“Crying in H Mart” di Michelle Zauner, la cantante della band Japanese Breakfast, è un memoriale denso di dolore e sofferenza, ma anche speranza per il futuro e una certa dose di serenità conclusiva. Come da tradizione nella letteratura, per approdare al lieto fine c’è bisogno di passare prima per una via lastricata di angosce e turbamenti. D’altronde il titolo non promette altro che questo: la giusta quantità di lacrime.
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Il titolo, però, fornisce anche un’altra suggestione, che ha a che fare con le origini dell’autrice, sud-coreana per parte di madre. Gli H Mart sono delle catene americane di prodotti asiatici in cui la lettera muta sta per “han ah reum” , un’espressione traducibile dal coreano con “con le braccia piene”. Non è solo il luogo in cui Michelle Zauner si reca per fare la spesa, ma dove si rifugia per piangere e, in tal modo, lavare via il lutto per la morte della madre. Al centro del memoriale, infatti, c’è la malattia della madre della scrittrice, affetta da un cancro che la strapperà alla vita proprio come, pochi anni prima, aveva fatto con la sorella, zia di Zauner.
Il ritorno potrebbe essere una chiave di lettura interessante per comprendere al meglio alcuni passaggi dell’opera: il ritorno del cancro, appunto, che viene definito come «un fulmine che colpisce due volte», quelli della famiglia che si reca a Seul per l’estate, quelli dell’autrice nell’H Mart ogni volta che ha bisogno di sciacquarsi di dosso il peso di chemio, dosaggi di medicinali e sofferenze materne. Inoltre, un altro ritorno nodale è rappresentato dal rinnovato rapporto tra madre e figlia: il conservatorismo della prima e l’adolescenza turbolenta della seconda le hanno divise, fino all’apertura di uno spiraglio di comprensione reciproca, espanso ancora di più dall’avvento della malattia.
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Il cancro nei rapporti con l’identità materna e paterna
Nel corso della lettura sembra proprio che la malattia sia sopraggiunta nel momento di riconciliazione, ma che nonostante i nervi tesi e il disperato tentativo di salvataggio, non abbia costituito un ostacolo ai rapporti umani. Almeno non per quelli tra le due donne, che ritrovano un’intimità perduta e la compassione di un corpo ferito, ma anche nuove sensazioni.
la Omma – “madre” in coreano – di Michelle Zauner si trova a dover mostrare le pene e le emozioni come mai aveva fatto prima al cospetto di sua figlia. Quella di “H Mart” è, dunque, una storia di ritorni alle origini, ma anche di inedite sensazioni e nuovi incastri familiari. Infatti, se il rapporto madre-figlia ha l’opportunità di crescere e maturare, quello tra l’autrice e suo padre sembra soffocare sotto i cedimenti materni: ogni volta che la malattia si fa più feroce, intorno alla donna si riunisce un capannello di altre donne, mentre l’uomo rimane una monade solitaria e priva di risposte. Così, anche dopo la morte della sua Omma, Michelle Zauner riesce a rimettere in piedi comunque un legame spirituale con lei, ma lascia naufragare quello con il padre, come se in un modo o nell’altro il raggiungimento della serenità familiare non possa mai essere possibile.
Le lezioni che mi impartiva, la prova della sua vita viveva in me, in ogni mio movimento, in ogni azione. Ero ciò che era rimasto di lei. Se non potevo essere insieme a mia madre, sarei stata lei.
Michelle Zauner di fronte a un bivio: se stessi o il ricordo?
È in questo modo che Michelle Zauner riscopre una connessione con la defunta madre. Una grande attenzione viene concessa, nel romanzo, anche ai traguardi culinari della scrittrice che, nel corso dell’accudimento nel lungo percorso della malattia, coccola la sua Omma con pietanze tipiche coreane. Anche dal momento della sua scomparsa, però, rimane legata alla cucina del paese materno, soprattutto per il potere evocativo, e continuerà a proporre l’arte culinaria come antidoto alle tristezze e come carezza simbolica.
