“Le stanze sul mare” di Hopper è un dipinto, olio su tela, realizzato nel 1951 e custodito presso la Yale University Art Gallery, New Heaven. Il dipinto mostra un interno, in cui attraverso una porta aperta entra la luce e spalanca la vista del mare e del cielo. Pare che l’acqua arrivi proprio fin sulla soglia, come se interposta non vi sia né terra né costa. Oltre l’interno in primo piano si intravede una seconda stanza ammobiliata. Il raddoppiarsi dello spazio dona conforto perché dispone idee di continuità e connessione. Nel muoversi trasversalmente lungo il piano del dipinto l’osservatore ha la sensazione di muoversi più profondamente nel suo interno.
Secondo i biografi dell’artista, il quadro ripropone la vista che il pittore aveva dalla finestra del suo studio in Massachusetts in estate. Ma più che un ambiente reale sembra di muoversi un paesaggio metafisico, quello della sua anima e della sua interiorità, del suo inconscio che sembra anelare verso l’infinito. Nel quadro si coglie uno degli aspetti principali della sua arte, ovvero l’interesse per riprodurre i contrasti di luce, che lo accompagna fin dagli inizi della sua carriera. Edward Hopper è un’esponente dell’avanguardia, dell’arte moderna, ma inclassificabile in una corrente definita.
«Nell’arte moderna, a differenza dell’arte classica, non ci sono oggetti, persone o animali posti nel loro ambiente normale e naturale…essa non parla un linguaggio familiare. Questo perché lo scopo dell’artista moderno è esprimere la propria interiorità, individuando il fondo spirituale della vita.» – Jung sull’arte moderna
L’american Scene. La grande stagione del realismo americano
Comunemente l’arte di Edward Hopper si colloca nella corrente artistica del realismo americano: l’american scene. L’universo di Hopper è fatto di immagini dall’inquietante fascino, di grande impatto emotivo, quasi visioni archetipe. Nelle sue opere descrive il grande senso di isolamento e straniamento dell’uomo moderno.
«È difficile trovare un pittore che nei suoi quadri esprima l’America meglio di Hopper […] tutti i suoi quadri hanno un comune denominatore: il silenzio, l’attesa, la dimensione di ascolto, l’incomunicabilità, risonanze emotive intense ed evocative, mai banali, capaci di fermare il tempo […] la rappresentazione pittorica di Hopper, potentemente evocativa, è un insieme di segni, un linguaggio espressivo polivalente che si offre ad una percezione e a una decodificazione soggettiva, sia conscia che inconscia.» – Lloyde Goodrich
Nel quadro “Stanze sul mare” Hopper ha saputo cogliere un momento particolare, quasi il preciso istante in cui il tempo si ferma, dando all’attimo un significato eterno, universale. L’angolazione dell’opera sembra annullare la distanza con l’osservatore e l’oceano ed apre direttamente sull’infinito. Anche in questo dipinto la luce gioca un ruolo fondamentale, è un elemento attivo della composizione, utilizzato dall’artista per mettere in evidenza alcuni particolari, conferire maggiore veridicità all’immagine. La resa finale è qualcosa di inesprimibile con le comuni parole che va al di là della mera rappresentazione fisica.
«L’oggetto si espande oltre i limiti della sua apparenza in virtù del fatto che sappiamo che la cosa è ben altro di ciò che il suo aspetto esteriore rivela ai nostri occhi…non si tratta di riprodurre soltanto ciò che si vede; si rende visibile ciò che viene segretamente percepito.» – Paul Klee
Per molti critici, nelle e sue opere Edward Hopper ha raccontato la vita americana, il suo carattere più provinciale, gli aspetti più deprimenti e sgradevoli della quotidianità nei piccoli centri. Come pochi, l’artista è riuscito a raffigurare il senso di solitudine e di isolamento dell’uomo contemporaneo. La sensazione di solitudine e di tristezza che pervade le sue opere, conferisce loro un valore universale e senza tempo e deriva dalla distanza incolmabile che separa le persone tra loro e l’uomo dall’ambiente in cui vive.