“Il fondamentalista riluttante” di Mohsin Hamid: dualità tra Pakistan e USA

“Il fondamentalista riluttante” è un romanzo di Mohsin Hamid, pubblicato nel 2007. Con questo titolo, che di certo attira la curiosità di chi legge, lo scrittore pakistano offre, in sole tre parole, una prospettiva accurata e sincera dell’esperienza del protagonista: a partire dal titolo, l’impressione è quella di trovarsi di fronte ad uno scritto che privilegia lo sdoppiamento.

Le tecniche narrative de “Il fondamentalista riluttante”

La trama in sé per sé non sembra avere molto di originale. Il tema di fondo è quello dell’emarginazione sociale e dell’apparente incompatibilità culturale tra i due mondi del protagonista Changez: il Pakistan come paese d’origine e gli Stati Uniti che lo accolgono e gli cuciono su misura una nuova vita, diversa e più smagliante rispetto a quella della sua infanzia asiatica. Tuttavia, quel che rende “Il fondamentalista riluttante” un romanzo di grande interesse è il modo in cui lo scrittore sceglie di narrarne il contenuto.

Il protagonista è anche narratore in prima persona della propria storia, nella forma di un lungo monologo che presenta, sì, una divisione in capitoli ma solo per cadenzare il ritmo dei tumulti interiori di Changez. Ai ricordi ambientati nell’America degli anni ’90 e i primi del 2000 si alternano continue apostrofi ad un interlocutore americano del presente. Interlocutore, che, però, non prende mai parola. Nonostante ciò, il protagonista ne interpreta i movimenti, gli impercettibili gesti e ne indovina i pensieri più istintivi: conosce così bene l’ideologia statunitense da leggergli dentro.

I toni narrativi risaltano lo sdoppiamento

Sebbene lo stile adottato da Mohsin Hamid per Changez assuma toni confidenziali, chi legge comprende sin da subito che il personaggio principale non conosce l’uomo che siede di fronte a lui. Ciò non fa che aumentare la tensione che si avverte sin dall’inizio, da quando – lo si comprende bene – il protagonista finge di imbattersi nell’americano. Il tono con cui gli si rivolge, però, non è monocorde, ma assume più sfumature: è rassicurante, per quanto a volte brutalmente sincero, ma spesso anche incalzante.

Lo riempie di domande, ripete le parole che gli rivolge ad alta voce: è, insomma, il filtro tra chi sta leggendo e l’interlocutore. Noi non possiamo conoscere anche l’uomo americano come stiamo facendo con Changez, ne “subiamo” il suo punto di vista, e l’impressione a tratti è quella di una sovrapposizione tra il protagonista e il suo interlocutore.

Non è sempre possibile restaurare i propri confini dopo che sono stati turbati e resi permeabili da una relazione: per quanto ci proviamo, non possiamo ricostruirci nella forma autonoma che in precedenza immaginavamo di avere. Qualcosa in noi si trova adesso all’esterno, e qualcosa di esterno è adesso dentro di noi

Sono queste parole pronunciate da Changez a far comprendere cosa alberga dentro di lui. La scrittura di Hamid è sempre puntuale, si esprime per sensazioni tangibili e comuni, così che comprendere quanto provato dal protagonista non risulta complesso. Per un retaggio degli anni vissuti in serenità in America, con le certezze in una mano e le nuove emozionanti scoperte nell’altra, ma la mentalità di Changez a volte appare davvero duplice. Infatti, anche una volta tornato in Pakistan sotto una veste del tutto opposta, non può non rivolgere un pensiero all’America. E ciò, come si comprenderà dal titolo, lo renderà sempre di più un personaggio ambiguo fino alle battute finali, quando chi legge assisterà ad un cliffhanger di notevole intensità.

L’analisi storico-sociale di Mohsin Hamid

Un altro motivo, per cui risulta interessante leggere “Il fondamentalista riluttante”, è legato al ruolo mondiale dell’America e al periodo storico successivo all’11 settembre. Una parte del romanzo si ambienta proprio dopo l’attentato alle Torri Gemelle e dedica un’ampia sezione alle emozioni provate da Changez in quella occasione.

Quel che Mohsin Hamid mette in luce non è un cambiamento repentino e inimmaginabile nel suo protagonista. Anzi, nel romanzo sono presenti vari indizi legati alla sua opinione sulla vita in America: consumistica fino alla vergogna di se stessi, irrispettosa dei valori tradizionali di Changez, doppia e fagocitante. In questo quadro, quale può essere il ruolo del protagonista, specialmente dopo l’11 settembre? Lui stesso si definisce una coda, cioè quell’appendice di cui un essere vivente durante l’evoluzione potrebbe sbarazzarsi.

La narrazione di Hamid ha un perfetto equilibrio tra gli eventi, anche quelli più traumatici. Non affretta mai l’arrivo delle svolte narrative, non precipita gli eventi ma li centellina in modo misurato. Certamente un po’ per una sorta di strategia narrativa – cioè, la creazione di una suspence tensiva – ma anche, forse, per una naturale delicatezza nella scrittura di temi ancora oggi caldi. Con la notevole lucidità storico-sociale che appartiene ai bravi scrittori, Hamid compie un’analisi dei traumi che una grande porzione della Terra hanno in comune.

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Il fondamentalista riluttante
Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid

“Il fondamentalista riluttante” è un romanzo di Mohsin Hamid, pubblicato nel 2007. Con questo titolo, che di certo attira la curiosità di chi legge, lo scrittore pakistano offre, in sole tre parole, una prospettiva accurata e sincera dell’esperienza del protagonista: a partire dal titolo, l’impressione è quella di trovarsi di fronte ad uno scritto che privilegia lo sdoppiamento.

URL: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-di-lingua-inglese/il-fondamentalista-riluttante-mohsin-hamid-9788806238889/

Autore: Mohsin Hamid

Autore: Giulio Einaudi Editore

ISBN: 9788806238889

Formato: https://schema.org/Paperback

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