“Le scarpe del flâneur” di Jonathan Rizzo a passeggio per Parigi

"Le scarpe del flâneur" di Jonathan Rizzo

La raccolta poetica “Le scarpe del flâneur” di Jonathan Rizzo è un fiume in piena straripante di parole che racconta una lunga esperienza parigina. L’autore presenta i tratti di una personalità bohémien dalla vita e dalla scrittura libera e anticonformista. Prova ne è la dedica della raccolta, destinata allo scrittore Charles Baudelaire e al cantautore Serge Gainsbourg.

Jonathan Rizzo, seguendo la linea baudelairiana, crede nell’immaginazione come guida della poesia, capace di suggerire all’uomo moderno la nostalgia dell’infinito, il sogno, l’immaginario e l’ideale attraverso la rappresentazione mentale. Con “Pluie sur Oberkampf” la fatica della ragione sembra attraversare tutta la sua persona e si esaurisce quando lascia il pensiero finalmente libero e senza freni, assecondando il flusso di coscienza.

“Le scarpe del flâneur” di Jonathan Rizzo. Lo stile

Le composizioni poetiche sono spesso lunghe. A volte il titolo introduce il lungo metabolismo del difficile vissuto raccontato dalla voce del flâneur, un uomo che vaga per Parigi e guarda incuriosito. Durante la lettura si susseguono tante immagini diverse quanti sono i personaggi e le loro storie. Conosciamo l’alcolista, il tossicodipendente, il vecchio, il barbone, il mendicante, la prostituta, i bambini al parco e il folle. Tutti hanno vissuto all’ interno della cornice delle stagioni parigine, fra le secche foglie gialle, le bolle di sapone e i pensieri che viaggiano tra passato e presente.

Le rime aiutano a dare una nota musicale alla lettura. È facile mettere in moto l’immaginazione dalle poesie di questa racconta e farsi trasportare in un’altra dimensione sovrapposta alla realtà. Ben presto però i toni cambiano e si alleggeriscono. Già dal titolo del quarto componimento, “Belleville”, si avverte un animo più spensierato e meno grave, pur non rinunciando del tutto alla vena malinconica che caratterizza la penna dell’autore. L’allegria dei bambini, il suono della musica alleviano, ma il riferimento all’opera shakespeariana con “The Tempest” disturba questa piacevolezza, già con la durezza del suono e della morfologia della T, simile a una spada.

«Cerco un lieto fine non abituale tra le mie righe»

“Benvenuta signoria lussuria” si avvicina all’amore come ad una condizione da sperimentare. Viene descritto da forte metafora come pura passione e vizio fine a se stesso. Ma, al di là di questo pensiero, si cela una voglia di tenerezza e la necessità di una compagnia che si realizza durante tutte le fasi della luna. L’amore diventa doloroso fino a diventare un veleno, tanto che neanche la poesia potrà più bastare.

«like the moon that resting in the river…I will sleep on your nice breast» – “Le scarpe del flâneur” di Jonathan Rizzo

L’“Ode” alla città di Parigi è una pausa importante nella raccolta di Jonathan Rizzo. La città del cuore gli scorre nelle vene, gli ha donato vita ed esperienze, gli ha mostrato tutti i mondi che ha raccontato. L’autore diventa più fiducioso, invita alla vita con un linguaggio più pulito, una lettura più veloce, la penna più leggera e più libera. La rima qui diventa più ricercata e il verso occupa meno spazio.

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