La Mummia di Stephen Sommers: da un’avventura in Egitto a un cult!

“La Mummia” è un film fantasy d’avventura scritto e diretto da Stephen Sommers. Il lungometraggio è del 1999 ed è un remake dell’horror “La mummia” del 1932 del regista tedesco Karl Freund. Da una vita comune alla scoperta di una mappa, quindi alla ricerca di Hamunaptra, con la maledizione di Imhotep, insieme all’azione e all’humor, inizia una storia piena d’avventura che ormai è diventata un cult.

La pellicola ha due sequel “La mummia – il ritorno”, ancora scritto e diretto da Sommers, e “La mummia – la tomba dell’Imperatore Dragone” diretto, invece, da Rob Cohen. Il lungometraggio ha anche uno spin-off prequel “Il Re Scorpione” che, a sua volta, ha dei suoi sequel. 

«La morte verrà su rapide ali per colui che oserà aprire questa cassa. […] C’è un uomo, il non morto, che sarà riportato alla vita e obbligato da sacre leggi a perpetrare questa maledizione. Egli ucciderà coloro che apriranno questa cassa, assimilerà i loro organi e liquidi vitali e così facendo egli si rigenererà e non sarà più il non-morto, ma una piaga su questa terra.» – Dr. Allen 

“La Mummia” di Stephen Sommers nelle calde tonalità dell’Egitto

Il film ha un aspect ratio di 1:2,39, ossia è in “anamorphic widescreen”. Le scene si susseguono con linearità, ma la pellicola si apre su degli eventi del 1290 a.C. per poi fare un salto temporale al 1923. Prima viene mostrata una delle pratiche più conosciute e studiate dell’Antico Egitto: la mummificazione dei sacerdoti di Imhotep (Arnold Vosloo) con la maledizione imposta a lui stesso. Successivamente si arriva agli anni Venti, periodo in cui inizia l’avventura in Egitto di Evelyn (Rachel Weisz) e Jonathan (John Hannah) con l’aiuto di Rick (Brendan Fraser), ricreando una storia che unisce il genere horror all’ironia dei personaggi. 

«Hey, O’ Connell! A quanto pare li ho io tutti cavalli!» – Beni
«Hey, Beni! A quanto pare sei sulla riva sbagliata del fiume, sai?» – Rick 

Le immagini presentano delle tonalità calde. Il leggero arancione della sabbia, delle piramidi e del sole dell’Egitto si ritrovano nella fotografia di Adrian Biddle. Persino nei costumi vengono mantenuti i colori caldi. E oltre alle ambientazioni naturali, anche quelle artificiali vengono riproposte le stesse tinte, come la biblioteca in cui lavora la protagonista e da cui si dà inizio alla vicenda.  

Le tematiche principali e il personaggio di Evelyn

Al di là del genere e dell’aspetto tecnico del lungometraggio, “La mummia” riprende alcune tematiche molto importanti. La prima è la speranza che si collega direttamente ad altri due temi: la fiducia in se stessi e la forza di inseguire i propri sogni. Quando Evelyn viene presentata per la prima volta, non si vede che una bibliotecaria un po’ goffa. Tuttavia, si tratta di un’appassionata di egittologia, piena di entusiasmo per la storia e l’archeologia, che con la scoperta di una mappa spera di trovare la città di Hamunaptra.  

«Che cosa ci fa un posto come me in una ragazza come questa?» – Evelyn 

Proprio per seguire i suoi sogni e per cercare la città leggendaria, si imbatte in Rick, un avventuriero americano che si trova in prigione. Evelyn lo salva dall’impiccagione, dando così all’uomo una seconda chance. Ed ecco un altro tema importante: dare una seconda possibilità. All’apparenza Rick poteva essere chiunque, ma la protagonista femminile mostra non soltanto la sua bontà, ma anche la capacità di riporre la sua fiducia in uno sconosciuto che si rivelerà un compagno leale.  

La maledizione di Tutankhamon che ispirò quella di Imhotep

La trama del film gira intorno alla maledizione di Imhotep che probabilmente si ispira a quella della tomba di Tutankhamon. Alla scoperta della tomba da parte dell’archeologo britannico Howard Carter, nel novembre del 1922, cominciarono a girare diverse storie relative a una maledizione legata alla tomba del giovane faraone. Ciò avvenne poiché non tutte le testate giornalistiche avevano l’autorizzazione di conoscere e di parlare di ciò che stava avvenendo allo scavo.

Un giornalista parlò di un’iscrizione su una statua di Anubi – sotto cui, nel film, si trova proprio la tomba di Imhotep – a cui aggiunse la maledizione «ucciderò tutti coloro che attraverseranno questa soglia». Tali dicerie furono sostenute anche dalla morte del finanziatore degli scavi, Lord Carnarvon, nell’aprile dell’anno successivo, seguita da un blackout a Il Cairo. Dopo 6 anni dalla scoperta, morì anche Arthur Cruttenden Mace, un collaboratore dello scavo.  

