
L’arte senza limiti di Françoise Gilot
Françoise Gilot è una delle pittrici più longeve -ancora in vita- nel gruppo di artisti della Parigi anni ’20 (secondo dopoguerra). Lega il suo nome a quello di due uomini molto importanti: Pablo Picasso, fondatore del cubismo e John Salk, padre del vaccino antipolio. Passa alla storia per essere stata l’unica donna a lasciare il pittore spagnolo, ma non è solo musa e amante di Picasso.
Françoise Gilot è una donna di grande personalità, pittrice ma anche scrittrice, critico d’arte, disegnatrice di costumi, scene e allestimenti per musei collaborando anche con il “Guggenheim” di New York. Nella prima fase della sua vita artistica è influenzata dal cubismo di Picasso, ma successivamente se ne discosta tornando a raffigurare soggetti più ordinati e fluidi. È molto attiva nella sua produzione artistica, e anche in età avanzata non smette di dipingere per 10/12 ore al giorno.
La vita in breve
Françoise nasce a Neuilly sur Seine, all’inizio degli anni ’20, in un ambiente che le stimola l’interesse sia per le arti che per le scienze. Già a 5 anni decide di voler diventare un’artista, forse influenzata dall’attività della madre acquarellista. Il padre la vuole avvocato, ma lei snobba le lezioni di giurisprudenza con l’aiuto della nonna materna per studiare arte e aprire il suo studio di pittura -proprio nella soffitta di casa della nonna-. Cerca di accontentare però il padre laureandosi in letteratura inglese a Cambridge e in filosofia alla Sorbona. Riceve lezioni di pittura dai postimpressionisti Jacques Beurdeley, ed Endre Rozsda, posa come modella per Henri Matisse. Nel 1942 espone le sue opere per la prima volta nella capitale francese, diventando così una delle artiste più rispettate dell’emergente Scuola di Parigi.
Nel maggio 1943, in un ristorante in rue des Grand-Augustins a Parigi, Françoise in compagnia della sua storica amica Geneviève e dell’attore Alain Cuny, incontra per la prima volta Picasso. Lei ha 21 anni e lui 61, ma è un vero e proprio coup de foudre. Françoise non ha bisogno di particolari tecniche di seduzione per attirare l’attenzione; è infatti proprio il pittore a notarla. Stregato da quell’attraente ragazza, abbandona al tavolo Dora Maar e si presenta alla giovane con un cestello di ciliegie.
Françoise Gilot e Picasso. La passione di un amore fecondo e distruttivo
«Un’amica mi disse che stavo andando a sicura sventura. Le risposi: è una catastrofe che non voglio evitare.»
Picasso si rende conto che Françoise è diversa dalle altre donne che ha avuto fino a quel momento. Essendo più giovane e di una generazione diversa ha un atteggiamento più libero e indipendente. Prima di convincerla ad iniziare una convivenza, Picasso la corteggia lungamente. Solo dopo 3 anni di passione si trasferisce a vivere con lui, inviando poche righe di spiegazione a sua madre e sua nonna. Nel loro primo mese di convivenza Françoise non scende di casa. Trascorre i giorni a studiare ed ammirare Picasso, mentre dipinge e ad apprende gli insegnamenti, condividendo così la loro grande passione per l’arte. Lui la raffigura anche nell’opera “Joie de vivre” come la Femme fleur solare e radiosa.
Lo studio di Picasso è meta di molti artisti e intellettuali attratti dalle novità della sua pittura. Grazie a queste frequentazioni, Françoise Gilot matura sia come persona che come artista. Ma pian piano l’arte diventa per lei quasi un miraggio, perché la personalità artistica del compagno e maestro inibisce sempre di più la sua genialità.
«Pablo mi disse che la nostra relazione avrebbe portato luce nella vita di entrambi. La mia comparsa nella sua vita era come una finestra che si apriva e che voleva restare aperta.»
La vita di Françoise Gilot con Picasso. Lo lascia e lui urla vendetta
La convivenza tra Françoise Gilot e Picasso va avanti 10 anni, ma è un’alternanza di crisi depressive, momenti di pura allegria, eccessi creativi e scenate di gelosia. Questa variabilità non scalfisce Picasso, ma indebolisce molto Françoise. La relazione non si stabilizza nemmeno con l’arrivo dei due figli Claude e Paloma. La seconda figlia è addirittura un tentativo di riconciliazione, ma invece di migliorare le cose li fa allontanare ancora di più.
Dopo le complicanze del parto, Picasso rinfaccia a Françoise la sua fragilità fisica ed emotiva. Nel 1951 a causa della grave malattia dell’amata nonna, la ragazza è costretta ad allontanarsi diverse volte da casa. Questi viaggi non fanno altro che allontanarla di più dal pittore, che nel frattempo ha una giovane amante. Quando muore la nonna, Françoise si chiude definitivamente in sé stessa, diventa indifferente ai capricci e alle provocazioni di Picasso che l’accusa di volerlo abbandonare davanti agli amici per poter essere visto come la vittima del rapporto.
