
Sylvie Guillem: occhi verdi, capelli rossi e 1,72 metri longilinei di bellezza francese. Ha attraversato il mondo della danza trasversalmente interpretando ruoli importanti dalla classica alla contemporanea, strizzando l’occhio di tanto in tanto anche ad altre forme artistiche. È stata musa ispiratrice di celebri coreografi e alcuni di loro hanno composto pezzi proprio pensando a lei e per lei. Nel 2021 Sylvie Guillem diventa la prima ballerina a ricevere il premio “Leone d’oro alla carriera” con una motivazione che spiega tutto l’amore e la stima verso una delle più grandi danzatrici dei nostri tempi.
«Sylvie Guillem ha plasmato un repertorio vastissimo unendo sensibilità drammatica, potenza fisica e tecnica estrema. È a partire dalle sue doti naturali che la Guillem ha ridisegnato la figura della ballerina, sfidando le leggi della fisica con estensioni prima inimmaginabili e virtuosismi acrobatici eseguiti con estrema naturalezza […] acclamata dalle platee di tutto il mondo, affrontando tecniche e stili diversissimi e coniugando popolarità con altissima qualità artistica.»
Sylvie Guillem i passi della giovanissima Étoile, la Mademoiselle No della danza
La vita artistica di Sylvie Guillem ha inizio quando Claude Bessy, direttrice della scuola dell’Opéra di Parigi, la nota durante uno stage e le offre la possibilità di studiare nella prestigiosa scuola parigina.
Inizia cosi il suo percorso stellare all’interno del mondo della danza. Negli anni avvenire entra a far parte del corpo di ballo dell’Opera di Parigi e successivamente raggiunge i primi ruoli da solista nei balletti classici e contemporanei, che la portano, nel 1984 a soli 19 anni, ad essere nominata Étoile da Rudolf Nurayev in seguito all’interpretazione de “Il Lago dei Cigni”. Di lì nascerà un sodalizio artistico che continuerà per lungo tempo. Solo un anno dopo Sylvie Guillem diventa partner di Nurayev in “Giselle” al Royal Opera di Londra. Due anni dopo i due si ritroveranno nel “Don Chisciotte” di Nurayev presso il Teatro alla Scala, di cui il ballerino è anche coreografo.
Si apre così la strada ad una carriera internazionale costellata di soddisfazioni, nonostante i suoi numerosi rifiuti per i quali viene ribattezzata “Mademoiselle No”. Diventa protagonista in molteplici ruoli del repertorio classico e contemporaneo, lavorando con coreografi del calibro di William Forsythe, Akram Khan, Russell Maliphant e Mats Ek. Di lì a poco diventerà un punto di riferimento fondamentale per la danza. Nel 1988 lascia l’Opéra di Parigi per entrare al Royal Ballet, con cui solca i più importanti palchi internazionali. A segnare definitivamente il passaggio fu l’interpretazione in “Romeo e Giulietta” della coreografa Kenneth MacMillan.
Tra i tanti balletti, le capita spesso di interpretare gli stessi ruoli per diverse coreografie, portando avanti un attento e personale studio del personaggio rappresentato. Si nota infatti una percezione diversa della maturità e della consapevolezza psicologica portata in scena. Si ricorda la profonda alchimia e collaborazione tra Syilvie Guillem e il coreografo Maurice Béjart, che per lei crea, tra gli altri, “Arepo”, “Episodes” e “Sissi”.
Il 30 dicembre 2015 decide di ritirarsi dalle scene all’acme della sua carriera. La scelta non è motivata da impossibilitazioni fisiche, ma risiede nella volontà di decidere in piena autonomia, e non condizionata dalle limitazioni che il passare del tempo per forza impone al corpo. È cosi che Syilvie Guillem danza per l’ultima volta dopo un tour mondiale davanti ad un pubblico Giapponese, interpretando le coreografie e i ruoli che più le appartenevano.
«Mi ritiro quando sono al massimo, non voglio essere obbligata dai segnali del corpo»
Sylvie Guillem e Gilles Tapie. L’amore per la fotografia
Dall’amore di Sylvie Guillem per Gilles Tapie, il marito fotografo, scaturisce il fascino e la passione per questa nuova forma artistica. Dai suoi insegnamenti nascono una serie di autoritratti allo specchio, stupendi. Sylvie si ritrae nuda, cercando di esprimere attraverso la fotografia il profondo legame con il proprio corpo da danzatrice. L’incontro con altre espressioni artistiche come la cinematografia, la realizzazione di videoclip, ma anche la stessa fotografia e coreografia, la rende una professionista a 360°.
Grazie all’innata attitudine ad interpretare stili e linguaggi della coreografia odierna, si esibisce anche nei “Ten blisters” di David Kern e riadatta le due coreografie “La danse d’été” e “Danse de la sorcière o Hexentanz” di Mary Wigman, famosa pioniera della danza moderna e coreografa esponente della danza libera tedesca.
