“Il tempo della speranza” di Brigitte Riebe. L’arte e la speranza permettono di combattere

Con “Il tempo della speranza” di Brigitte Riebe, la saga famigliare de “Le sorelle del Ku’damm” edita da Fazi Editore giunge al termine. Berlino è una città desiderosa di proiettarsi ottimista verso il futuro, ma la costruzione del Muro rischia di vanificare ogni sforzo della popolazione. Nel frattempo la giovane Florentine Thalheim, protagonista di quest’ultimo romanzo, dovrà comprendere se l’arte potrà far parte del suo domani o se ciò sia soltanto una vana illusione.

«L’arte è la mia vita. Starei male se non potessi disegnare o dipingere»

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“Il tempo della speranza” di Brigitte Riebe. Una poesia per ogni stato d’animo

“Il tempo della speranza”, tradotto in Italia da Teresa Ciuffoletti e Viola Savaglio, ripercorre l’arco di tempo compreso tra il 1958 e l’estate 1963. Questa volta la vicenda narrata è filtrata dallo sguardo artistico della più piccola delle sorelle Thalheim, Florentine. Rispetto i primi due romanzi della saga l’ambientazione è in prevalenza berlinese, sono presenti brevi trasferte fuori dalla capitale tedesca, ma non vengono più oltrepassati i confini della Germania.

Il punto di forza del romanzo è l’intreccio tra le vicende famigliari dei Thalheim e quelle storiche. Sono anni cruciali per la città di Berlino: la costruzione del Muro, l’innalzarsi del filo spinato e gli spari verso coloro che tentano di oltrepassarlo, la guerra con le sue atrocità. Berlino è una città ferita, sbandata e incerta sul proprio futur, dopo l’esito della seconda guerra mondiale.

Tra le pagine del romanzo troviamo disseminati i versi poetici di Paul Celan, poeta scampato all’Olocausto, ma segnato per sempre nello spirito al punto da decidere di togliersi la vita nel 1970. La protagonista Florentine adora l’arte in tutte le sue forme, compresa l’opera poetica di Celan. Molti versi del poeta infatti sono riportati all’interno del romanzo, sottolineando lo stato d’animo della ragazza in base alle sue esperienze o agli avvenimenti che la circondano.

«Per una bocca, cui eri prezioso perdetti-perdetti un nome che m’era rimasto: sorella» – La chiusa di Paul Celan

La forza di un quadro

La pittura e la fotografia sono due costanti ricorrenti nella narrazione de “Il tempo della speranza”. L’arte è bellezza, passione, gioia, ma anche cruccio, perché quasi mai permette di guadagnare a colui che la pratica. Eppure è in grado di assorbire in maniera totale l’artista, gli consente di sentirsi vivo e di imprimere le sue emozioni e i suoi stati d’animo nelle sue colorate tonalità.

Ciò in un mondo pieno di tensioni può sembrare banale e inutile, ma un quadro può raccontare tante verità. Non è soltanto lo sfogo emotivo del singolo artista, ma può diventare l’immagine fedele del contesto in cui il pittore opera, può denunciare ed essere più efficace di discorsi e parole.

La fotografia guarda l’anima di una storia

Stesso discorso vale per le fotografie. Considerate immagini veritiere incapaci di mentire, ogni fotografia pur essendo muta è in grado di raccontare una storia, una vita. Compito del fotografo è saper decifrare l’anima delle persone e quando ciò si verifica le foto possono assumere un valore fondamentale anche per la storia. Durante la costruzione del Muro i fotografi hanno immortalato i sentimenti increduli e disperati di tante persone. Foto come testimonianze dirette e veritiere di vite protagoniste.

«Ma noi qui stiamo documentando le cose per come sono andate veramente. E forse un giorno saremo lieti dell’esistenza di queste testimonianze»

Una foto inoltre dà testimonianza degli usi e costumi di una popolazione e ne evidenzia i cambiamenti e le evoluzioni nel tempo come avviene nell’ambito della moda: altro punto fermo de “Le sorelle del Ku’damm” sempre pronta a proiettarsi verso il futuro.

Donne protagoniste e guest star storiche

Il ruolo dominante dei personaggi femminili è abbastanza accentuato nell’ultimo romanzo della saga della Riebe, mentre gli uomini hanno una presenza limitata. È ancora delineato un mondo maschilista chiuso e meschino, ma ci sono anche protagonisti maschili positivi pur con le loro fragilità. Uno dei pregi della Riebe è proprio quello di delineare uomini complessi pieni di dubbi e paure, non perché siano deboli o codardi, ma perché è questa la vera essenza della natura umana.

Tra i personaggi che intrecciano il cammino delle sorelle Thalheim, si riconoscono anche alcuni storici. È il caso di Rut Brandt, scrittrice norvegese nonché seconda moglie di Willy Brandt, futuro cancelliere della Germania Ovest e sindaco di Berlino negli anni in cui è ambientato “Il tempo della speranza”. Infine compare nel romanzo il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy durante la sua visita ufficiale alla città di Berlino avvenuta il 26 Giugno 1963.

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“Il tempo della speranza” per Brigitte Riebe nasce nel pieno dell’odio

Nonostante il contesto storico critico, il titolo scelto da Brigitte Riebe parla di speranza. Quando è finita la seconda guerra mondiale la gente è riuscita a riemergere dalle ceneri dei bombardamenti, le nostre protagoniste si augurano che la follia del Muro, simbolo di odio e divisione, possa presto crollare.

Ci sarebbero voluti quasi 30 anni per buttare giù quel Muro, ma per fortuna i personaggi del romanzo si congedano da noi nella calda estate del 1963 e non lo sapranno mai. Dolcissima l’immagine della speranza accostata a quella di una giovane donna incinta in procinto di sfilare per i grandi magazzini Thalheim: una nuova vita è sempre una speranza per il futuro.

«Volevamo presentarla in primavera, ma cosa c’è di meglio di un pancione per lanciare un messaggio di speranza?»

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