Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi. Chi è?

Il commissario Ricciardi. "Il senso del dolore. L'inverno del commissario Ricciardi" di Maurizio de Giovanni

“Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi” di Maurizio de Giovanni è un giallo del 2007, il primo volume della serie ambientata negli anni ’30 del secolo scorso a Napoli.

A volte, c’è da dirlo, il difetto dei romanzi gialli è che hanno tipi di personaggi riproposti sempre, dei topos letterari che vengono riutilizzati da anni, con poche variazioni, e spesso non molto originali. Il marito traditore, l’amante geloso, il socio d’affari ingannevole, ecc. Sono cose che ci si abitua a leggere, tanto da arrivare ad aspettarseli anche insieme ad un impianto narrativo fisso nei suoi canoni. Non è così con i romanzi del commissario Ricciardi.

“Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi” di Maurizio de Giovanni

Il romanzo presenta una struttura narrativa particolare che segue contemporaneamente il corso delle indagini mentre indaga il punto di vista del colpevole, non visto solo come un criminale da punire, ma come una persona ferita dal mondo. Ad un certo punto dovrà fare i conti con le conseguenze delle sue azioni e ciò avviene in modi inaspettati e gravanti sulla psiche.

Il protagonista è il nobile Luigi Alfredo Ricciardi, abile nel risolvere i delitti più intricati, intelligente, silenzioso, sagace e con pochi amici. Non è ben visto dai colleghi, sia per invidia sul lavoro che per voci insistenti sul suo portare jella. E se c’è una cosa a cui a Napoli si è sempre creduto, ieri come oggi, è la jella. Le malelingue non lo sanno, ma hanno ragione a sospettare che il commissario non sia normale, anche se non come credono loro. Ricciardi, infatti, sin da bambino è in grado di vedere i defunti.

Non fantasmi veri e propri, anime erranti che vengono da lui per chiedere giustizia, ma frammenti di anime, gli ultimi pensieri e sentimenti prima della morte. Un dono terribile, che funziona solo con le vittime di morti violente, quasi chiedessero giustizia. Ricciardi ha un rapporto speciale con la morte, un rapporto non voluto, odiato, una maledizione che grava su di lui. É un segreto che lo fa soffrire, ma che gli permette anche di risolvere i casi di omicidio. Lui vede gli ultimi istanti delle vittime, ne conosce gli ultimi segreti, e grazie a ciò può risolvere il mistero della loro morte.

La maledizione di un eroe atipico

Ricciardi è un uomo in bilico tra il mondo dei vivi e dei morti. Spesso ai suoi occhi si confondono. Morte e vita, vita e morte: l’eterno conflitto senza soluzione. Ricciardi al centro, testimone e vittima, con il peso del mondo su di sé. Lo chiama il Fatto. Da quando il Fatto si è manifestato, Ricciardi non è stato più in grado di assaporare la vita, diventandone uno spettatore ai margini. Non si considera fatto per la vita, ma per la morte, per il dolore di chi non c’è più e di chi resta. Vive lui stesso in un perenne stato di dolore, proprio e altrui, che acuisce un carattere cupo, inadatto al mondo dei vivi.

Il dramma di Ricciardi è la sua non appartenenza, la maledizione di un eroe atipico, che potrebbe essere ai vertici della società, vivere nella ricchezza garantita dalla sua posizione sociale, ma ha scelto diversamente, per seguire il suo ideale di giustizia. Napoli fa da sfondo al dramma del commissario, una città essa stessa in bilico tra la vita e la morte, che più di ogni altra può accogliere un’anima tormentata come quella di Ricciardi. Non sembra esserci salvezza, ma solo capacità di reagire. E sopravvivere.

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