«Mi rinfacciava di aver superato la settantina come se io ne fossi la responsabile. Avevo l’impressione che il solo modo per riscattarmi fosse di diventare anch’io una settantenne. Non poteva sopportare l’idea che chi avesse fatto parte della sua vita potesse sopravvivergli.»
Françoise Gilot prende atto di aver toccato il fondo di quella relazione e lascia Pablo, che non prende bene la separazione. Picasso inizia una serrata guerra fatta di intimidazioni e ricatti verso le gallerie parigine disposte ad esporre le opere della sua ex compagna. Alla fine, la donna si stabilisce in America. L’oceano riesce ad arginare il rancore del pittore spagnolo e finalmente comincia ad esporre alcune delle sue opere. Nel 1964, dopo più di 10 anni dalla fine della storia, quella appassionata e tormentata relazione viene raccontata in“Vivre avec Picasso” di Françoise Gilot, una specie di diario che ricostruisce la vita ordinaria di due persone fuori dall’ordinario. Il libro diventa subito un best seller, anche se Picasso tenta in ogni modo di impedirne la diffusione. Trascina Françoise più volte in tribunale, ma perde tutte le cause poiché lei dimostra che quello che ha scritto è solo la verità.
L’arte ritrovata. Alla ricerca del “visibile”
«Se pensi che la gente avrà interesse per te ti sbagli di grosso: nessuno si curerà di te in quanto tale saranno solo curiosi della persona che ha condiviso la mia vita» – Pablo Picasso
Questo è l’anatema che lancia Picasso quando Françoise Gilot lo lascia. Lei diventa invece una pittrice affermata permettendosi di vivere vicino Central Park a New York, sfatando così quella spietata profezia. Durante i 10 anni passati accanto all’artista spagnolo, Françoise non smette di dipingere, nonostante l’impegno della famiglia. Ma dopo la separazione riprende i pennelli con maggior slancio, grazie anche ad un corteggiamento dolce e stimolante con il suo nuovo compagno Jonas Salk.
Ritrovata quindi una desiderata stabilità e incoraggiata dal consorte, ha di nuovo la possibilità di crescere artisticamente. All’inizio dell’attività le piace fare ritratti di amici e parenti. La madre sostiene che la qualità del suo lavoro fosse proporzionata all’intensità dei suoi sentimenti per i soggetti che disegna. Nei dipinti più recenti, invece, Françoise riporta le sue preoccupazioni, le forze della natura, il tempo e lo spazio. Il suo modo di dipingere è molto organizzato, con un’accurata valutazione dello spazio in cui rappresenta le figure e una tecnica elegante e ricercata.
«Se inizio un dipinto da uno stato quasi embrionale con forme che rendo visibili per escluderle in un secondo momento, lo faccio principalmente per iniziare una traiettoria. Come gli antichi filosofi greci, voglio dimostrare movimento camminando. Sento una specie di vertigine di fronte al vuoto di una tela bianca e sono pronto a fare qualsiasi cosa per riempire il suo vuoto.»
Le opere di Françoise Gilot. L’arte del colore, stile e tecnica
Le opere di Françoise Gilot hanno un linguaggio così caratterizzante che raggiunge subito l’osservatore. In tutto ciò che rappresenta non si accontenta del conosciuto, cerca di afferrare il “non visibile” così da portare se stessa e lo spettatore a guardarsi dentro, scoprirsi e provare nuove percezioni. Non permette a nessuno di interferire col suo pensiero artistico. Sceglie i soggetti, li studia e osserva immersa nel suo mondo. Utilizza dei tratti netti e colori a tinte molto accese con una predilezione per il rosso cadmio, anche se per lei il colore non ha sempre bisogno di brillare. I toni cupi come il grigio e il nero possono essere di maggiore importanza, quello che conta è sapere cosa mostrare e cosa nascondere. Il colore deve suscitare dei sentimenti, accelerare il ritmo cardiaco. Deve essere «il risultato di una sensazione condensata», come diceva Henri Matisse: rabbia bianca, rabbia viola, vedere rosso, essere verde d’invidia, avere il blu.
«Per l’artista è il piacere spontaneo di schizzare di vividi toni variegati una tela bianchissima che stava dimenticata in un angolo, senza chiedere nulla al destino. Il colore è come i fuochi d’artificio che esplodono in una notte d’estate, colpendo lo spettatore nel plesso.»
I 100 anni di F. G.
Alla soglia dei 100 anni, il mondo dell’arte la festeggia con un’asta monografica dedicata alle donne da Sotheby’s a Londra. Il miglior regalo è stato il record raggiunto da “Paloma à la Guitare” di Françoise Gilot, che cambia proprietario per 992 mila sterline, 9 volte al di sopra delle stime. Il dipinto, un ritratto nei toni del blu della figlia Paloma mentre suona la chitarra, ha superato anche il precedente record dell’artista, di 695 mila dollari, pagato nel 2014 da Sotheby’s a New York per “Étude bleue”.
La vita di Françoise è stata vorticosa e ispirata a quella filosofia che sostiene fin da bambina: vivere rischiando sempre in prima persona, imponendosi traguardi sempre più audaci e sfidanti.
«Dobbiamo vivere finchè siamo vivi. I rimpianti sono solo una perdita di tempo.»
