Il silenzio sulle donne impressioniste e il coraggio di fare arte

Martina Corgnati è una storica dell’arte e curatrice da sempre attenta all’arte moderna e contemporanea, in particolar modo di arte delle donne. “Impressioniste” di Martina Corgnati, edito nel 2018, racconta la storia di quattro donne artiste rivoluzionarie. Berthe Morisot, Eva Gonzalès, Marie Bracquemond e Mary Cassatt, nate tutte negli anni Quaranta del XIX secolo. Sono state le prime e uniche pittrici. donne, impressioniste della loro generazione che con talento, coraggio e tenacia, hanno ignorato la disapprovazione sociale della loro epoca, opponendosi a un mondo che le condannava ai soli ruoli di mogli e di madri.

Quattro donne che hanno consacrato un’intera esistenza all’arte, fornendo a quest’ultima importanti contributi. Proprio da questi – come sostiene l’autrice nella sua prefazione – bisogna partire se si vuole sondare il contesto della modernità nell’arte, tenendo in considerazione soprattutto la posizione che le donne avrebbero dovuto e potuto occupare nella storia della cultura. 

Le donne impressioniste. Berthe Morisot

«Non credo che sia mai esistito un uomo che abbia trattato una donna come un suo pari e questo è tutto ciò che avrei chiesto. Io so di valere tanto quanto loro» – Berthe Morisot

Berthe Morisot, nata nel 1841 a Bourges, in Francia, in un’agiata famiglia borghese, si trasferì successivamente a Parigi. In questi anni la città era in pieno fermento artistico e culturale. Fu così che la famiglia Morisot, disponendo di ottime possibilità, decise di ospitare in casa artisti ed intellettuali dell’epoca, per permettere alle figlie di crescere in un ambiente colto e stimolante. Berthe, Yves e Edma, vennero avviate allo studio della musica e della pittura, studiando con maestri privati, poiché essendo donne non erano ammesse alle Accademie di Belle Arti. Con il passare degli anni, però, Yves e Edma scelsero di dedicarsi alla famiglia e alla maternità. Invece in Berthe l’amore per la pittura crebbe sempre di più fino a diventare una professione e a farle raggiungere il podio delle donne impressioniste.

Incoraggiata dai genitori, in particola modo da sua madre Marie Joséphine Cornélie che l’aiutò a conquistarsi un ruolo di artista professionista, coltivò il suo talento e perfezionò i suoi studi sotto la guida dei pittori Geoffrey Alphonse Chócarne e poi di Joseph Guichard. È proprio sua madre che, dopo averla tanto sostenuta, la incoraggia, ad un certo punto, verso un futuro materno e casalingo. Ma Berthe era ormai pienamente un’artista.

Scelse di ribellarsi alla famiglia, continuando a seguire gli insegnamenti di Joseph Guichard. Quest’ultimo, seguace di Ingres e di Delacroix, permise a Berthe di entrare nel prestigioso atelier del grande paesaggista Jean Baptiste Camille Corot. La donna inizia così ad esporre ai Salon, stringendo grandi amicizie con Monet, Pissarro, Sisley, Degas, Renoir, fondando persino una “Società anonima degli artisti”.

Leggi anche: L’esotismo di Delacroix. Le donne di Algeri e viaggio in Marocco

Fu soprattutto con Édouard Manet che la Morisot instaurò un rapporto speciale, sposando il fratello Eugène, ne divenne infatti la cognata. Col tempo Berthe divenne una delle personalità di spicco del gruppo impressionista e la sua casa, divenuta di colpo vuota con la morte del marito Eugène, si trasformò in un rinomato luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, frequentato anche da Stéphane Mallarmé, Émile Zola e Pierre Auguste Renoir. Da Manet ebbe una figlia, Julie, ma poco dopo il parto, Berthe nel 1895 si ammalò di polmonite e morì. Fu proprio Degas a dare un importante contributo all’organizzazione della grande retrospettiva a lei dedicata nei locali di Durand Ruel l’anno successivo alla sua morte.

Eva Gonzalès

«Quello che più colpisce del talento di Eva Gonzalès è la sua semplicità, la sua sincerità. La sua arte non concede nessuno spazio ai sentimentalismi femminili, né desidera essere gradevole, o esteticamente piacevole. Eppure, che fascino squisito vi si avverte!» – Octave Mirabeau

Figlia d’arte, Eva Gonzalès nata nel 1849 a Parigi, da padre scrittore e madre soprano, venne avviata allo studio della pittura e a soli 16 anni fece il suo ingresso nell’atelier di Charles Chaplin. Il suo grande talento divenne visibile fin da giovanissima. La disciplina accademica le appariva però inadeguata e mortificante, decise così di lasciare l’atelier e di studiare da autodidatta.