«Lei non crede alle maledizioni, vero?» – Rick
«No, io no. Io credo a quello che posso vedere e toccare, in quanto reale. Solamente in questo credo io.» – Evelyn
«Io credo nell’essere pronti a tutto.» – Rick  

La verità dietro la leggenda

Eppure gli altri membri del gruppo, tra cui Lady Evelyn la figlia del finanziatore, morirono diversi anni dopo. Soltanto 6 persone, delle 22 presenti all’apertura della tomba, morirono nell’arco di circa 10 anni. Si disse che fu rinvenuta anche un’iscrizione che recitava “la morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del Faraone”, ma in realtà non è mai esistita.

Sir Arthur Conan Doyle attribuì la morte di Lord Carnarvon a maledizioni inventate dai sacerdoti di Tutankhamon per proteggere la sua camera funeraria. Mentre la scrittrice inglese Marie Corelli sostenne che, come lei stessa lesse in un suo vecchio libro, coloro che si introducevano in una tomba avrebbero subito una tragica punizione. Anche se in realtà il finanziatore morì per un’infezione causata dalla ferita su una puntura di insetto. La verità è che le iscrizioni funerarie egizie ritrovate finora non sono maledizioni, bensì delle guide per i defunti nell’aldilà. 

La religione egizia alla base del film “La Mummia”

Le vicende che si susseguono ne “La Mummia” si basano sia sulla religione che sui culti, i riti e le tradizioni della civiltà antica che si sviluppò lungo il fiume Nilo. Quella egizia è una religione politeista che presenta un vasto numero di divinità che assumono le sembianze degli esseri umani o degli animali.

Una delle più importanti è Osiride, la prima mummia. Secondo la mitologia, infatti, il dio dei morti fu fatto a pezzi dal fratello Seth – dio del disordine -, per cui Iside – moglie del primo e dea della vita e della guarigione – unì le membra di Osiride e lo riportò in vita, generando Horus, dal volto di falco.  Dall’atto di unire le parti del corpo con delle fasce, nasce il concetto di mummificazione. Ciò che da secoli affascina della cultura egizia è proprio il culto dei morti. 

«La tempesta si alzerà. Il cielo si aprirà. Il potere si scatenerà.» 

La mummificazione: il rituale privato ad Imhotep

La mummificazione serviva per preservare il corpo del defunto nel passaggio nell’aldilà in cui sarebbe stato accolto e giudicato da Anubi, dalla testa di sciacallo, attraverso la pesatura del cuore del defunto. Se il cuore era più leggero della piuma, il protettore delle necropoli riteneva il morto degno di continuare a vivere nell’oltretomba. Per questo il cuore, che era considerato la sede dell’anima, a differenza di altri organi, veniva lasciato nel corpo e non conservato nei canopi.

Se invece il cuore pesava più della piuma, il morto veniva dato in pasto ad Ammit, la divoratrice, una creatura mostruosa formata da coccodrillo, leone e ippopotamo, ossia gli animali più temuti dagli egizi. Tuttavia, nel film Imhotep viene avvolto vivo e chiuso in un sarcofago ai piedi della statua di Anubi, a causa del suo comportamento. Infatti, senza il rituale completo della mummificazione, resta non morto.  

Le curiosità dietro le quinte

“La Mummia” di Stephen Sommers ha riscontrato un gran successo al botteghino sin da subito, tanto che il giorno dopo la prima, la casa di produzione Universal Pictures chiese un sequel. Il film ha avuto questo riscontro anche per l’attenzione e la precisione con cui è stato realizzato. Per la resa fonetica dei dialoghi in egiziano antico, per esempio, fu consultato un egittologo.

Anck Su Namun ha il corpo ricoperto di body paint per la cui realizzazione i truccatori impiegavano ben quattro ore. I Medjay, invece, non sono completamente tatuati perché il regista non voleva coprire la bellezza di Oded Fehr che interpreta Ardeth Bay – il cui nome viene rivelato soltanto nel secondo film -. Le riprese non sono state del tutto semplici.

Per evitare che gli attori e la crew si disidratassero, una squadra di medici creò una bevanda idratante da bere nel deserto ogni due ore. La disidratazione non era l’unico pericolo. Morsi di insetti e serpenti fecero sì che degli elicotteri fossero spesso presenti sul set per portare le eventuali vittime agli ospedali vicini.

L’accidentata realizzazione delle scene e l’attacco di panico di Arnold Vosloo

Anche la realizzazione di alcune scene ha avuto delle difficoltà. Innanzitutto, la caduta a domino delle librerie non permetteva errori e doveva essere ripresa in un solo ciak: rigirare la scena avrebbe richiesto molto tempo.

Nella sequenza della mummificazione di Imhotep, l’attore Arnold Vosloo fu preso dal panico poiché rimase avvolto nelle bende per circa 4 ore. Mentre in quella della sua resurrezione, Evelyn esclama che è bellissimo, ma la sequenza fu tagliata dal montaggio.

La scena che vede la nave in fiamme in cui Evelyn salva Rick non era prevista inizialmente, ma venne pensata esattamente la sera prima della sua creazione. Ecco perché “La mummia” rimane un lungometraggio tutt’ora tanto apprezzato da voler rivivere spesso quell’avventura insieme ai suoi personaggi!

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