“Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry è uno dei libri più noti della letteratura mondiale. Ha l’apparenza di un racconto per bambini, ma in realtà è una fiaba filosofica che invita a riflettere sul senso della vita complice, forse, il terribile periodo storico in cui il libro vede la luce: “Il Piccolo Principe” viene pubblicato nel 1943, nel pieno della Seconda guerra mondiale.
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La realtà irrompe nella narrazione e diventa racconto
Partiamo dalla contemporaneità del racconto: il velivolo dell’aviatore subisce un guasto durante una perlustrazione bellica. Di fatto si tratta della stessa attività in cui Saint-Exupéry era coinvolto in quegli anni, quindi il deserto potrebbe benissimo simboleggiare lo scempio bellico.
In un primo momento Antoine non si arruolò, essendo già disponibili numerosi piloti francesi, inoltre come giornalista fu ritenuto maggiormente indispensabile in patria. Tuttavia quando i tedeschi occuparono la Francia, si arruolò: riteneva che ogni essere umano, indipendentemente dalla propria posizione sociale, aveva il diritto e il dovere di spegnere l’incendio bellico.
Antoine Santi-Eupéry morì proprio nel corso di un volo di ricognizione, sul finire della Seconda guerra mondiale. Il relitto del suo aereo è stato rinvenuto solo nel 2004 e si è arrivati alla conclusione che sia stato abbattuto dalla Luftwaffe, ossia l’aviazione militare tedesca.
Tra Illuminismo e Romanticismo
“Il Piccolo Principe” come opera letteraria si muove tra Illuminismo e Romanticismo. Dell’Illuminismo possiede un tono moraleggiante, infatti le idee fondamentali del racconto vengono pronunciate dagli stessi personaggi, proprio come succedeva nelle opere di Voltaire.
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Ricollegandoci al Romanticismo, notiamo invece che il piccolo protagonista soffre di fronte la meschinità delle persone, soprattutto perché non riesce a trovare una valida risposta a tutti i suoi interrogativi. Tale espediente richiama le opere del filosofo tedesco Johann Fichte, che era solito contrapporre la personalità dell’artista a quella anonima e omologata della folla.
Chi è il piccolo principe? 3 anime di una sola persona
Il racconto è autobiografico, l’autore si identifica sia con il pilota (nonché narratore) sottoposto alle regole del mondo adulto, sia con il piccolo principe dallo sguardo limpido e in grado di svelare vizi e menzogne. Questa doppia identificazione riconduce al messaggio cardine de “Il Piccolo Principe”: diventare adulti non deve uccidere la capacità di sognare. Di conseguenza il pilota simboleggia il modello di adulto che incarna le caratteristiche propugnate dal romanzo: crescere senza nascondere il bambino che è sempre dentro di noi.
Il piccolo è anche simbolo del bene e della spiritualità: è lui infatti a spronare il pilota nel riscoprire il suo amore per l’arte, un amore nato quando era piccolo, ma deriso dagli adulti. Da questo elemento, quasi banale, il piccolo è in grado di svergognare le ipocrisie degli adulti. La valenza salvifica della sua figura si accentua molto nell’episodio in cui viene morso dal serpente: molti vi hanno visto un omaggio dell’autore per il fratello Francois, morto qualche tempo prima ma per molti critici, invece, rappresenterebbe la rinascita del mondo umano una volta finito il Secondo conflitto mondiale, interpretazione in linea pure con quella spirituale riconducibile al Cristianesimo.
Parabole e spiritualità: il deserto e la fonte d’acqua
Ogni capitolo possiede un significato molto più profondo, che viene colto solo leggendo con attenzione procedendo con uno stile basato su parabole e interiorità. Un luogo fondamentale ne racconto è infatti il deserto, che diviene simbolo del mondo contemporaneo, un mondo in cui gli interessi materiali spingono nel dimenticatoio i valori essenziali, come la fede -indipendentemente dal tipo di religione professata-.
