
Le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo. Il primo eroe del romanzo italiano
“Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo è considerato il primo romanzo della letteratura italiana. Si tratta di un romanzo epistolare, genere letterario che ha dominato il settecento soprattutto in Inghilterra, la patria del romanzo moderno. Basti ricordare fra tutti i romanzi “Pamela” e “Clarissa” di Samuel Richardson che ai tempi ottennero un enorme consenso.
La lettera viene prediletta in quanto consente di riportare sulla pagina sentimenti, passioni e turbamenti in maniera spontanea, pertanto tale struttura supporta al meglio quelle che sono le tematiche cardine del romanticismo in letteratura. Il romanticismo, infatti, è il movimento letterario per eccellenza a privilegiare l’interiorità dell’individuo. Quando Foscolo scrive l'”Ortis”, in Italia il romanticismo non si è ancora affermato in maniera ufficiale, tuttavia l’opera lo anticipa in maniera eccellente. Nella stesura dell’Ortis ha un influsso fondamentale il romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther” del tedesco Goethe.
«Bastò di ridurre a libro il diario delle proprie angosciose passioni»
La vicenda del romanzo si avvia nel 1797, anno fondamentale per la storia di Venezia. Con il trattato di Campoformio, Napoleone avrebbe ceduto Venezia agli austriaci. Nei giorni che precedono il trattato, il giovane Jacopo, democratico e repubblicano, si rifugia sui colli Euganei, nei pressi di Padova. Jacopo è in esilio e nella zona incontra un altro esule il quale ha due figlie: Isabella la quale è ancora una bambina e Teresa, la divina fanciulla di cui si innamora perdutamente. La ragazza ricambia i sentimenti di Jacopo, ma purtroppo è già stata promessa in sposa al ricco Odoardo.
L’opera è anche autobiografica in quanto lo stesso Foscolo fu costretto ad un periodo di esilio nel 1797 presso i colli Euganei e lui stesso a proposito dell'”Ortis”.
La scrittura dell’opera è ricca di frasi interrogative, esclamazioni, sospensioni e pause, probabilmente per sottolineare la rabbia e la delusione del protagonista, ma anche perché questo tipo di scrittura è tipico delle lettere. Foscolo fu molto severo con il suo romanzo proprio per lo stile utilizzato al punto da definirlo un libretto bizzarro e disarmonico. Utilizza diversi registri in base allo stato d’animo che deve essere espresso, ci sono anche molte frasi vicine al linguaggio quotidiano, tuttavia a dominare è il tono lirico-drammatico. La figura di Jacopo domina il romanzo con le sue passioni destinate al fallimento, vengono esaltati i sentimenti a discapito della razionalità.
«Cos’è l’uomo se tu lo abbandoni alla sola ragione fredda, calcolatrice? Scellerato, e scellerato bassamente.»
La verità individuale tra realtà e illusione nelle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo
Si parla anche di individualismo accentuato, dal momento che Jacopo esalta sempre il proprio io ponendosi in conflitto con la società circostante. Tutto questo determina un forte attrito fra ciò che è reale e ciò che è ideale portando il protagonista a vivere di illusioni. È per questo che Lorenzo Alderani, il destinatario delle lettere dell'”Ortis”, invita l’amico ad abbandonarne la stesura, invano.
«Ma se l’inganno ti nuoce: che importa? Se il disinganno ti uccide!»
Jacopo per rafforzare l’importanza di tale affermazione riporta un esempio tratto dalla vita quotidiana. Il prete la domenica rimprovera i contadini perché si ubriacano, ma per loro bere è un conforto in quanto dimenticano le amarezze della loro misera vita. E su questa scia di significato si inseriscono anche le parole che ricordano il giorno in cui vide per la prima volta Teresa.
«Io tornavo a casa col cuore in festa. Che? Lo spettacolo della bellezza basta forse ad addormentare in noi tristi mortali tutti i dolori? […] Ma se io sono predestinato ad avere l’anima perdutamente in tempesta, non è tutt’uno?» – Lettera del 26 ottobre
Jacopo si è innamorato, è felice, anche se sa che tale sentimento non può avere futuro e non può cancellare tutte le sue sofferenze. Tuttavia questa passione lo aiuta ad andare avanti, perché almeno i suoi tomenti sono causati anche da un sentimento che riempie di gioia il suo cuore. Per quanto riguarda la figura di Teresa è possibile che richiami Isabella Roncioni, una delle donne amate da Foscolo, ma promessa sposa ad un marchese. Però Jacopo soffre anche per la patria, si sente tradito dalla Francia che ha reso Venezia schiava degli austriaci.
