Grazia Deledda, la Nobel della duplicità da stile a mondi letterari

Poetica e pensiero di Grazia Deledda tra verismo e lirismo
Ritratto di Grazia Deledda, Plinio Nomellini, 1914

150 anni fa, nel settembre del 1871, nacque Grazia Deledda, una delle scrittrici più importanti del panorama letterario italiano. Deledda traccia un solco profondissimo nella storia della letteratura nazionale, in particolare per essere la prima -e, per ora, unica- donna italiana ad essere insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1926. Il riconoscimento non ha dipanato i dubbi della critica, che sulla scrittrice sarda si espresse sempre in modo discordante e che l’ha resa un paradosso nel mondo letterario.

Deledda inizia a scrivere storie e racconti, talvolta sotto pseudonimo, sin da giovanissima e a collaborare con riviste sarde per articoli etnografici, nei quali si impegna in descrizioni sulla natura locale e sulle caratteristiche di alcune dei maggiori luoghi d’interesse sardi. Un inizio in sordina, ma che per la scrittrice segna i primi passi di una carriera in crescendo. Diviene autrice di romanzi, ambientati tutti in Sardegna, quali “L’Edera”, “Elias Portolu” e il più conosciuto “Canne al vento”, che la consacrano come una delle voci più influenti della letteratura italiana. Dal punto di vista del successo, il Nobel ha un grande peso e impreziosisce il nome dell’autrice, ma non le risparmia taglienti giudizi.

La Sardegna, musa ispiratrice di Grazia Deledda

In particolare, l’ambientazione sarda, da sempre al centro delle vicende dei suoi scritti, è l’origine di alcune divergenze di pensiero. Alcuni, come Serra, giudicarono mediocre l’attenzione di Deledda rivolta alla vita rurale e al folklore della Sardegna, mentre altri, come Momigliano, ne intravidero la ricchezza e la creazione di nuovi legami umani con il territorio di appartenenza. Nonostante le visioni opposte, la Sardegna è musa ispiratrice della scrittrice, una terra che sembra mitica, fuori dal tempo e dallo spazio, il cui popolo sembra essere ugualmente impalpabile.

Negli scrittori dei primi anni del Novecento l’attaccamento e l’amore per la propria patria sono temi assai ricorrenti e celebrati tramite una tendenza al lirismo e ai toni nostalgici. Tanto in “Elias Portolu” quanto in “Cosima” Deledda riusa questo stesso punto di vista per caratterizzare l’isola, ma inserendovi anche aspetti che la mitizzano e la rendono pittoresca, quasi un luogo di fantasia, una landa inventata e fiabesca.

Poetica e pensiero di Grazia Deledda tra verismo e lirismo

Le frequenti descrizioni etnografiche e quasi panoramiche della Sardegna a partire da un piccolo particolare si allargano fino a passare in rassegna la natura, la terra, gli abitanti. Per questo motivo in molti hanno ravvisato nella letteratura fiabesca e folkloristica la principale influenza della scrittura di Grazia Deledda.

Tuttavia, per quanto concerne le trame, l’amore, la colpa e il viaggio per espiarla, sono tematiche care alla scrittrice che ricordano autori russi, come Dostoevskij. Per quanto lungo e doloroso sia il percorso di miglioramento di sé, il trionfo del bene e la presenza di una speranza sopravvivono per illuminare la vita dei protagonisti. Lo sguardo della scrittrice non si rivolge solamente al mondo esterno -la Sardegna-, ma si sofferma anche sul singolo -l’essere umano-, con i dubbi, le sue fragilità e i suoi punti di forza.

«Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento» – Canne al vento

Per quest’ultima caratteristica della sua scrittura, si è pensato che i romanzi di Grazia Deledda rientrassero nella corrente verista, visto l’interesse profondo verso gli aspetti quotidiani, puri e veraci della vita dei suoi personaggi. Tuttavia non è così semplice inserire una scrittrice così complessa in una sola cerchia letteraria. Da un lato mostra la dura verità, sì, ma dall’altro gli aspetti più lirici e alti delle sue descrizioni e quelli più mitici della sua Sardegna. Così la scrittura di Deledda continua a creare spaccature e divergenze, a mostrarsi come uno dei paradossi prodotti dall’arte.

L’unica Nobel per la Letteratura donna in Italia

Non basta un premio a consacrare per sempre uno scrittore, ma è l’intimo dei lettori, il giudizio dei critici e l’accoglienza personale a creare opinioni e punti di vista. Nel caso di Grazia Deledda, la lingua decisamente influenzata dal sardo è una delle manifestazioni più chiare della duplice influenza della sua scrittura: il puro folklore e il dialetto marcato e i tentativi di innalzare lo stile sembrano richiamare la stessa duplicità dei mondi ai quali si rifà la sua letteratura, quello popolare e quello più intimo e delicato.

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