Giorni felici di Brigitte Riebe. Vita come danza di forza e fragilità

"Giorni felici" di Brigitte Riebe

Dopo “Una vita da ricostruire”, tornando lesorelle del Ku’damm con il secondo libro della trilogia, “Giorni felici” di Brigitte Riebe. Questa volta, le vicende narrate sono filtrate dai tormenti e dalle speranze della secondogenita di casa Thalheim, l’affascinante e passionale Silvie.

«Sei il cuore della famiglia, Silvie. Tu ti lasci guidare dalle emozioni, laddove altri pensano o giudicano, è una cosa che amo di te»

“Giorni felici” di Brigitte Riebe. Il mondo si rialza dopo la guerra e vive

La storia narrata copre l’arco temporale che va dalla primavera 1952 all’estate 1957. Come nel primo volume, è ben dosato il miscuglio tra le vicende dei personaggi e gli avvenimenti storici. La seconda guerra mondiale, nel mondo, comincia a diventare un triste ricordo, lo stesso non si può dire per Berlino. La capitale tedesca vede crescere sempre più il divario tra la zona Ovest, democratica e progredita, e quella est, arretrata ed autoritaria:

«Potresti immaginarti di vivere ad Ovest? Anche in Italia sentiamo parlare più spesso di persone che fuggono dalla RDT […] I bei vestiti, il buon cibo…mentre da noi si va ancora avanti con le tessere. Gli americani vi hanno aiutato a rimettervi in piedi, mentre i russi ci lasciano morire dissanguati.»

Le vicende del romanzo si svolgono in prevalenza a Berlino, ma compaiono altri luoghi tra cui Francoforte, la Svizzera e la bellissima isola di Capri. La descrizione di abiti e tessuti rimane fondamentale, ma la moda non è più la sola protagonista della storia. In un luogo che si proietta verso il futuro, importanti diventano i mondi del cinema, della radio e dell’editoria.

Il libro, la cui scrittura è fluida e scorrevole, si divide in 14 capitoli suddivisi a loro volta in paragrafi, spesso inframmezzati da strofe di canzoni e poesie. In particolare ricorrono i versi del poeta austriaco Rainer Maria Rilke e della poetessa e giornalista Ingeborg Bachmann. Rispetto il primo romanzo, il linguaggio utilizzato è più maturo, in grado di suscitare maggiore emotività soprattutto nei momenti più toccanti.

Due facce della stessa medaglia: realizzazione sul lavoro e fragilità

«Senza un uomo. Senza una casa. Senza un figlio.»

Le figure femminili continuano a dominare la trilogia, mentre quelle maschili risultano meno approfondite, ad eccezione di Oskar, rappresentante (forse) della categoria. I tempi sono cambiati e si assiste al dispiegamento delle donne nel mondo del lavoro, la nuova piena autonomia che non le costringe in un angolo. Donne forti, consapevoli dei propri diritti e determinate ad emanciparsi. Tuttavia l’altro lato della medaglia è l’asincronia della realizzazionee (ed emancipazione) in ambito lavorativo e privato. Viene messo in risalto anche quest’aspetto sociale di una realtà storica che vede le donne tentare con mille difficoltà di coniugare lavoro e famiglia, o infelici e inappagate dai propri successi economici perchè sole.

In “Giorni felici” di Brigitte Riebe ancora domina una società patriarcale, che danneggia anche gli stessi uomini. Solo gli eredi maschi possono mandare avanti le attività di famiglia e, tornati dalla guerra, devono riprenderne le redini, anche se non in grado. Ma nel mondo post bellico riemerge una nascosta fragilità anche nell’uomo. Di ritorno dalle atrocità del conflitto, da ferite nel corpo e nell’anima, ai reduci di guerra viene chiesto un distorto ideale di forza e virilità, pena la derisione sociale. Una fragilità che riaffiora e che subito viene messa a tacere dietro uno scudo pieno di atteggiamenti eccessivi.

«Guidava come un matto, era sregolato nel mangiare e passava troppe notti nei locali, come se cercasse a tutti i costi di fuggire da quei terribili incubi che lo tormentavano nel sonno.»

“Giorni felici” di Brigitte Riebe si colora di radio, cinema e letteratura

Silvie Thalheim lavora alla radio e dà così la possibilità a Brigitte Riebe di raccontare la magia di un oggetto che negli anni ’50 era il più prezioso per ogni famiglia, in grado di unire informazione e svago.

Molto spazio è dedicato al mondo del cinema con la Berlinale, il festival internazione del cinema di Berlino, istituito la prima volta nel 1951. Dopo anni pieni di paure e privazioni, le persone sentono il bisogno di svago e piacere, guardare un film e incontrare persone. Il grande schermo diventa simbolo della ritrovata normalità, tuttavia il cinema diventa anche il pretesto per Brigitte di polemizzare sull’atteggiamento ostile che l’Occidente nutriva verso il mondo dell’Est.

Ad un evento importante come la Berlinale se ne affianca un altro altrettanto rinomato. La Buchmess è la fiera internazionale del libro di Francoforte, la più importante in Europa ed una delle migliori nel mondo. Viene celebrato il potere della letteratura, capace persino di lenire il dolore di una giovane adolescente divorata dalla leucemia.

Vivi la vita come una danza

Un’attenzione particolare viene destinata al profondo legame fra gemelli e l’adozione. Silvie Thalheim evolve parecchio, il suo cambiamento è molto più evidente ed interessante rispetto quanto accaduto con Rike in “Una vita da ricostruire”. Silvie vorrebbe per sé e per i propri cari solo “giorni felici” tanto che il suo motto è «vivi la vita come una danza». Cerca di affrontare ogni sfida con entusiasmo e determinazione, ma sa bene che l’esistenza umana è fatta anche di momenti pessimi.

Tramite il suo personaggio, Brigitte Riebe insegna ad andare incontro al futuro senza esitazione e a non lasciarsi sopraffare dai dolori della vita. Un romanzo intenso, ricco di colpi di scena, con un finale che ancora una volta sorprende e rende impazienti di leggere l’ultimo capitolo della trilogia che vedrà protagonista la giovane Florentine Thalheim.

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