“Les Misérables” di Tom Hooper. Musical tra psiche, tagli e colori

"Les Misérables" di Tom Hooper

Adattato dallo sceneggiatore William Nicholson, “Les Misérables” di Tom Hooper porta sul grande schermo il musical basato sull’omonimo romanzo dello scrittore francese Victor Hugo. La pellicola ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui un Oscar, un Golden Globe e un BAFTA per la miglior attrice non protagonista ad Anne Hathaway, un Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale a Hugh Jackman e un Golden Globe per il miglior film commedia o musicale.

È doveroso riconoscere la bravura del cast principale, non solo per le loro interpretazioni, ma soprattutto per le loro abilità canore. Tra i personaggi ci sono alcuni interpreti del musical, come Samantha Barks che mantiene la parte di Eponine, Colm Wilkinson – nel musical impersonava Jean Valjean – nel ruolo del Vescovo di Digne, e Fra Fee che interpreta Courfeyrac. 

 “Les Misérables” di Tom Hooper. Come le inquadrature rispecchiano i sentimenti 

In circa 160 minuti, la pellicola prende un periodo temporale che va dal 1815, ventisei anni dopo la Rivoluzione Francese, al 1832, anno della Rivolta antimonarchica. Segue alcuni episodi della vita dei cosiddetti “miserabili”, uomini e donne della plebe che cercano di sopravvivere e combattere le avversità. Sin dalla prima scena, si notano delle inquadrature particolari: Javert (Russell Crowe) è spesso inquadrato lateralmente o dal basso, denotando in lui una certa imponenza. In alcuni momenti di dubbio e messa in discussione dei propri ideali, il suddetto personaggio ha un’inquadratura frontale che, invece, caratterizza costantemente Jean Valjean (Hugh Jackman), personificazione del popolo in cerca di redenzione.

Il modo in cui viene messa a fuoco Fantine (Anne Hathaway) è piuttosto singolare. Si hanno delle inquadrature storte, quasi oblique, a sottolineare lo stato di confusione e ansia del personaggio. Diversamente, le scene che presentano la famiglia Thénardier mostrano il disordine della locanda attraverso una camera che dondola, probabilmente per rispecchiare l’ubriachezza di Thénardier stesso e dei suoi ospiti.  

Durante l’interpretazione delle canzoni, che avevano già caratterizzato il musical teatrale, la posizione dei soggetti è a mezza figura o in primo piano. Questa vicinanza ha lo scopo di far percepire, allo spettatore, le emozioni che provano i miserabili e di renderlo partecipe delle condizioni in cui versano. Inoltre, è interessante notare che solamente due personaggi, i più giovani – Cosette e Gavroche -, mentre cantano, guardano dritto nella telecamera. Vivendo in condizioni povere e miserevoli, toccano la sensibilità del pubblico e cercano da esso empatia.  

Il soliloquio di Valjean

Analizzando più accuratamente l’importanza che l’inquadratura, in formato 1:1,85, può dare all’intera pellicola, è bene soffermarsi su una scena in particolare. Durante il brano “Valjean’s Soliloquy”, la camera segue il volto di Jean Valjean che mostra un’espressione disperata. Egli si inginocchia «Is there another way to go?», è ripreso dall’alto, è schiacciato dal suo passato da galeotto fino a che non arriva alla consapevolezza di dover cercare un cambiamento, quindi si alza: «I’ll escape now from that world, from the world of Jean Valjean […] another story must begin». Il protagonista sta prendendo in mano la sua vita ed è di nuovo inquadrato frontalmente. Pian piano l’inquadratura si allontana mostrando, attraverso il campo lungo, Valjean fuori dalla chiesa – circondato dalla sfera religiosa – e si passa finalmente alla seconda parte della storia.  

La fermezza del blu e il fervore del rosso

L’intero lungometraggio è contraddistinto da due colori in particolare: il blu e il rosso. Questa prevalenza è già visibile nei costumi, in quanto Javert indossa una divisa blu e Jean Valjean, come gli altri prigionieri, è vestito di rosso. In genere, il primo colore indica equilibrio, elemento che comunemente dovrebbe caratterizzare un ispettore di polizia, anche se il personaggio di tanto in tanto perde la sua stabilità. Il secondo è simbolo di energia vitale, ciò di cui l’ex galeotto ha bisogno per stravolgere la sua condizione di “miserabile”.

È evidente, inoltre, che si tratta dei colori del drapeau français che, a sua volta, richiama i colori di Parigi. Andando più nel particolare, il blu è il colore del re, mentre il rosso rappresenta il sangue di coloro che morirono durante la Rivoluzione. Non è un caso che il personaggio di Enjolras (Aron Tveit) indossi spesso una giacca rossa o bordeaux, ad indicare sia il suo fervore per la rivolta, sia il suo destino – come quello degli altri giovani dell’ABC Café – da martire. Egli si differenzia completamente da Marius (Eddie Redmayne), il quale dedica la sua passione all’amore per Cosette (Amanda Seyfried). 

«Red, the blood of angry men! Black, the dark of ages past! Red, a world about to dawn! Black, the night that ends at last!» – Enjolras  

«Red I feel my soul on fire! Black, my world if she’s not there! Red, the color of desire! Black is the color of despair!» – Marius 

Les Misérables di Tom Hooper in contrasto tra luce e ombra

La pellicola oltre ad alternare colori caldi e colori freddi, contrappone luce e ombra. Tale contrasto, che accompagna e differenzia gli eventi, è particolarmente evidente nella prima metà del film. Ad esempio, quando Valjean alza l’albero di una nave, al grigiore dell’atmosfera iniziale si contrappone la luce solare: è lo sforzo che il soggetto dovrà fare per raggiungere un futuro più luminoso. Diversamente, se i personaggi si trovano in un momento difficile o impegnativo, si ha una prevalenza di scene buie, legate soprattutto a Fatine. La seconda metà del film, ambientata nel 1832, è caratterizzata da colori più caldi e in particolare da una costante luminosità. Tale luce indica la speranza dei giovani dell’epoca che sono alla ricerca di un cambiamento per arrivare, attraverso l’insurrezione repubblicana, ad un nuovo mondo, ad un nuovo inizio. 

«Do you hear the people sing? Singing the songs of angry men? It is the music of the people who will not be slaves again! […] There is a life about to start when tomorrow comes!» 

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