
Entrando al MoMA di New York, ci si accorge di navigare dentro un sogno non appena ci si trova davanti ad uno dei capolavori più straordinari del surrealismo spagnolo, “La persistenza della memoria” di Salvador Dalì. Rapiscono le due dimensioni diverse ma parallele: quella reale rappresentata dall’ intensa luce che illumina la scogliera e abbaglia il mare, e quella onirica rappresentata da un marrone che fa da sfondo ad una superficie che sembra di legno. Quest’ultima, a forma di parallelepipedo, mette in evidenza linee rette, spigolose e geometriche che sembrano scontrarsi con le forme rilassate e rotondeggianti degli orologi molli.
Le pennellate sono fitte fino a creare superfici lisce e rigide messe in evidenza da colori ben definiti, si ha quasi l’impressione di trovarsi davanti ad una foto che ritrae un sogno chiuso in un cassetto della memoria.
“La persistenza della memoria” di Salvador Dalì. L’inesorabilità del tempo
È proprio in quell’ istante che iniziamo ad entrare nel sogno dell’artista, o meglio, nel suo subconscio, così definito da Sigmund Freud, verso le cui analisi Dalì mostrò grande interesse. In quest’opera Dalì ospita i suoi sogni, le sue ossessioni e la materia “blanda”, quasi putrefatta. Davanti a “La persistenza della memoria” di Dalì ci si sente disorientati per la presenza e l’associazione di oggetti strani, che sorgono dal subconscio più oscuro con immagini e spazi logici e realisti nella zona della scogliera, che pare rappresenti la Costa Brava – parte del paesaggio costiero della Catalogna. – Il paesaggio sembra semplice, ma i significati nascosti sono complessi, come complesso era un uomo eccentrico ed anticonvenzionale come Salvador Dalì.
A sinistra si distingue l’orologio rigido, rosso scuro, ricoperto di formiche di cui il pittore aveva una paura quasi fobica. L’idea delle formiche e degli insetti in generale si associa all’idea della trasformazione e della putrefazione. Del resto il tempo trasforma, deturpa e viene messo in crisi dalla memoria umana, che a sua volta ha perso forza e resistenza a causa del trascorrere del tempo stesso.
Al centro del quadro è rappresentata una strana testa con un grande naso e una lingua carnosa, ma non troviamo la bocca. Vediamo l’occhio chiuso con enormi ciglia, si potrebbe pensare ad un autoritratto dell’artista, inteso come protagonista della scena onirica. Un orologio molle sul volto, sembra che si stia appoggiando con tutto il peso del tempo e il volto stesso appare stanco di sopportarlo. Il ramo secco e spezzato racconta desolazione e assenza di vita, regge uno dei tre orologi molli e deformati che conferiscono un’idea del tempo rallentato, quasi fluido. Sicuramente ha un andamento diverso da quello tradizionale, probabilmente perché nella dimensione del sogno le azioni, le scene e gli eventi vanno spesso a rallentatore.
Overlapping di memoria e tempo
Certamente, ogni singola individualità, davanti a questa tela surrealista, ha la sensazione di percepire lo scorrere del tempo secondo ritmi personali. Immergendosi nel concetto universale della “persistenza della memoria”, l’uomo in generale, si sentirebbe smarrito per il semplice fatto di dover immaginare la memoria come dimensione e di dover trovare le parole giuste per definirla.
È così si inizia a viaggiare con i pensieri, si percorrono i sentieri dei ricordi, si ricostruiscono i percorsi e si raccolgono le sensazioni che, nell’arco del tempo fluido ed inesorabile, lasciano in eredità una collezione di emozioni, sapori ed odori necessari a scrivere il vissuto dell’uomo attraverso lo scrigno segreto della memoria. Questa lettura richiama alla mente lo “Stream of Cosciousness” d J. Joice o Virginia Woolf. Come Dalì con il suo pennello, anche loro con le penne hanno creato un gioco di overlapping di parole, voci, luci, immagini, eventi, sogni e realtà percorsi lungo i rapidi binari del tempo.