Il pilota e il piccolo principe nel deserto si incamminano per cercare una fonte d’acqua, indispensabile non solo per sopravvivere, ma soprattutto perché si tratta di un simbolo di salvezza, vitale per ritrovare ciò di cui l’uomo ha realmente bisogno per vivere. In questo senso, dunque, il piccolo principe scende sulla Terra per redimere e salvare gli adulti dai loro peccati. Ogni personaggio che il ragazzino non a caso incontra prima di approdare nel deserto incarna vizi o difetti umani.
Chi incontra il piccolo principe sui pianeti: simbolismo dei personaggi
Il serpente quindi è l’incarnazione della morte, tuttavia in questo libro la sua figura non è intesa in senso negativo perché il suo morso mortale simboleggia l’inizio della vita spirituale, un tipo di vita che sulla terra è ormai dimenticata a favore della razionalità.
L’insieme dei difetti umani, la radice originaria, è rappresentato dal Baobab, mentre i personaggi ne incarnano le singole declinazioni. Pertanto l’albero si identifica con il male che va estirpato subito dalle radici, altrimenti si diffonderà contaminando l’intera umanità.
Il re possiede la presunzione di poter dominare qualsiasi cosa, pensando di poter calpestare persino la libertà delle persone. Il vanitoso ritiene di essere migliore di tutti e per questo avere tutti ai suoi piedi, mentre l’ubriacone è colui che fugge dalle responsabilità della vita. L’uomo d’affari, forse il più attuale di sempre, pensa solo al guadagno materiale ignorando i valori della vita, e il geografo, che in apparenza svolge una professione utile, si limita in realtà solo a scrivere migliaia d’informazioni in maniera meccanica, senza manifestare il desiderio di conoscere davvero il mondo attraverso il filtro dei propri occhi. Quindi il piccolo principe, dubbioso, si chiede: davvero è questa la giusta conoscenza del mondo?
L’unica persona ad avere accezioni positive è il lampionaio. perché è il solo a non essere egoista dedicando la sua vita al bene altrui. Il paradosso in cui vive però fa sì che il suo pianeta sia troppo piccolo per ospitare un’altra persona, regalando un’altra perla di simbolismo: non è facile vivere accanto a persone che usano il cuore in tutto quello che fanno perché significherebbe confrontarsi prima di tutto con la propria statura morale e la propria volontà.
Il piccolo principe e la Rosa Consuelo: cos’è l’amore?
La rosa è uno dei personaggi principali nel racconto di Antoine De Saint-Exupéry, incarna le fondamente di ogni rapporto, che sia d’amore o d’amicizia poco cambia, tutti i legami che connettono alle altre persono sono legami d’amore. Il piccolo principe vede la Rosa e si innamora in modo imparziale delle sue virtù come dei suoi vizi, con uno sguardo di tenerezza e comprensione per le piccole manie della Rosa. La riempie di attenzioni, ma il fiore sembra pretendere di più, ed anche per questo motivo il bambino, deluso e non sentendosi amato, parte per scoprire nuovi mondi. La parabola del viaggio e della maturità aiuta il piccolo principe a scoprire il vero significato del rapporto con la Rosa, comprendendo meglio le sfumature delle emozioni e quanto in realtà sia importante per lui.
È il tempo che hai perso per la tua rosa che rende la tua rosa così importante.
La rosa viene descritta come incostante, vanitosa, complicata ma anche fragile proprio come una donna. Secondo i critici in questo ritratto è possibile riconoscere Consuelo, la moglie di Antoine de Saint-Exupéry. Consuelo era una donna piuttosto complicata e gelosa, lei e il marito erano spesso in crisi, eppure nei momenti complicati del marito, Consuelo era sempre presente ed è stata di grande supporto anche durante la stesura de “Il Piccolo Principe”. Lo Antoine ammetterà spesso di avere un rapporto travagliato con la moglie, ma l’amore per lei trionferà sempre ed è quello che accade anche al piccolo principe con la sua rosa (De Saint-Exupéry dopo l’uscita del romanzo si pentì di non aver dedicato il libro anche a Consuelo).
