Quartieri Airots/Teatro dei 63 porta in scena “Laura” di Fulvio Sacco con Murìcena Teatro. Uno spettacolo che ruota intorno all’eco di un nome di donna, vera quanto invisibile ed assente protagonista dell’opera.
L’azione si svolge in uno spazio e in un tempo volutamente non identificabili, sembra trattarsi di un futuro in cui imperversa la guerra, ma niente di tutto ciò conta davvero. L’ambiente anche fisicamente non è definito da più di una finestra sul mondo, ma tenuta debitamente chiusa, da cui si sbircia ma con distrazione, per impegnare lo sguardo e darsi tempo di riflettere.
Fulvio Sacco e Raffaele Parisi danno voce ai meccanismi più nascosti dell’animo umano
La recitazione degli unici due attori Raffaele Parisi e Fulvio Sacco, coinvolge, scuote e rende verosimile l’intero dialogo anche nei momenti in cui rasenta i limiti e si fa paradossale. Ma un linguaggio del genere è doveroso se mette in scena non tanto la guerra di due uomini per l’amore di un’unica donna, ma il sottile e calibrato gioco tra le debolezze proprie e dell’altro, tra l’orgoglio e la passione. L’amore travolge ed esplode in odio verso se stessi prima che verso l’altro.
Fuori quella finestra c’è il mondo che batte alla porta, la guerra e la morte, ma tutto perde importanza per l’uomo immerso nella propria tragedia personale. Quindi un’esplosione, la corrente che salta, sconosciuti che vorrebbero entrare, interrompono brutalmente la scena ma non ne fanno parte, vengono estromessi e ridotti a mere distrazioni quando il dolore del cuore comanda.
Raffaele Parisi e Fulvio Sacco si raccontano e pian piano tra tranelli e test si svelano a vicenda. Ne esce fuori una figura di donna “Laura”, anch’essa sondata in tutte le sue fragilità umane, che nello scontrarsi con i cuori del suo fidanzato e del suo amante ne è uscita distrutta tanto quanto – se non di più – i due giovani.
“Laura” regala una parentesi di pura introspezione
“Laura” raccoglie le contraddittorietà delle relazioni tra gli uomini, legge l’incoerenza e la vacuità insita nell’uomo, studia la spietata danza tra le passioni e le maschere, le insicurezze e le isterie. Prende tutto il materiale e lo espone nudo in una scena scarna con un dialogo essenziale e a tratti angosciante. Lo spirito non è di risoluzione, non si cerca una risposta. Lo spettatore dovrà guardare lì dove l’uomo è più debole e cede, dovrà immedesimarsi e capire, allontanando la spinta veloce e superficiale alla critica del prossimo e diventando esso stesso il prossimo.
Raffaele Parisi e Fulvio Sacco si troveranno così, da acerrimi rivali, a desiderare un abbraccio, perché in fondo il dolore di uno è lo stesso dell’altro. I due uomini sono vittime e carnefici nella stessa misura, entrambi abbandonati dalla donna amata eppure responsabili della sua distruzione. Laura viene descritta in tutta la sua personale parabola discendente fino all’ultima decisione di rischiare la vita, perdendola. Dietro di sé lascia solo una lettera d’amore, pretesto della tragedia e del dolore finale. I due uomini che l’hanno passivamente uccisa a piccole dosi, saranno a loro volta uccisi dalle sue parole postume.
“Laura” è uno spettacolo da guardare accettando di osservare uno spazio sospeso e non collocabile nella realtà perché si analizzano i sentimenti. I due personaggi passano fluidi da una maschera ad un’altra quasi impersonando le emozioni stesse. Alla fine della storia si avverte tra le mani solo la cenere e il silenzio muto. La guerra è fuori, ma la tragedia è nel cuore.