Tuttavia ciò che forse si potrebbe trovare più spinosa è la presa di coscienza della necessità di diventare come la madre per permettere al suo ricordo di vivere degnamente. Sebbene questa svolta costituisca il momento più dolce del romanzo, in quanto coincidente con la fine del momento più tempestoso del lutto e con l’assorbimento della madre da parte della scrittrice, sembra che la defunta diventi quasi una divinità intoccabile. D’altronde è il rischio che si corre nel parlare di qualcuno che si ama ancora moltissimo e non si può più avere accanto come si vorrebbe.
Crying in H Mart, la visione realistica del cancro: è una malattia
Un altro tema altrettanto delicato è quello, inevitabile, della malattia. In particolare, di come la si affronta e delle aspettative che si hanno quando si tenta di guarire. Uno dei grandi meriti del romanzo-memoriale di Michelle Zauner è l’aver scritto nero su bianco che un atteggiamento ottimistico non aiuta a guarire, non da un cancro almeno. Che avere voglia di vivere non cambia le nostre sorti, se queste sono già state scritte.
Per chi ha sofferto come la scrittrice di “Crying in H Mart”, questi passaggi sinceri e privi di retorica equivalgono a scaricarsi di dosso un peso, che sorge non appena si insinua il dubbio di non aver tentato abbastanza. Nel romanzo non si concepisce il cancro in modo filosofico o ascetico, certo che no, il dolore viene urlato e non è presente nemmeno la più piccola traccia di insensato pudore. Tuttavia la narrazione non è nemmeno quella solita del nemico da battere con le armi della speranza: si tratta di una malattia, e come tale va trattata con cure mediche.
Tutto sembrava possibile se solo avevi un atteggiamento ottimista. Forse non avevamo tentato abbastanza, non ci avevamo creduto abbastanza, non l’avevamo costretta a mangiare abbastanza alghe azzurre. Forse dio ci odiava. C’erano altre famiglie che avevano combattuto e perso – e tra tutte le emozioni naturali e dolorosissime che ci aspettavamo di provare, questa era anche stranamente imbarazzante.
L’imbarazzo nell’accettazione
Zauner usa l’aggettivo «imbarazzante», e non appena si termina di leggere questa frase e si giunge al punto, non si può che trovarsi d’accordo con l’autrice. L’imbarazzo è proprio il sentimento più azzeccato per descrivere il risultato di insulse colpevolizzazioni e di ondate ottimistiche. Ma non è questa l’unica occasione in cui chi legge, prova una certa sintonia con l’autrice.
Accade persino nelle fasi più impulsive dell’adolescenza o forse anche quando il vuoto tra lei e il padre si fa più profondo: esservi in sintonia non vuol dire per forza condividerne il pensiero, ma avere una certa corrispondenza con i suoi sentimenti. Si soffre, si piange e si prova rabbia insieme lei, o sollievo e pace all’occorrenza. Questo è il risultato di una scrittura sincera, che parla di sentimenti puri e veri, ma che al contempo non sembra aver avuto luogo sulla scia delle emozioni travolgenti, ma proprio nel momento di accettazione del lutto e del dolore.
Crying in H Mart di Michelle Zauner: il memoriale di un cancro | il Chaos

"Crying in H Mart" di Michelle Zauner, la cantante della band Japanese Breakfast, è un memoriale denso di dolore e sofferenza, ma anche speranza per il futuro e una certa dose di serenità conclusiva. Come da tradizione nella letteratura, per approdare al lieto fine c'è bisogno di passare prima per una via lastricata di angosce e turbamenti. D'altronde il titolo non promette altro che questo: la giusta quantità di lacrime.
URL: https://www.mondadoristore.it/Crying-in-H-Mart-Michelle-Zauner/eai978880475432/
Autore: Camilla Elleboro
Autore: Mondadori
ISBN: 978880475432
Formato: https://schema.org/Paperback
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