È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio. – Dialogo tra il piccolo principe e la rosa
Il piccolo principe e la volpe: l’amicizia è addomesticamento?
Un altro personaggio fondamentale è la volpe attraverso cui Antoine insegna il valore dell’amicizia e l’importanza dei legami attraverso il concetto di addomesticamento. La volpe, pur intrattenendo un rapporto alla pari con il piccolo principe, svolge pure l’importante ruolo di veicolare i messaggi fondamentali del romanzo: condividere la vita insieme muta l’esistenza delle persone regalando molte emozioni. La gioia dell’amicizia è proporzionale al dolore della separazione.
L’addomesticamento, così come viene concepito nel racconto di Saint-Exupéry, rende l’amico una persona unica e di grande valore. Con l’addomesticamento si realizza quindi un legame di amicizia esclusivo e speciale, un profondo attaccamento nato dalla conoscenza reciproca e profonda dei due amici, sia nei pregi che nei difetti. Chissa se lo psicologo John Bowlby nel 1969 nel formulare la teoria dell’attaccamento sul legame che si instaura tra genitori e figli, non si sia lasciato ispirare dalla stessa lettura de “Il Piccolo Principe”!
In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino… – Dialogo tra il piccolo principe e la volpe
Non si vede bene che con il cuore. Che cosa significa?
Un’interpretazione maggiormente spirituale del racconto, emerge da quello che è il messaggio fondamentale del romanzo: incitare ogni essere umano a sentire emozioni ed intuizioni con il cuore piuttosto che con la mente, e soprattutto concentrarsi sul presente. Non a caso i bambini percependo solo il presente sono continuamente stimolati dalla fantasia e dalle nuove esperienze, amano ogni elemento che li circonda con fiducia e trasporto, anche il più delicato profumo o il più banale suono. Questa capacità man mano che si cresce si riduce a favore di pensieri meccanici, che frenano le emozioni stesse. Da questo ragionamento scaturisce la frase più bella ed emblematica de “Il Piccolo Principe”:
Addio – disse la volpe. – Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint-Exupéry non condanna il lavoro e le varie occupazioni quotidiane necessarie alla sopravvivenza, ma sprona invece gli adulti a non lasciarsi assorbire completamente da questa visione del reale e a non seppellire dentro di sé la meraviglia.
I grandi amano le cifre. Quando raccontate loro di un nuovo amico, non vi faranno mai domande sulle cose essenziali. Non vi chiedono mai: Che tono ha la sua voce?” […] Vi chiedono: “Quanto guadagna suo padre?” Solo allora sono convinti di conoscerlo.
“Il Piccolo Principe” dedicato ai bambini grandi e piccoli
La verità è strettamente connessa all’essenziale, così come la realtà del viaggio. Sia il piccolo principe che il pilota sono esploratori, la dimensione del viaggio consente loro di apprendere e sperimentare il mondo senza filtri ed inibizioni, imparando a conoscere la vita con saggezza. Dal viaggio scaturisce la conoscenza di altri esseri viventi e la nascita di un nuovo sentimento per il piccolo principe, pioniere dell’esistenza: l’amicizia.
L’essere umano è appagato quando si sente importante per gli altri, anche se in tanti pensano che ciò possa limitare la libertà personale. Eppure la vera libertà viene fuori proprio quando l’uomo è libero di esprimere le emozioni e i sentimenti che coltiva dentro.
In fondo a pensarci bene, basta considerare che “Il Piccolo Principe” è stato dedicato da Antoine de Saint-Exupéry proprio al suo amico d’infanzia Léon Werth.
Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini. E ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano. – Antoine de Saint-Exupéry
“Il Piccolo Principe” è un romanzo molto breve, ma di una profondità e complessità stupefacente, per comprenderlo non bisogna leggerlo con gli occhi, ma con il cuore, come suggerisce l’autore di vivere la vita, facendo affiorare il bambino che è in noi, ciò lo renderà sempre attuale.
Valutazione: 4/5