Gli horror di Jordan Peele. “Scappa” e “Noi” svelano la società

Gli horror di Jordan Peele

Jordan Peele è un cineasta conosciuto soprattutto per la sketch comedy “Key & Peele”. Quasi paradossale, considerando che si è fatto strada nel campo internazionale grazie alle sue sceneggiature originali di genere horror.Scappa-Get out” è stato il suo primo film da regista, sceneggiatore e produttore che gli ha regalato diversi premi. Il secondo film, “Noi”, seppur in maniera differente, affronta come il lungometraggio precedente delle tematiche sociali inserite in un’ambientazione inquietante e profonda, in cui si nascondono la psicologia e la paura. Gli horror di Jordan Peele sono accompagnati sempre dalle colonne sonore di Michael Abels. 

«Perciò, così parla l’Eterno: Ecco, io faccio venir su loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò.» – Jeremiah 11:11 

Gli horror di Jordan Peele. La fotografia policromatica dal blu al rosso

“Scappa – Get out” e “Noi” presentano delle caratteristiche simili nell’ambito tecnico. Entrambi i lungometraggi, girati con un aspect ratio di 1:2,39, presentano una fotografia policromatica in cui, però, c’è un colore che prevale sugli altri quasi in contrasto. In “Scappa – Get out” si ha una prevalenza di blu, particolarmente evidente nella luce che illumina il volto di Chris (Daniel Kaluuya) quando affonda nel mondo sommerso. La scelta di questo colore sottolinea la profondità della sua mente che è come un abisso in cui ci si può perdere e da cui si può rivenire soltanto attraverso un flash di luce.  

«Potrai vedere e sentire ciò che il tuo corpo sta facendo, ma la tua esistenza sarà quella di un passeggero, uno spettatore.» – Jim Hudson 

Simbolo del desiderio di un cambiamento sovversivo, dell’azione che può diventare aggressiva, il rosso è il colore che prevale in “Noi”. Non è un caso che le tute dei doppelgänger siano proprio di questo colore e che la loro portavoce si chiami Red (Lupita Nyong’o).  

I piani di ripresa sono diversificati, ma ha particolare importanza il primo piano. L’inquadratura, infatti, deve mostrare le espressioni dei personaggi per capire attraverso gli sguardi il loro stato d’animo e in alcuni casi la loro vera identità. A tal proposito è fondamentale concentrarsi anche sui sorrisi che, sia in “Scappa – Get out” che in “Noi”, sono piuttosto impressionanti e danno allo spettatore una particolare sensazione di inquietudine. Persino il sorriso della piccola Adelaide (Madison Curry) risulta ambiguo e soltanto nel finale se ne comprende il motivo. 

I falsi sorrisi in “Scappa – Get out” 

Oltre ai sorrisi, sono diversi gli elementi che mascherano la verità. Una verità misteriosa e oscura, alla quale è difficile credere. Ci si rende conto che c’è qualcosa che non va ma non si riesce a capire cosa. In “Scappa – Get out”, ad esempio, è evidente il modo meccanico con cui si muove Walter, o l’atteggiamento sottomesso ma contorto di Georgina. Sembrano dei burattini senza fili. L’interesse di Missy Armitage verso la morte della madre di Chris sembra una cosa normale, ma nasconde qualcosa di più profondo. Perché? Quello è il punto debole del ragazzo e infatti, sin dalla prima volta in cui ne parlano, si sente il tintinnio del cucchiaino nel bicchiere che l’ipnoterapista ripeterà successivamente proprio per far cadere Chris nel mondo sommerso. 

«La forza non importa, è tutto nella mente.» – Jeremy Armitage 

Una delle scene più particolari è quella in cui Chris vede un unico ragazzo nero tra i bianchi invitati a casa Armitage. Si presenta come Logan ma è alquanto strano. Il vestito che indossa è all’antica e lui sembra quasi incantato nei movimenti e nel modo di parlare. Quando si trova vicino ad un gruppo di invitati, Logan gira su sé stesso come a far vedere l’abito indossato. Tuttavia, non è l’abito all’antica che mostra, ma il suo nuovo corpo. 

