. Nel 1929 lui viene ucciso dai suoi oppositori politici sotto gli occhi di Tina, inizialmente accusata di connivenza nel delitto.
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Addio per sempre alla fotografia. Tina Modotti ora solo impegno politico
Circa un anno dopo è costretta a lasciare il Messico, dopo aver subito anche il carcere per le sue accuse contro sperperi e corruzione della classe governativa. Iniziaa una peregrinazione. Prima in Russia, Tina Modotti con Antonio Vidali, nuovo amore e noto politico e antifascista italiano, abbandona la fotografia. In questo periodo si dedica soprattutto all’attività politica. Rifiuta la proposta di diventare la fotografa ufficiale del Partito Comunista Sovietico per non perdere la sua libertà espressiva. Non fotograferà mai più.
Le accuse politiche dallo spionaggio all’omicidio. Russia, Spagna e Messico
Diviene cupa, silenziosa e triste, ma non perde lavoglia di combattere per ciò che ritiene giusto! Sulla sua vita e sulla sua attività politica sorgono molti sospetti ed illazioni. Si pensa persino ad un’attività di spionaggio al servizio del regime sovietico. Partecipa attivamente alla guerra civile in Spagna col nome di battaglia di Maria, ma non riprende nemmeno allora la macchina fotografica, pur spronata da Robert Capa e Gerda Taro.
Dopo l’instaurazione del regime franchista torna in Messico, ma la sua vita non ha pace. Nel 1930, accusata di complicità nell’attentato fallito al Presidente messicano Pasqual Ortiz Rubio viene espulsa dal Messico con solo una valigia. Dopo varie peregrinazioni e vicissitudini, nel 1939 torna sotto falso nome in Messico, la Patria d’elezione dalla quale non può stare lontana.
La tomba di Tina Modotti
Il mondo della fotografia è ormai lontano. Prostrata e delusa esce dal Partito Comunista dopo l’assassinio di Troszkij nel 1940. Arte e politica, che avevano costituito un binomio inscindibile nella sua vita, vengono abbandonate.
Tina Modotti muore a Città del Messico il 5 gennaio 1942, a soli 42 anni, ed anche la sua morte dà adito a sospetti. Viene strumentalizzata anche nel momento estremo.
La tomba di Tina Modotti si trova al Pantéon de Dolores. Sulla lapide risaltano, sotto il ritratto a bassorilievo di Leopoldo Méndez, i primi versi dell’accorata poesia che le dedicò l’amico Pablo Neruda “Riposa dolcemente sorella”, le cui ultime parole sono come l’epitaffio finale della vita di Tina Modotti.
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Fugge dall’oblio una vita non controllabile
All’iniziale rivalutazione artistica ed umana seguite alla sua morte, seguono anni di oblio. Ciò forse per il maccartismo americano che guarda con sospetto il suo impegno nel comunismo. Ma anche la Sinistra storica non riesce ad inquadrare questa figura debordante, seguace convinta dell’Idea comunista, ma non incasellabile facilmente in contesti precostituiti.
Negli anni Settanta del Novecento la sua figura viene riscoperta. Ottiene apprezzamento come fotografa e come donna, per il suo anticonformismo e la sua libertà intellettuale, per il suo impegno a combattere contro le ingiustizie sociali. In prima linea per una umanità più libera e più giusta. Nonostante il passare degli anni ed i cambiamenti politici e culturali intervenuti sulla scena mondiale, la figura eclettica ed intensa di Tina Modotti non ha perso il suo smalto.
Il murales di Franco del Zotto per Tina Modotti
La Caritas le ha voluto dedicare un murale celebrativo. L’artista Franco del Zotto ha realizzato per Tina Modotti un murales che rappresenta un grande dattiloscritto, dove Tina e le persone della sua vita battono a macchina un flusso continuo di parole in lingue diverse. Celebra così la valenza internazionale della figura della fotografa ed attivista. L’opera è stata volita dalla Caritas che nella sua casa natale ha realizzato anche un ricovero per senzatetto a Udine.