Conobbe Édouard Manet, con il quale oltre a formarsi, posò come modella per alcuni suoi dipinti. È qui che ebbe modo di conoscere la collega Berthe Morisot, ma tra le due non nacque nessuna amicizia o collaborazione artistica. Anzi, a differenza della Morisot, Eva Gonzalès riuscì a conquistarsi molto presto l’ammirazione del pubblico francese. Nella sua prima apparizione al Salon del 1870, riuscì a piazzare un suo dipinto nelle collezioni dello Stato. Divenuta ormai un’artista affermata e autonoma, sposa l’incisore Henri Guérard.

Gli anni Ottanta segnano però un declino della carriera di Eva. Negli stessi anni Berthe Morisot primeggiava sulla scena pittorica parigina, mentre la Gonzalès veniva rifiutata dai Salon cadendo in una profonda depressione che la costrinse a ritirarsi per alcuni anni. Quando riprese a dipingere si dedicò principalmente a quadri raffiguranti nature morte e fiori. Dopo il grande dolore per la morte di Manet, Eva muore pochi giorni dopo a causa di un’embolia durante il parto. Fu suo marito Henri a selezionare le opere da esporre in una mostra retrospettiva a lei dedicata con lo scopo di promuoverne anche la vendita. Si trattò però di un flop, soltanto due dei dipinti di Eva Gonzalès vennero acquistati a basso prezzo dallo Stato francese.

Le donne impressioniste. Marie Bracquemond

«Esiste un’affinità con la pittura del secolo scorso, una continuazione dell’arte senza imitazione a cui si aggiunge un senso molto vivo di modernità di un’originalità rapida e schietta» – Gustave Geffroy

Un’esistenza difficile fu quella di Marie Bracquemond, nata nella parte più occidentale della Bretagna, a Morlaix, nel 1840. Figlia di un capitano di marina che morì appena dopo la sua nascita. La madre, Aline Marie Pasquiou, si risposò ben presto. Il suo carattere fragile contrastava con quello del marito, il pittore Félix Bracquemond, troppo ingombrante e autorevole. A questo si aggiunse l’isolamento culturale cui erano contenute le donne dell’epoca. Il percorso di Marie fu quindi sofferto. Grazie a suo marito riuscì a conquistarsi un ruolo notevole tra i pittori impressionisti.

Dopo essere rimasta a lungo sotto l’influenza estetica di Ingres, i suoi mentori divennero Manet, Degas, Sisley e Renoir. A differenza dei suoi contemporanei che si esercitavano copiando i maestri del Rinascimento italiano, Veronese o Tiziano, Marie guardava all’arte di Rembrandt. Partecipò con grande successo all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878, ma nonostante ciò si arrese e abbandonò definitivamente l’esercizio dell’arte. Su di lei calò un inesorabile silenzio, eppure la sua pittura, come affermano le parole di Gustave Geffroy, fu del tutto originale e innovativa.

Mary Cassatt

«Aborro il sistema e penso che una totale libertà sia l’unico modo» – Mary Cassatt

Tra le donne impressioniste si inserisce anche Mary Cassatt, nata nel 1844 da una famiglia benestante statunitense trasferitasi a Parigi. Fin da giovanissima mostrò un carattere tenace e indipendente. A differenza delle sue colleghe contemporanee, riuscì all’età di 15 anni ad entrare alla Pennsylvania Academy of Fine Arts, la più antica e prestigiosa scuola d’arte del Paese e una delle prime al mondo aperte alle studentesse. Dopo la sua prima apparizione all’Esposizione universale di Parigi del 1855, comincia la sua frequentazione con i pittori impressionisti Ingres, Delacroix, Corot, Courbet, Pissarro e Degas. Con quest’ultimo che stringe una profonda amicizia e, per alcuni studiosi, anche una qualche forma d’amore, collaborando con lui in diverse esposizioni.

Mary Cassatt fu soprattutto una donna amica delle donne. Le figure femminile sono le protagoniste dei suoi dipinti: donne nella vita quotidiana, donne in abiti spagnoleggianti (ispirazione derivata da un viaggio a Madrid e a Siviglia), donne madri (l’amore materno). Tra queste donne una in particolare diventa sua fedele amica: la collega pittrice Berthe Morisot. Per evitare pettegolezzi intorno alla sua identità, essendo una ragazza di buona famiglia, usava firmare i suoi dipinti con lo pseudonimo ‘Mary Stevenson’. È sempre dalla parte delle donne che decide di schierarsi, partecipando alla lotta condotta dalle suffragette per assicurare alle donne i diritti politici. Muore il 14 giugno 1926 a Parigi. In segno di riconoscimento per il suo contributo alle arti, la Francia la premiò con la Legion d’onore.

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.