Specchi e riflessi in “Noi – Us”

In “Noi” è più difficile cogliere gli indizi ma, se si è attenti, è possibile capire la vera identità di Adelaide e quella di Red molto presto. Al Luna Park sulla spiaggia, la piccola Adelaide entra nella stanza degli specchi al cui ingresso c’è scritto “find yourself”. Per trovare la via d’uscita, la bambina inizia a fischiare, ma l’unica cosa che troverà è proprio un’altra versione di sé, ciò che inizialmente sembra solo un’immagine allo specchio. Quando l’ormai adulta Adelaide racconta l’evento al marito, lei è inquadrata attraverso il vetro della finestra, perciò viene visto il suo riflesso. Che vuol dire? La risposta è nell’arrivo di Red, che in diverse occasioni fischia. Ciò rende subito chiaro che Red è in realtà la piccola Adelaide che si è persa nella stanza degli specchi, mentre quella che lo spettatore conosce come l’adulta Adelaide è la bambina incontrata lì. 

«Chissà come sarà stato crescere guardando il cielo.» – Red 

Qui, di particolare intensità sono le sequenze che mostrano la differenza del mondo di sopra e il mondo sotterraneo, quello dei tunnel, in cui vivono i cloni degli uomini. La scena della danza scandita dalle note di “Pas de deux”, inoltre, sottolinea il contrasto tra le protagoniste, tra i mondi in cui hanno vissuto e tra il passato e il presente.  

Gli horror di Jordan Peele. La doppia faccia della società

In entrambi i film al senso di angoscia si unisce l’ironia creando un nuovo modo di fare horror che rende le vicende più verosimili. Dietro una trama che suscita turbamento e ansia, si nascondono delle tematiche per cui entrambi i film possono essere considerati delle denunce sociali. In “Scappa – Get out” di Jordan Peele si ha un’America altolocata dietro la quale si cela la falsità. Sembra quasi esagerato l’interesse degli invitati o il modo in cui la famiglia di Rose (Allison Williams) si mostra accogliente e apprensiva verso Chris. Questa tolleranza enfatizzata occulta la discriminazione razziale. I personaggi hanno tutti una doppia faccia, si mostrano affabili e sorridenti: atteggiamento che serve soltanto a raggiungere i propri scopi. 

La doppiezza degli Stati Uniti viene resa evidente nella seconda pellicola – “Noi – Us” – ossia U.S. – attraverso i cloni. Si ha proprio una divisione tra la vita in superficie, dove deve stare la facciata migliore della società, e quella nei tunnel sotterranei o nel mondo sommerso, dove possono vivere gli scarti, come dei conigli in gabbia. “Hands Across America” – un evento degli anni ‘80 contro la fame e la povertà – è utilizzato da Red per ricercare la libertà che ha perso. Difatti, quando gli incatenati salgono in superficie, liberi da quel mondo cupo e tetro, si tengono per mano ricreando quella catena e intanto i conigli sono liberi nelle stanze dei tunnel. Nonostante ciò, gli incatenati sono esseri che non riescono a parlare, sono ambigui, dissimili. Anche in questo caso c’è discriminazione, la paura del diverso. Lo spettatore teme Red e la sua famiglia, ma non Adelaide, poiché identifica quest’ultima come sua simile. 

Tramite la paura, gli horror di Jordan Peele rivelano la società per ciò che è realmente ed invitano il pubblico a risvegliarsi dall’inganno di un mondo in cui prevale l’esteriorità sull’essenza.  

Premi e riconoscimenti

Scappa-Get out” di Jordan Peele, tra i tanti premi, si è aggiudicato un Oscar per la Miglior sceneggiatura originale e un Gotham Independent Film Awards per il miglior regista rivelazione. Inoltre, il NBR ha premiato Jordan Peele come Miglior regista esordiente e insieme all’AFI ha inserito la sua prima pellicola nei migliori dieci film del 2017.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.