“La fanciulla malata” di Munch. Arte e morte della piccola Sophie

“La fanciulla malata” di Edvard Munch è un olio su tela realizzato tra il 1885 e il 1886 ed oggi esposto al Nasjonalgalleriet di Oslo. Il soggetto del dipinto è autobiografico in quanto la ragazzina morente altri non è che Sophie, la sorella maggiore del pittore morta di tubercolosi nel 1877. L’opera segna il passaggio verso la fase matura dell’arte di Munch, quella propriamente espressionista, infatti l’artista elimina il disegno e il chiaroscuro. Il dipinto è reso direttamente attraverso il colore, cosa ampiamente criticata all’ epoca della realizzazione.

“La fanciulla malata” di Edvard Munch

Al centro della scena vediamo Sophie posta di profilo e appoggiata sul cuscino del letto, accanto a lei vi è una donna che stringe le mani della malata. Molti pensano si tratti della madre, ma in realtà al tempo della malattia della ragazzina era già morta da tempo, quindi non poteva essere lei ad assistere Sophie. L’intreccio delle mani dei due personaggi del dipinto è un punto focale rappresentando il centro geometrico dell’opera che ha comunque una costruzione piatta.

Eppure Sophie non sembra osservare la donna che le è accanto, al contrario ha lo sguardo perso nel vuoto, rivolto in apparenza verso la tenda della stanza. Accanto al letto vi è un comodino su cui è posta una bottiglietta quasi certamente di una medicina. Di fronte al letto una sedia regge un bicchiere, particolare a cui Munch inizialmente aveva dato troppa rilevanza poichè – a suo parere – distoglieva l’attenzione dalla figura della sorella. Scriveva nel suo diario personale.

«Avevo curato troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. Guardando superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. Dovevo levare tutto ? No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. Ho raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. Ho scoperto così che le mie ciglia partecipavano alla mia impressione. Finalmente smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione.»

L’impressione e l’interiorità umana sono fondamentali nella pittura espressionista di Munch.

La malattia è la vera protagonista

Si percepisce subito come la stanza della malata sia un ambiente molto piccolo e angusto, un luogo desolato in cui sovrasta la malattia. In questo senso giocano un ruolo molto importante anche le tonalità utilizzate, tutti fredde o molto scure. Il colore con cui è resa la tenda, un verde tendente al nero, suggerisce un senso di sporcizia e sudiciume. La pittura tra l’altro non è nemmeno nitida, ma appare corrosa e sfumata. Non ci sono luci naturali, gli unici elementi luminosi sono il pallore cadaverico del volto di Sophie e il bianco del cuscino,la luminosità diafana del viso è accentuata dall’accostamento con il rosso dei capelli. Le sensazioni che l’opera trasmette sono sicuramente di pena, tristezza, sconforto ma anche rassegnazione.

Il motivo per cui il pittore non utilizza il disegno e la prospettiva è anche quello di rendere le due figure umane simili a degli spiriti. Munch riesce ad ottenere questo effetto utilizzando direttamente le macchie di colore soprattutto nel particolare delle mani che si intrecciano. I critici del tempo in modo dispregiativo le paragonarono a purea d’aragosta, probabilmente perché non si riuscivano a distinguere i contorni delle mani. L’intento di Munch non era, però, quello di rendere realisticamente i corpi umani, ma voleva invece che assomigliassero a degli spiriti, al fine di accentuare la presenza della malattia che è in fondo la vera protagonista dell’opera. Era fondamentale rendere l’impressione interiore dell’agonia, ma per giungere a questo risultato lo stesso Munch dichiarò di aver dovuto lavorare a lungo prima di ottenere l’effetto desiderato.

La Sophie di Edvard Munch e gli altri dipinti                                               

L’olio su tela del 1885, però, non è l’unico realizzato. Il soggetto della bambina malata è presente anche in altre cinque versioni, l’ultima delle quali portata a termine nel 1927 circa. Inoltre Sophie è protagonista anche di altri due dipinti di Munch: Il primo è “Morte nella stanza della bambina malata” del 1895 in cui Sophie è ritratta di spalle seduta su una sedia. I volto della fanciulla nemmeno si vede in quanto il pittore non vuole realmente raffigurare la sorella, ma piuttosto rendere il senso di perdita e dolore che unisce gli altri personaggi del dipinto. Vuole rendere ancora una volta i sentimenti interiori dei presenti. Nel dipinto è presente anche Munch ritratto di spalle in primo piano accanto ad altre due figure femminili, molto probabilmente altre due sorelle del pittore.

La seconda opera in cui compare ancora Sophie è “La madre morta e la bambina” realizzato tra il 1897 e il 1899. Il quadro raffigura il dolore di Sophie. La bambina disperata volta le spalle alla salma della madre appena deceduta e lancia un grido straziante tenendosi la testa fra le mani, tuttavia nessuno dei presenti sembra sentirlo accentuando la solitudine di Sophie. Un topos davvero importante perché riprende il grande capolavoro di Munch, ossia “L’Urlo” che era stato dipinto nel 1893.

“La fanciulla malata” di Edvard Munch è senza dubbio un soggetto molto toccante che può richiamare alla mente di tutti noi l’agonia di una persona cara a causa di una malattia, ma è importante soprattutto perché Munch seppe rendere belli e artistici temi scomodi come la malattia e la morte.

1 commento su ““La fanciulla malata” di Munch. Arte e morte della piccola Sophie”

  1. Serie di note illustrative o di giudizi critici apposta a un testo ( c. scolastico ; un buon c. dei Promessi Sposi ) o illustrazione, per lo più a fini didattici, di un componimento o di un passo ( il professore ci ha fatto un chiaro c. dell’“Infinito” del Leopardi ).

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