Il dolore d’amore e dell’esilio nel suicidio romantico di Jacopo Ortis\Foscolo
«Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure» – Lettera dell’11 ottobre
La stessa amarezza colpì Foscolo, che però continuò per diverso tempo a sostenere Napoleone. Soltanto nel 1816 si schiererà contro l’imperatore francese. Anche il tema dell’esilio è molto importante al punto che Foscolo lo tratterà in molti altri suoi componimenti futuri.
L’ultimo grande tema presente nelle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo è quello del suicidio. Dopo un periodo in cui Jacopo ha viaggiato, fa ritorno sui colli Euganei, ma ormai Teresa ha sposato Odoardo. L’innamorato, ferito sia nei sentimenti che nello spirito patriottico, decide di porre fine alla sua vita. Togliersi la vita è un topos molto comune per gli eroi romantici in quanto consente loro di poter affermare almeno per una volta la propria volontà. Per questo motivo il gesto non è affatto improvviso, ma meditato a lungo nei minimi particolari, prima di compierlo Jacopo va a trovare per l’ultima volta la madre.
A confronto “I dolori nel giovane Werther” di Goethe e “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Foscolo
Il romanzo di Foscolo fu influenzato dal romanzo tedesco di Goethe, “I dolori del giovane Werther” apparso nel 1774. I punti di contatto tra Foscolo e Goethe sono la scelta del romanzo epistolare, il tema dell’amore infelice e il suicidio finale del protagonista. Anche Werther è innamorato della giovane Lotte, che però dovrà sposare un altro uomo, e ancora una volta il giovane decide di togliersi la vita con un colpo di pistola. Jacopo invece si pugnalerà al petto macchiando di sangue una foto di Teresa che teneva appesa al collo. La differenza più importante tra i due romanzi, invece, è l’assenza del tema politico nel romanzo di Goethe. Lo stesso Foscolo sottolineò nella sua opera la presenza di due anime: quella amorosa e quella politica.
Sebbene Foscolo in vita abbia apprezzato maggiormente la sua produzione poetica, “Ultime lettere di Jacopo Ortis” è un’opera molto interessante da leggere, sorretta da uno stile epistolare che non la rende pesante alla lettura. Vale la pena conoscere la vicenda di Jacopo, un ragazzo tormentato che fu inconsapevolmente il primo protagonista di un romanzo nella storia della letteratura italiana.
Una storia editoriale travagliata. Le edizioni del 1799 e del 1802
Foscolo inizia a comporre l’opera tra il 1798 e il 1799 e avvia la stampa a Bologna, presso l’editore Marsigli, ma interrompe il lavoro per arruolarsi nella guardia nazionale: combatte per difendere la Francia di Napoleone dalle truppe austro-russe. L’editore Marsigli vuole pubblicare ugualmente il manoscritto e affida il compito di completarlo ad un letterato semisconosciuto di nome Angelo Sassoli. L’opera vede la luce nel 1799 con il titolo “Vera storia di due amanti infelici ossia Ultime lettere di Jacopo Ortis”. Foscolo, però, non approva il lavoro del Sassoli e ricomincia a lavorare sul romanzo ripubblicandolo a sue spese nel 1801, tuttavia l’edizione non viene messa in commercio.
Foscolo ne approfitta per modificare ulteriormente il romanzo: mentre nelle prime edizioni a dominare è soltanto il tema amoroso, in questa terza stesura entra in scena anche quello politico, inoltre modifica alcune caratteristiche dei personaggi. È lampante il mutamento di Odoardo, il promesso sposo di Teresa. Nelle prime edizioni Odoardo è un ragazzo sensibile e gentile, mentre ora diviene freddo e calcolatore. Soprattutto, però, la terza edizione del 1802 si concentra sul rapporto d’amore che lega il protagonista a Teresa. Con questa edizione Foscolo riconobbe l’opera come il libro del suo cuore.
Altre due edizioni si avranno nel 1816 e nel 1817: il fulcro del romanzo rimane sostanzialmente inalterato eccetto l’aggiunta di alcune lettere come quella in cui Foscolo si schiera apertamente contro Napoleone.