
Nel 1982 viene dato alle stampe “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa / Bernardo Soares. Il libro – pubblicato postumo – è in forma di frammenti, a volte incompleti. Sembrerebbe essere uno scritto fatto di annotazioni e promemoria disordinati, il cui lavoro di riorganizzazione ha costituito uno sforzo duraturo e notevole. Tuttavia nonostante i punti in sospeso e le lacune testuali, “Il libro dell’inquietudine” è una preziosa chiave di lettura dei meccanismi mentali e psichici dell’animo umano. Un tesoro nascosto tra le carte sparse.
Grazie alla traduzione di Antonio Tabucchi, l’opera di Pessoa raggiunge anche il pubblico italiano nel 1986. Tabucchi inquadra alla perfezione l’approccio memorialistico e anche intimo e privato del protagonista Bernardo Soares. Nell’edizione da lui curata lo definisce un «grandioso zibaldone fatto di journal intime, di riflessioni, di appunti, di impressioni, di meditazioni, di vaneggiamenti e di slanci lirici che egli chiama Libro e che noi potremmo chiamare romanzo.»
“Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa: un esercizio introspettivo
Pessoa compone un vero e proprio romanzo. Nonostante la trama sia quasi nulla, di Bernardo conosciamo tutto e così anche del suo ambiente di lavoro, della sua Lisbona. Ma, non pago di un involucro esterno in cui collocare il suo protagonista, Pessoa ne indaga il nucleo centrale così a fondo che chi legge è portato quasi a credere ad una vera autorialità del signor Soares, ideatore e creatore dei suoi pensieri. Al centro della scrittura di Pessoa-Soares vi sono i sentimenti più vari e multiformi del suo animo, che tocca lo sconforto più immobile, ma anche punte di insubordinazione improvvisa al vivere comune. Con lo schema mentale dell’uomo matematico, Soares analizza le sensazioni che prova giorno per giorno. Il risultato è una cronaca che assume ora la forma del flusso di coscienza, ora lo stile delle frasi poeticamente ermetiche.
Bernardo Soares è un contabile. Perciò, tenendo fede alla meticolosità che lo caratterizza, annota costantemente i suoi stati d’animo. Indaga il suo eterno senso di non appartenenza e inadeguatezza, descrivendolo come un lungo sonno e stato d’incoscienza. Da questa sensazione di incomprensione verso se stesso e verso ciò che lo circonda derivano tedio e inquietudine. Così ogni pensiero conduce al fastidio di illudersi di essersi capiti, senza arrivare mai a farlo davvero. Il randagismo del protagonista – non appartenere a niente, non desiderare niente e non curarsi di questa angustia – è la sua essenza più vera. L’unico mezzo per alleggerire la gravità del suo tedio e la monotonia della sua vita è la scrittura. Un anestetico purificatore che lo porta a sentire con meno vigore.
«Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire.» – Fernando Pessoa
Il flusso di coscienza tra le strade di Lisbona e la lingua poetica
Perdersi nel fluire continuo delle meditazioni del protagonista potrebbe essere facile per chi legge. Tuttavia tra le pagine de “Il libro dell’inquietudine” vi sono degli attimi di quotidianità che fanno da cornice al tedio di Soares. Uno degli scenari di vita concreta è rappresentato da Lisbona, così tanto amata. L’osservazione della città mentre si sveglia e quando inizia a prendere il ritmo di un nuovo giorno è per lui uno dei fugaci piaceri. Ne cattura i colori e ne ode il vociare. Ma quello di Bernardo Soares è solo un desiderio di poter partecipare veramente alla vita di Lisbona. Nonostante ne percorra le strade, non riesce a viverle pienamente. Ogni azione è filtrata da riflessioni perenni, verso le quali Soares avverte ora disagio ora godimento.
La lettura del romanzo di Pessoa si fa espressione piena dell’incompletezza dell’animo umano. Ogni contraddittorietà è amplificata dalle parole del protagonista, affetto com’è da un costante senso di privazione. Perciò leggerne i frammenti è un’esperienza di arricchimento e profonda introspezione. La lingua ricca di neologismi e fitta di vocaboli della sfera emotiva contribuisce ad acuirne il senso di intimità e di poeticità. “Il libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa è un esercizio di attenta meditazione, proprio dell’essere umano che si fa specchio delle fragilità proprie e altrui.