I mangiatori di patate di Van Gogh. Il grottesco di una vita stanca

“I mangiatori di patate” di Vincent van Gogh, realizzato nel 1885, è oggi esposto al Rijkmuseum di Amsterdam. La critica solitamente non colloca il dipinto nell’ambito della produzione maggiore del pittore, tuttavia nel quadro viene già tracciato l’incontro tra la sfera emotiva dell’artista e la realtà che lo circonda, elemento che dominerà la maturità artistica di van Gogh. Senza dubbio però “I mangiatori di patate” è considerato un’opera importante soprattutto per il forte valore sociale. Lo stesso van Gogh, tra tutti i suoi lavori, ha amato parecchio questo dipinto come si può dedurre dalle parole indirizzate alla sorella Wilhelmina nel 1887.

«Di tutti i miei lavori, ritengo il quadro dei contadini che mangiano patate, che ho dipinto a Nuenen, il migliore che abbia fatto.» – Vincent Van Gogh

Prima di dedicarsi alla pittura, l’artista olandese prova a seguire le orme del padre, intraprendendo la strada del predicatore protestante. In questo periodo sosta in diversi luoghi, tra cui la piccola cittadina di Nuenen, situata in Olanda tra il Brabante e il Belgio.  Il luogo è abitato in prevalenza da contadini le cui condizioni di vita sono pessime, lavorano tanto ma guadagnano poco, ciò li costringe ad una vita fatta di stenti. Questa situazione colpisce molto van Gogh al punto da parlarne quasi in maniera ossessiva nelle numerose lettere indirizzate al devoto fratello Theo.

“I mangiatori di patate” di Vincent van Gogh. Il significato nei volti pieni di rassegnazione

“I mangiatori di patate” di Vincent van Gogh rappresentano il momento della cena che viene consumata dopo una pesante giornata lavorativa. I contadini mangiano solo patate, coltivate da loro tutti i giorni. La scena si svolge in una piccola stanza piuttosto angusta, nonché scarsamente illuminata. Intorno alla tavola siedono cinque persone. I volti dei soggetti sono ben delineati, su tutti vi si leggono i segni della stanchezza, della tristezza e della rassegnazione. Per diversi critici questi visi possiedono anche qualcosa di grottesco da interpretare non in senso ironico, ma per sottolineare ulteriormente la dura realtà in cui vivono i contadini.

L’unica faccia che lo spettatore non può osservare è quella della bambina ritratta di spalle. Van Gogh effettua questa scelta quasi a voler sottrarre una persona molto giovane dalla realtà grigia ed opprimente in cui tutti gli altri membri della famiglia trascinano rassegnati la loro esistenza. È come se il pittore volesse conservare una piccola speranza di riscatto. La donna più anziana, probabilmente la nonna della bambina, versa il caffè vicino al nonno che sorregge una patata. La mamma e il padre mangiano, lei sembra rivolta verso di lui ma, a guardar bene, i loro volti puntano lontano dalla realtà circostante, probabilmente perché i due soggetti pensano ai tanti problemi e alle innumerevoli preoccupazioni.

La stanza è buia ed è appena rischiarata dal lume, ma anche dal piatto pieno di patate, elemento centrale del dipinto e che per certi versi sembra emanare più luce della lampada. Il chiaroscuro dell’opera è ripreso quasi certamente dal pittore olandese per eccellenza: Rembrandt. Le tonalità che prevalgono nel quadro sono marrone, nero e giallo, tre colori generalmente associati alla terra. Ciò conferisce all’opera non solo un aspetto malinconico, ma anche rustico per richiamare alla mente il duro lavoro che i contadini svolgono tutti i giorni. Per la loro disposizione i soggetti sembrano essere racchiusi all’interno di una figura ovale.

La preparazione al dipinto

De “I mangiatori di patate” di Vincent van Gogh non nasce all’improvviso esistono numerosi studi, disegni che si sono rivelati fondamentali per la realizzazione finale. Per primi sono stati disegnati moltissimi bozzetti di particolari, come i calli delle mani dei contadini, in altri il pittore si concentra su oggetti di uso quotidiano, come le tazzine da caffè o i piatti. Ancora più importanti però sono gli studi sulle teste dei contadini. In un primo momento a van Gogh interessa riportare nel disegno solamente la proporzione tra la testa dell’individuo e il resto del corpo.

Quindi non ritrae i sentimenti che si possono scorgere sulle espressioni delle persone, anche perché molte di loro nutrono diffidenza nei confronti del pittore e al momento del ritratto non lo guardano quasi mai. Soltanto quando cominciano a fidarsi guardandolo negli occhi, lui scorge nei loro un pozzo di emozioni. Le semplici teste appena abbozzate acquistano l’anima e grazie ad essa possono manifestare i sentimenti da cui sono realmente animate. In effetti i protagonisti de “I mangiatori di patate” non appaiono anonimi e uguali tra di loro, proprio ciascuno comunica uno stato d’animo ben preciso. Gli ultimi bozzetti invece ritraggono i contadini nelle loro occupazioni quotidiane, come la pelatura delle patate oppure l’intreccio dei cesti.

Lo stile di Van Gogh ne “I mangiatori di patate”. Un quadro amato dal suo creatore

Van Gogh crede fermamente in questo suo dipinto e si rivolge al fratello Theo – abile mercante d’arte – per farlo conoscere al pubblico, ma l’opera non lo entusiasma. Ben peggiore è il giudizio di Anthon van Rappard, amico di van Gogh. Rappard giudica il quadro addirittura incompleto. Le pennellate di colore gli sembrano poco eleganti e considera i personaggi del dipinto statici e poco naturali nei gesti. Un giudizio che colpisce duramente Vincent al punto da rompere i rapporti con l’amico. Nonostante queste incomprensioni, il pittore crede fermamente nel potenziale del dipinto, un’importante opera realista, quasi espressionista, in cui mette a nudo la fatica, l’autenticità e l’onestà della vita contadina.

«Ho voluto far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole.» – Vincent Van Gogh

Van Gogh sottolinea subito di non aver realizzato un quadro bello a vedersi, ma di aver voluto omaggiare il lavoro onesto di una classe sociale sfruttata e sottopagata. Dopo tanti anni possiamo affermare che “I mangiatori di patate” non sono affatto immobili, al contrario nella semplicità dei loro gesti esprimono tutto quello che li preoccupa e tutta la fatica accumulata. Si dimostra un quadro attento alla realtà circostante e allo stesso tempo all’interiorità delle persone.

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