“Espiazione” di Ian McEwan è stato subito accolto con favore dalla critica, che lo ha ritenuto “un romanzo meraviglioso” ad opera di un autore “cristallino e geometrico”. Ad oggi è considerato uno degli scritti più importanti ed imperdibili del nuovo millennio, accrescendo la propria fama negli anni anche grazie all’omonimo adattamento cinematografico “Atonement” del 2007.
“Espiazione” di Ian McEwan: i personaggi nella recita della vita
Non appena ci si addentra nella lettura, l’attenzione viene catturata sin dalle prime pagine. L’atmosfera è quella di un’estate caldissima di un 1935 in cui i primi segnali di un’imminente guerra fermentano in perfetta sincronia con la canicola e allo stesso modo fremono i personaggi della storia, sui cui Ian McEwan spende fiumi di inchiostro per inquadrarli e descriverli al meglio.
Ognuno di loro ha i propri subbugli interiori e, se non fosse per un occhio indagatore capace di penetrare nel loro animo, chi legge non verrebbe a conoscenza della loro complessa e vertiginosa psicologia. Il narratore stesso, decisamente interno alla storia e con una prospettiva onnisciente, assume posizioni sempre più interessanti man mano che le vicende si compongono.
Proprio come pezzi di un puzzle, anche la raffinata trama di “Espiazione” sembra scomposta in tanti piccole figure fatte di gesti misteriosi, parole sussurrate, sguardi muti. Ma soprattutto di personaggi, che preferiscono i soliloqui ai dialoghi reciproci e che agiscono in solitaria, determinando così conseguenze sconvolgenti.
Il romanzo di McEwan si basa su una delle debolezze umane: l’ineluttabilità degli eventi. Come nella teoria del piano inclinato, anche in “Espiazione”, una volta generata la causa, le conseguenze sono dietro l’angolo e con esse le variabili incidenti sulla vita di ogni personaggio. Proprio il concetto di personaggio letterario ha una certa compiutezza nel romanzo di McEwan: l’autore traccia un confine sottilissimo, quasi invisibile, tra realtà e finzione e, sul filo tra una dimensione e l’altra, si muovono i singoli componenti.
La scrittura come percorso di espiazione
L’equivoco tragico ha inizio in una duplice modalità. Dapprima, infatti, nasce e si sviluppa nella fervida immaginazione di Briony, che nell’incipit è una tredicenne curiosa ed infantile, per poi concretizzarsi in seguito ad un evento scioccante.
La ragazzina, in parte volente e in parte no, preda di una certa drammaticità, determina il destino di tutti quanti, alcuni dei quali scelgono consapevoli di partecipare alla sua recita. Il titolo stesso non è che la spada di Damocle che grava sul collo di una Briony ormai adulta, che si trova ad osservare e affrontare le conseguenze spiacevoli della se stessa d’infanzia.
«Come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? […]È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia».
L’espiazione dei suoi peccati avviene grazie al mezzo della scrittura che, con il suo divino potere decisionale sulle vite altrui, folgora Briony come una rivelazione. Dapprima si scopre innamorata del dramma teatrale e poi devota alla scrittura romanzesca, in seguito ad una sorta di delirio di onnipotenza. È affascinata dalle facoltà telepatiche dell’autore con i personaggi e con i lettori, nonché dall’assenza di morale e di giudizio.
Così pian piano la scrittura di Briony subisce un’evoluzione in chiave espiatoria. Dalle iniziali esperienze che la conducono verso il più grave fraintendimento della sua vita, fino al tentativo di mettervi riparo con carta e inchiostro.
“Espiazione” di Ian McEwan si realizza in una struttura labirintica
La costruzione del romanzo di McEwan è davvero labirintica e complessa. Composta di tre parti, più un epilogo finale ambientato nella Londra del 1999 e narrato in prima persona da Briony, l‘opera è ricca di voci e pensieri di tre personaggi chiave. Inizia così a ramificarsi l’architettura vertiginosa, dalla quale è possibile uscire in soli due modi: senza farsi coinvolgere, agendo dunque in virtù di una gelida indifferenza, oppure guidati dalle ipocrisie. In qualunque caso, la recita della vita è in scena e ogni personaggio ricopre il proprio ruolo lasciando da parte i più sventurati.
Con la guerra mondiale cadono le maschere
Quando nella narrazione giunge la Seconda Guerra Mondiale, lo sguardo di McEwan si stringe su una focalizzazione esclusiva sul tema. Tra gli sconvolgimenti del conflitto e i traumi di un’epoca, la storia si fa più realistica e cruda quanto basta per aprire gli occhi ad una Briony che, ormai, non è più una ragazzina. Per lei la commedia trova una brusca fine e la sua maschera cade dinnanzi all’epifania della verità.