I Dioscuri Castore e Polluce. Psicologia del mito, filosofia e astri

Nella fascinosa cultura antica, tra le numerose vicende del Pantheon greco, spicca la storia dei due fratelli Castore e Polluce, i Dioscuri. Il loro mito è uno dei più affascinanti, ricco di simbologie e significati… doppi!

La mitologia antica si fonde totalmente con l’arte classica. L’interesse sempre vivo verso questi racconti ha contribuito a crearne delle varianti, mettendone in risalto simbologie e significati diversi, ampliando le  caratteristiche degli “eroi” o modificandone in parte la loro storia. In base ai risvolti sociologici e psicologici si evidenziano diversi aspetti in maniera speculare e funzionale all’ “insegnamento” che si vuole dare o alla riflessione che si vuole suscitare. La stessa logica fa capo ai diversi volti della storia di Castore e Polluce: a Roma usati come collante sociale, in Grecia come parametro per studi filosofici e simbolici.

Le storie favolose greche e latine sui Dioscuri, Castore e Polluce

Secondo la versione di Omero, Castore e Polluce erano figli di Leda e Tindareo, re di Sparta, nonché fratelli della più famosa Elena, la causa mitica della guerra di Troia. Secondo altre tradizioni, come quella del poeta romano Orazio, erano entrambi figli di padre immortale. Infatti il nome Dioscuri è un patronimico, e significa proprio “figli di Zeus”.

Si narra che Zeus si trasformò in un cigno per accoppiarsi con Leda, la madre dei due gemelli, in modo da nascondersi ed evitare le gelosie della moglie Era. Metamorfosi di questo genere sono usuali nella mitologia classica e possiedono un potente significato: qualunque forma si assuma, la vera essenza permane immutata. Zeus non cessa di essere un dio, pur assumendo sembianze ogni volta differenti per giacere con più donne. Così, dopo una gestazione all’interno del caldo riparo di un uovo, vengono alla luce le due divinità Castore e Polluce, il cui copricapo a forma di guscio – il pileo – è iconico. Secondo il poeta lirico Pindaro, i due erano fratelli che condividevano la madre Leda, ma con padri diversi. L’uno, Castore, aveva padre mortale e l’altro, Polluce, origini immortali.

La storia favolosa dei Dioscuri è caratterizzata da molti eventi importanti per la cultura greca e latina. Salvano la sorella Elena, rapita da Teseo. Partecipano poi alla spedizione degli Argonauti, durante la quale fondano la città Dioscuria; a Roma diventano veri e propri patroni dopo aver contribuito alla vittoria contro i Latini. Un’ultima interessante storia è legata alla nascita della costellazione dei Gemelli. Quando i Dioscuri si scontrano con Idas e Linceo, Castore – poiché mortale – perisce in battaglia. Zeus, come riconoscenza del reciproco attaccamento dei due fratelli, li destina a non dividersi mai più trasformandoli in astri.

Sociologia, filosofia e letteratura nel mito di Castore e Polluce

La mitologia antica ha un’attrattiva molto efficace. È fluida e sfaccettata, poiché formula storie sempre diverse sugli stessi protagonisti, caratterizzando ogni versione di una simbologia nuova. Roma si appropria di un culto greco e lo rimpasta, narrando una discendenza divina di entrambi i fratelli. Questo permette alla città di possedere sempre maggior fasto e splendore, nonché la grandezza eterna da subito agognata. Servirsi delle figure gemellari è ancor più significativo per la città che conserva gelosamente la storia di Romolo e Remo.

Anche la variante di Pindaro è molto interessante dal punto di vista simbolico. Infatti, grazie alla doppia origine dei Dioscuri si ha modo di riflettere sulla duplice componente che forma l’essere umano. Il corpo e l’anima, la parte deperibile e quella eterna. Entrambi in lotta tra loro da sempre, l’una è la parte tangibile della vita quotidiana, ma l’altra è espressione della parte più intima di ognuno di noi. Con il mito un’idea differente dalla tipica lotta tra corpo e anima trova la sua espressione migliore e più efficace. Nessuno dei due può esistere senza l’altro. Se l’anima è la guida, il corpo ne è lo strumento. Quando Castore muore, Polluce non può vivere senza di lui. Così Zeus accorda ad entrambi la straordinaria metamorfosi in costellazione.

Il mito di Castore e Polluce è sempre stato uno dei più fortunati. Hanno ricevuto onori a Sparta per poi diffondersi in tutta la Grecia, in Sicilia e nell’Italia meridionale. In Grecia erano numi tutelari dei giochi pubblici, ma anche protettori di poeti e cantori, nonché ritenuti inventori delle danze propiziatorie per la guerra. Anche a Roma hanno ricevuto onori notevoli.  Sono stati riconosciuti come protettori dei cavalieri romani e è stato dedicato loro un tempio. Anche l’iconografia antica si è servita di questo mito per decorare vasellame, sarcofagi e metope. Non solo in età antica, ma anche nella letteratura contemporanea i gemelli vengono ricordati nei “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese.

Il mito dei Dioscuri nel segno dei Gemelli

Nell’ambito del riuso del mito va ricordata anche l’astrologia e la psicologia dei segni. Dopo il loro catasterismo – la trasformazione in costellazioni – i due fratelli possono vivere uniti. La lettura del segno zodiacale dei Gemelli è di grande interesse. Infatti la dualità vi è insita, e ciò comporta una curiosità più spiccata nella materia. I gemelli come Castore e Polluce potrebbero essere interscambiabili tra di loro, invece ognuno mantiene la propria personalità. Ciò fa sì che nell’ambito del rapporto gemellare emergano delle opposizioni, profonde differenze innate.

Esattamente come per i Dioscuri – il corpo e l’anima – la diversità è netta. Tuttavia con la morte di Castore si scopre un aspetto ancor più profondo della questione. I gemelli sono indivisibili, sono l’espressione del più alto amore fraterno. Tale risvolto pone l’accento più sulla amicizia che sulla rivalità tra individui uguali o legati sin dal concepimento. Se il corpo e l’anima sono due componenti opposte e scisse, al tempo stesso solo con la loro collaborazione possono emergere le vere potenzialità umane. Con i Dioscuri appare ancor più evidente – nella letteratura come nelle opere d’arte, templi, vasellame a loro dedicati – come la fruizione di un mito riguardi la società, le credenze cultuali e la lettura psicologica degli esseri umani.

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