
La Corte Suprema di Giustizia della Colombia circa un anno fa ha emanato una sentenza rivoluzionaria, senza precedenti nella storia dell’America Latina. La foresta Amazzonica è stata riconosciuta come “un’entità soggetta a diritti”, titolare di diritti di protezione, di manutenzione, di riparazione. Soprattutto, alla foresta Amazzonica è stato riconosciuto il diritto alla vita.
25 giovani colombiani in difesa della foresta Amazzonica
Tutto è cominciato attraverso l’iniziativa di 25 ragazzi e bambini colombiani tra i 7 e i 26 anni. Questi giovani audaci hanno accusato il governo di aver compromesso il loro futuro, di violare i loro diritti costituzionali alla vita, al cibo, all’acqua, permettendo la deforestazione della foresta Amazzonica. L’azione giuridica di “tutela legale” intrapresa dai ragazzi è stata sostenuta dal gruppo “Bogotà Dejusticia“, centro di studi sociali e giuridici di Bogotà, di cui fa parte una di loro, la giovane avvocato Gabriela Eslava. Inizialmente l’azione apparve come un gesto simbolico di sensibilizzazione, ai ragazzi fu riconosciuto coraggio ed intraprendenza, ma nessuno si aspettava che la vicenda avrebbe avuto un seguito. Invece, dopo un anno di estenuante lavoro, hanno vinto. La Corte ha dato loro ragione.
«I fattori sopra citati producono direttamente la deforestazione della foresta Amazzonica, causando danni a medio e lungo termine, imminenti e gravi per bambini, adolescenti e adulti, sia per le generazioni presenti che per quelle future, come un aumento incontrollabile del diossido di carbonio(CO2) nell’atmosfera, producendo l’effetto serra, che trasforma e frammenta gli ecosistemi, alterando la risorsa idrica e con essa, approvvigionamento idrico dei centri abitati e il degrado del suolo.» – Corte Suprema di Giustizia della Colombia
La storia s’intreccia al mito delle Amazzoni
«Vi è una pazienza della foresta, ostinata, instancabile, continua come la vita stessa.» – Jack London
La foresta Amazzonica è la foresta pluviale più grande del mondo. Si sviluppa circa 7 milioni di chilometri quadrati, di cui cinque boschivi. È per la maggior parte – 63% – compresa nel territorio del Brasile, ma per ben un 10% appartiene alla Colombia. Prima di essere colonizzata apparteneva ad una tribù indigena in cui anche le donne combattevano. Questo ricordò ai primi conquistatori l’antico mito delle Amazzoni, da cui il nome.
Al suo interno si possono trovare 60.000 diverse specie di alberi, 2,5 milioni di diverse specie di insetti e moltissime specie di altri esseri viventi, tra cui alcune tribù che tutt’oggi la abitano. L’equilibrio biologico all’interno della foresta Amazzonica è molto complicato, ma altrettanto prezioso. Con i suoi 390 miliardi di alberi e la sua posizione geografica equatoriale la foresta Amazzonica costituisce un vero e proprio polmone per il nostro pianeta.
La deforestazione
«Le foreste a precedere la civiltà, i deserti a seguire.» – François-René de Chateaubriand
È a partire dagli anni ’40 che questo paradiso terrestre sta rischiando la distruzione. La prima causa è senz’altro il disboscamento fatto al fine di vendere legname molto pregiato, ma anche di liberare terreno per l’agricoltura e permettere l’accesso allo sfruttamento dei minerali e degli idrocarburi. Al suo interno sono state costruite anche numerose autostrade, di cui molte illegalmente.
La deforestazione causa l’emissione di gas serra che danneggia gli ecosistemi, secca le fonti d’acqua e porta al degrado il suolo. Si calcola che tra il 2015 e il 2016 il tasso di deforestazione sia aumentato del 44%. I luoghi deforestati con il tempo impoveriscono, perché viene completamente rovinato il microclima garantito all’interno della foresta dagli alberi. Deforestazione, produzione di cocaina, estrazione illegale stanno mettendo a rischio l’esistenza stessa della foresta. La sua scomparsa contribuirebbe in maniera irrimediabile al riscaldamento globale, mettendo in pericolo tutto il pianeta.
La sentenza della Corte Suprema sulla foresta Amazzonica
Queste probabilmente le ragioni che hanno indotto la Corte Suprema a sostenere che la deforestazione porta a danni “imminenti e gravi” e che lo Stato della Colombia non ha agito in maniera efficace nelle misure di contrasto a questa pratica, pur essendosi impegnata con diversi trattati internazionali in tal senso. Inoltre le CAR – Corporazioni Autonome Regionali – non monitorano la situazione e non sanzionano, all’occorrenza, la violazione delle norme ambientali. Questo storico provvedimento ha dato al Governo, ai ministri dell’ambiente e dell’agricoltura, nonché alle autorità regionali quattro mesi per elaborare adeguati piani d’azione. Tutti i comuni del territorio amazzonico dovranno modificare i loro piani di ordinamento territoriale per impedire la deforestazione.
Il piano dovrà contenere un “Patto intergenerazionale per la vita dell’Amazzonia colombiana” – PIVAC -. Dovrà avere come obbiettivo proteggere la foresta Amazzonica, contrastare il cambiamento climatico e la deforestazione; ma soprattutto disporre l’effettiva esecuzione delle necessarie misure di polizia, giudiziarie ed amministrative.
«Questa sentenza dimostra che non abbiamo bisogno di essere presidenti, ministri o alti funzionari per cambiare il mondo. Lo possiamo fare tutti.» – Valentina Rozo Ángel, una dei 25 attivisti