“Age Pride” o “orgoglio dell’età” è un saggio di Lidia Ravera che già nel sottotitolo recita: «Per liberarci dai pregiudizi sull’età». E mai descrizione fu più azzeccata.
Il libro di Ravera, infatti, si sofferma sulla terza età, ma non vi si limita. Spazia tra confronti e dialoghi nell’arco delle diverse fasi della vita, osservando i pregiudizi che gravano su ciascuna e scavalcandoli, fiera e attenta. Una lettura preziosa, che consegna a chi legge uno sguardo, vivace e riflessivo insieme, sulle età dell’essere umano.
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L’inglese come strumento linguistico di libertà
Chi crede di potersi scandalizzare nel leggere la parola “vecchio”, per cortesia, continui con la lettura. Sì, perché Ravera, scrittrice audace e schietta di professione, non si formalizza né si nasconde dietro agli eufemismi. Li snocciola, ce li sottopone in tutta la loro ridicolaggine e anglofonia: l’inglese guida il nuovo vocabolario attenuato e moraleggiante che impedisce di parlare di vecchiaia e predilige espressioni come “silver” oppure “over”.
Non è, poi, un caso che il titolo stesso sia in inglese, in riferimento ad un orgoglio generalizzato sulle età: è che in questo modo ci si esprime meglio e più velocemente, senza indugiare sulla scelta della parola più giusta. Anche perché, non c’è una parola giusta in questo caso, ma solo quella più vera. Quando si è vecchi, lo si è e basta. Senza complicanze forzate, senza rimpianti o fragilità. È tutta natura e quindi «perché vergognarsi di appartenere alla natura?», si chiede l’autrice.
Lidia Ravera libera il “Grande adulto” dagli stereotipi
Tuttavia, il “problema” sulla terza età si pone piuttosto sulla condizione sociale di chi ne fa parte. Gli stereotipi sulle età non riguardano solo la natura, dunque, ma anche e soprattutto la funzione sociale del vecchio. Cosa può fare una volta costretto ad andare in pensione? A cosa è destinato chi non rientra nei piani della politica nazionale e neanche in quelli della propria famiglia, a volte?
Il vero disagio di un “Grande adulto” – espressione usata provocatoriamente da Ravera – sta proprio nell’essere considerato fragile, una specie in via d’estinzione e da tutelare, al quale “l’adulto” giovane e forte può dire cosa fare e cosa non fare. Talvolta la vecchiaia è, infatti, paragonata all’infanzia. Niente di più sbagliato per Ravera, decisa a smontare ogni stereotipo legato alle età della vita.
I bambini non sono ingenui, non tutti i ventenni vivono spavaldi e non tutti gli adolescenti seguono un copione preimpostato di divertimenti e ritrovi sociali. Allo stesso modo la formula riservata agli anziani – sereni e saggi, però fragili – non è una regola applicabile a chiunque di loro.
Un piano di politiche senili
I luoghi comuni nascono dalla smania di contenere ciò che non si comprende, il comportamento fuori dagli schemi o un pensiero discordante dal mucchio, così catalogare i “tipi” umani rende tutto più semplice. Semplice, ma anche estremamente semplicistico. Ad un secondo sguardo più circostanziato, almeno in Italia, parlare degli anziani come una specie protetta è un errore anche numerico, dal momento che se ne contano di più rispetto ai nuovi nati. Per dirlo con le parole della scrittrice ci troviamo in una «società crudelmente giovanilista e marcatamente senile». Non si avrebbe forse bisogno di un piano riservato alle politiche senili? Questa è la speranza di Ravera per il futuro della terza età nel nostro Paese.
L’assenza di progetti che vadano al di là del sopravvivere è pericolosa. È pericoloso rimuovere ciò che non è pensabile positivamente. Non bisogna nascondersi nella concretezza meschina dei calcoli quotidiani. Non bisogna ubriacarsi di distrazione. Non bisogna aver paura di pensare.
Il peso sociale della vecchiaia femminile
Quest’esortazione di Lidia Ravera è rivolta a chiunque faccia delle distrazioni quotidiane dei diversivi per evitare di pensare, di farsi coinvolgere, così da rimanere indifferenti alla vita che passa, ai nuovi assetti sociali, al mondo che ci circonda. Tuttavia “Age Pride” è un saggio che in alcuni passaggi restringe anche l’interesse all’universo femminile.
Sottoposte sempre agli sguardi e alle aspettative altrui – degli uomini soprattutto -, le donne sembrano smarrite davanti alla possibilità di invecchiare. Ci si aggrappa alle ultime illusioni, come gli uomini stessi fanno dopo tutto, ma senza essere convinte per davvero. Anche nella vecchiaia, come in tutte le altre età, ci sono le dovute distinzioni tra uomini e donne, ed è proprio a quest’ultime che Ravera si rivolge, chiedendosi «cosa possiamo fare?», quasi richiamando il romanzo di Černyševskij “Che fare?”.
La chiamata ad una rivoluzione sociale
Questo generalizzato appello alle donne anziane o vecchie che siano, nonché gli stessi generici riferimenti alla terza età, potrebbero far storcere il naso a chi non ama i discorsi complessivi e indicativi. Talvolta – sbagliando – si potrebbe anche pensare che sia un saggio anacronistico, in quanto riferito ad una società pluralistica quale non siamo, tutti concentrati su noi stessi, ombelicali.
Ma l’intento di Lidia Ravera è proprio quello di scansare il vero spauracchio della vecchiaia, l’unico mostro che davvero la mina nel profondo: la solitudine. Se continuiamo a sentirci delle monadi o a perpetrare l’ostilità tra giovani e vecchi, allora sì, la solitudine avrà sempre la meglio, come anche l’individualismo e l’indifferenza.
L’esortazione ad appartenere alla propria età è positiva, portatrice di una nuova rivoluzione sociale: «Detta in tutta semplicità: se non ti riconosci parte del gruppo stigmatizzato, e fingi di appartenere a un altro gruppo, non farai la rivoluzione». Una piena affermazione di indipendenza dagli stereotipi sociali.
Age Pride

"Age Pride" o “orgoglio dell'età” è un saggio di Lidia Ravera che già nel sottotitolo recita: «Per liberarci dai pregiudizi sull'età». E mai descrizione fu più azzeccata.
URL: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/age-pride-lidia-ravera-9788858441817/
Autore: Lidia Ravera
Autore: Einaudi Editore
ISBN: 9788858441817
Formato: https://schema.org/EBook
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