Uno degli ultimi successi che la vede protagonista in coppia con il danzatore e coreografo Russell Maliphant è “Rise and Fall”. L’eccellente opera è composta da tre pezzi nei quali si incontrano varie discipline artistiche, come il balletto classico, contemporaneo, capoeira, thai chi e yoga. Giocando con la forza di gravità in modo semplice e leggiadro con prese, cadute e sospensioni, i loro corpi danzano sul palcoscenico accompagnanti da una grande intesa e sintonia. Diventano quasi privi di peso e danno vita ad un tipo di danza atletica ma al tempo stesso fluida e armonica.
Sylvie Guillem in danza: “La Luna”, “Giselle” e “Kitri – Don Chisciotte”
Grazie alle sua tecnica impeccabile e alle grandi doti fisiche, interpretative e comunicative, interpreta prestigiosi ruoli da solista. Si pensa, ad esempio, a Sylvie Guillem come la bella Kitri in “Don Chishiotte”, dove vediamo la coreografia classica imitare lo stile spagnolo attraverso coinvolgenti danze di carattere, e a “Giselle”, balletto romantico in due atti del 1841 caposaldo fondamentale del repertorio della danza mondiale.
Ma la sua caparbietà e determinazione, portano Sylvie Guillem ad interpretare “La luna”, celebre balletto coreografato dal famoso Maurice Bejàrt e messo in scena il 10 maggio 1982. I passi si librano sulle note dell’Adagio del “Concerto per violino e archi in mi maggiore (BWV1042)” di Johann Sebastian Bach. L’assolo in realtà era stato cucito e creato appositamente per Luciana Savignano, altra celebre e talentuosa danzatrice. Lo stesso Bejàrt nelle sue memorie narra che una giovane Sylvie, ancora era allieva della scuola dell’Opera di Parigi, gli scrisse una lettera chiedendogli il permesso di danzare “La luna” al concorso di Varna.
Guillem sosteneva che quella coreografia sembrava fosse fatta apposta per lei e che questo l’avrebbe portata alla vittoria del prestigioso concorso. Ma quando la risposta di Maurice fu negativa, perchè appunto l’assolo era stato creato per altri, la giovanissima danzatrice non si arrese e imparò da autodidatta la coreografia attraverso la visione di un video. La resa propria e chiese a Bejàrt di assistere ad una sua prova per commentarne l’interpretazione. Il coreografo rimase tanto sorpreso dalla meravigliosa rappresentazione che le concesse il tanto desiderato permesso da lei precedentemente richiesto.
Sylvie Guillem, nel 1983 danza quindi a Varna “La luna”, in uno scenario completamente spoglio e buio nel quale il suo corpo, fasciato da un costume argenteo, illumina tutta la scena. Serenità e malinconia, determinazione e grazia conquistano completamente il pubblico e vince la medaglia d’oro al concorso.
Da ballerina a naturalista
Quando a Londra, per la prima volta ha avuto una casa con il giardino, dopo le prove in teatro, sentiva il bisogno di correre a casa per dedicarsi alle sue piante. Confessa di aver imparato molto dalla natura, per esempio il modo di considerare il tempo in una maniera differente.
«Noi uomini vogliamo tutto e subito e facendo cosi distruggiamo il futuro invece la natura ha i suoi tempi e se la lasciamo tranquilla ci ripaga regalandoci doni»
Da sempre interessata al benessere e alla salvaguardia dell’ambiente, un giorno vede in televisione un reportage su Paul Watson, attivista e ambientalista canadese fondatore e presidente della “Sea Sheperd Conservation Society” dedita alla difesa e alla conservazione della fauna marina. È subito di grande ispirazione e cambia completamente la vita di Sylvie. Diviene così sostenitrice dell’associazione tanto da promuovere il suo operato anche durante gli spettacoli, attraverso la danza sul palco e allestendo spazi appositi all’interno dei teatri. Seguendo le missioni e i progetti delle associazioni diviene ancora più consapevole di se stessa e delle proprie idee. Comincia ad essere attiva anche nella quotidianità, diventando ad esempio prima vegetariana e poi vegana e abbandonando le grandi metropoli dove aveva sempre vissuto.
Oggi l’Ètoile, tanto amata da Nureyev e venerata dai propri fan, è diventata un’ambientalista che si batte per il futuro del Pianeta. Vive con suo marito, il famoso fotografo Giles Tapie, nelle alpi Svizzere e ha creato una propria fattoria nelle campagne tra Lazio e Umbria in Italia. Qui, oltre a produrre e nutrirsi di ciò che coltiva, accoglie anche le api. Interessante e importante è la sua carriera artistica tanto quanto quella personale. Sylvie è forte, intraprendente, caparbia e determinata, non solo sul palco ma anche nella vita, non fa la differenza solo come artista e danzatrice, ma anche come donna e persona.
«Ho fatto tutto ciò che pensavo fosse giusto. Con rispetto, perché ho amato tantissimo ciò che ho fatto e mi ritengo fortunata di aver fatto ciò che desideravo veramente fare. Nel mio caso, è stata la danza a venire da me; ma io ho deciso di seguirla, ascoltando però anche le mie necessità interiori.»