
La statua del Satiro Danzante. Esempio estatico della scultura greca
Il Satiro Danzante è una statua in bronzo, ascrivibile all’arte greca classica o ellennistica. Con i suoi 2,5 metri circa di altezza, è stata rinvenuta nel canale di Sicilia in due tempi tra il 1997 e il 4 marzo del 1998. Rappresenta un satiro o un sileno colto nel momento dell’estasi della danza orgiastica. La torsione del corpo, l’espressione del volto unita alla bellezza dei lineamenti, ne fanno l’emblema della bellezza mediterranea.
Malgrado mancante di vari pezzi, riesce ad incantare per la cesellatura dei riccioli fluttuanti, la bocca socchiusa, l’espressione estatica del viso. Ma soprattutto colpiscono l’incanto degli occhi di vetro di rocca e il movimento che lo pervade. La scultura del Satiro Danzante riesce a rendere l’estasi che lo permea fino alla perdita dei sensi, con la torsione del busto e l’abbandono del capo, mentre lo ritrae nel delirio della danza vorticosa e dell’eccitazione dovuta al vino.
Il satiro ebbro invita lo spettatore ad una visione da diversi punti di osservazione. Manca delle braccia, della gamba destra e in parte del capo, ma sprigiona ancora, nonostante le amputazioni, il movimento incessante del corpo e l’estasi del volto.
Il Satiro Danzante è un satiro o un sileno? Descrizione e differenze
Per alcuni storici si tratterebbe di un satiro, mentre per altri di un sileno. Ambedue sono figure mitologiche greche collegate a Dionisio e alla sua corte, un misto di satiri, sileni, ninfe e baccanti. Spesso entrambi sono stati descritti come esseri lascivi e non sempre amici degli uomini.
I satiri erano divinità dei monti e dei boschi, nella rappresentazione canonica sono riconoscibili per le orecchie equine e la presenza sul dorso di un foro per la coda. Anche i sileni erano raffigurati con entrambe le caratteristiche umane e animali, ma erano geni dell’acqua, della corrente che irrigua e feconda. Il loro capostipite Sileno, demone amico degli uomini, era sapiente e saggio e aveva il dono della virtù profetica, che si estrinsecava solo se posto in stato d’ebbrezza.
Il Satiro Danzante ha molte correlazioni con il Satiro Ebbro della Villa dei Papiri di Ercolano. Proprio quest’ultima scultura, probabilmente impugnava con la mano destra il Tirso, caratteristico bastone adorno di foglie e nastri, e con la sinistra il Kantharos, la coppa di vino, simboli per eccellenza del culto dionisiaco.
Questioni tecniche: datazione e ritrovamento. Dove si trova?
Ancora oggi appare controversa la datazione. Secondo alcuni storici dell’arte si fa risalire al IV secolo a.C. e sarebbe opera del grande scultore greco Prassitele, mentre altri pensano ad epoche più recenti, comprese tra il III e il I secolo a.C. per la complessa resa del movimento. Non è chiaro nemmeno se la statua fu scolpita come elemento isolato o piuttosto facesse parte di un gruppo scultoreo più numeroso, probabilmente un corteo dionisiaco insieme ad altri esseri mitologici come le Menadi e altri satiri.
Il Satiro Danzante venne ritrovato fortuitamente nella primavera del 1997. La scoperta nel Canale di Sicilia fa ipotizzare che la statua facesse parte del carico di una nave naufragata tra la Sicilia e Capo Bon, in Tunisia, e dovesse abbellire giardini o un santuario agreste. Una gamba rimase impigliata nelle reti della motopesca mazzarese -Il capitan Ciccio- e successivamente il 4 marzo del 1998 fu recuperata la parte più consistente ed eccezionale e subito avviata all’istituto Centrale del Restauro di Roma. Aveva infatti spesse incrostazioni dovute alla lunga permanenza nel mare, dove sostava alla profondità di 480 metri.
Un po’ di storia. Il Satiro Danzante di Mazara del Vallo in una chiesa sconsacrata
Successivamente venne portato il Satiro Danzante a Mazara del Vallo nel museo che gli dà il nome, realizzato in una chiesa sconsacrata, dove il satiro ha trovato la sua degna collocazione. Mazara del Vallo ha sempre avuto uno stretto rapporto con il mare, che l’ha modellata e plasmata. Alle sue risorse restano legate le fortune della città.
Scalo fenicio, ricovero per le navi seluntine, avamposto della conquista araba della Sicilia. In epoca medievale centro di scambio fiorente con le repubbliche marinare di Pisa e Genova. Ancora oggi è l’approdo di una delle più importanti marinerie del Mediterraneo. Città aperta alle relazioni, accoglie e mescola uomini e cose, sfuma le differenze, include più che escludere. Passaggio verso altre terre, è stretta tra i margini di due continenti, e da sempre nei vicoli della sua Kasbah, si percepisce la sua vocazione di incontro tra i popoli e la sua tolleranza.
Sui muri della Kasbah spiccano vare scritte, realizzate in maiolica, che ne ricordano la sua importanza, come quella del Mahatma Gandhi: «La tolleranza reciproca è una necessità per ogni Tempo e ogni Razza». Mazara del Vallo, città di mare e di tolleranza, di incontro di popoli e culture, è il luogo ideale per il Satiro Danzante, che dopo più di 2000 anni invita ancora ad una visione della vita più lieve e piacevole.

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