Rivoluzione e Controrivoluzione attraverso la letteratura

Rivoluzione e Controrivoluzione

Il termine Rivoluzione ci proietta subito verso quelle che sono state le grandi rivoluzioni della storia: una tra tutte è la Rivoluzione francese, protagonista indiscussa del nostro dibattito. Il termine Controrivoluzione comincia a circolare subito dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, già nel 1790, quando Edmund Burke ne fece utilizzo in Reflections on the Revolution in France“. La Controrivoluzione è strettamente connessa alla Rivoluzione: è il suo doppio, la sua negazione, il suo rifiuto. Un po’ come la distruzione rispetto alla costruzione.

La comune opinione porterebbe un lettore qualunque a giudicare la Controrivoluzione soltanto in senso contrario alla prima, ma non tutto si riduce alla pura semplicità di questo filo conduttore. La Controrivoluzione, in quanto teorica della Rivoluzione e pratica dei suoi ragionamenti, ne subisce inevitabilmente il fascino e lo assorbe, diventando un tutt’uno con esso. Allo stesso modo in cui il pessimismo del peccato originale si leva verso l’ottimismo tipico dell’uomo buono, così fa la difesa dell’aristocrazia contro l’ascesa di un governo democratico. Il controrivoluzionario, detto anche antimoderno, è un instabile, un esiliato che vaga di continuo alla ricerca della propria meta, perchè non riesce a identificarsi con il sentimento nazionale.

Rivoluzione e Controrivoluzione. Antimoderni e reazionari

Le teorie degli antimoderni – oltre che spaziare da un argomentazione all’altra, abbracciando il pessimismo e scagliandosi contro la fiducia nel progresso che è tipica dell’età dei Lumi – fondano un ragionamento prettamente politico, che sviluppa le sue radici nella corrente reazionaria

I reazionari sono favorevoli a un preliberalismo aristocratico e mirano alla restaurazione della sovranità dei nobili e dei loro apparati governativi. Tessono l’elogio delle libertà feudali, le stesse che con l’avvento della monarchia avevano cominciato a vacillare. Uno dei teorici dell’antimodernismo, De Maistre, afferma che bisogna essere in grado di cogliere la giusta sfaccettatura del termine Controrivoluzione. Esso non deve essere inteso come una Rivoluzione contraria, tutt’al più come il contrario della Rivoluzione in quanto, un fenomeno rivoluzionario produce cambiamenti inevitabili. Tornare indietro nel tempo per evitarli sarebbe impossibile. La Controrivoluzione può essere un superamento della storia, o il suo ricambio.

«Ci si è abituati a dare il nome di contro-rivoluzione ad ogni movimento che deve uccidere la rivoluzione; e poichè questo movimento sarà contrario all’altro, se ne conclude che sarà dello stesso genere.»

Baudelaire e il suffragio universale come vergogna dello spirito umano

Baudelaire, in merito a questo dibattito, manifesta un atteggiamento contrario nei confronti dell’uomo. La Rivoluzione, secondo il suo punto di vista, ha generato l’amore per il crimine e per la distruzione. È proprio da qui che nasce la sua avversione contro gli uomini e contro il numero; contro la sovranità popolare e il suffragio universale. Quest’ultimo ha dato la libertà ai popoli di poter scegliere volutamente a chi sottomettersi, da chi farsi rovinare, come nel caso dell’elezione al potere di Napoleone III.

Valori importanti quali la libertà, l’uguaglianza, la sovranità del popolovengono sovvertiti completamente agli occhi della gente, per quanto fossero stati conquistati con estrema fatica. Divenuti patrimonio comune, è come se avessero subito uno svilimento, è come se fossero diventati una mera illusione.
Baudelaire è in disaccordo con la sovranità popolare e il suo pensiero sembra essere appoggiato anche da Flaubert. Difatti, in una corrispondenza letteraria tra lui e Sand, il suffragio universale viene dichiarato come una vera e propria vergogna dello spirito umano. Tutti oppongono al governo del numero, quello dell’intelligenza: un’aristocrazia legittima, che sia composta da tante altre qualità che prescindano la quantità. Il discorso sembra riallacciarsi perfettamente con quello dei reazionari, e l’antimoderno finisce così per essere giudicato antidemocratico.

Oligarchia dell’intelligenza o democrazia degli stolti?

Come si può dunque combattere il suffragio universale? Renan sosteneva che la rinascita della Francia sarebbe stata possibile – oltre che con un governo aristocratico – dando al popolo francese un’istruzione e fornendolo di un senso morale, onde evitare che fosse artefice delle proprie disfatte. Sulla scia di quanto detto, gli antimoderni si fanno portatori di un’ideale di governo autoritario, in cui tutti i suoi cittadini ne sono sottomessi. Senza la società l’uomo risulta impotente, ma la società sussiste a prescindere dall’uomo e dai suoi diritti naturali. Sia per rispetto alla massa collettiva, sia per rispetto nei confronti degli individui singoli, le inclinazioni umane debbono necessariamente subire un limite disciplinare. Alcuni si affidano alla religione, alla teocrazia, sostenendo che un altro modo per salvare la Francia sia il rafforzamento dei diritti della Chiesa contro i diritti dell’uomo. 

Opinioni piuttosto forti, che vedono la Rivoluzione e la Controrivoluzione oggetto di grossi dibattiti, che – se estesi all’uomo moderno – farebbero inorridire chiunque abbia assistito con empatia alla diffusione storica della libertà e dell’uguaglianza, della sovranità popolare e del suffragio universale. Valori importanti che vengono messi in discussione in nome di una garanzia: il buon governo. Un governo che si caratterizzi per la preparazione, la conoscenza, l’intelligenza e le capacità di chi ne prende parte, indipendentemente dal numero.
Se guardiamo ai fatti sotto questo punto di vista, forse questi concetti non fanno così inorridire. Ciò che risulta conturbante, piuttosto, è constatare che tutto sommato i secoli passano ma le realtà politiche cambiano poco.

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