“Il taglio dell’angelo” di Claudio Coletta. Crisi interiore di un giallo

"Il taglio dell'angelo" di Claudio Coletta

“Il taglio dell’angelo” di Claudio Coletta è un romanzo di grande impatto morale e sociologico, ispirato ad una storia vera. Lo stile è asciutto, la stesura coinvolgente e, come nella migliore tradizione dei thriller italiani, con frequenti incursioni nelle sfaccettature psicologiche dei personaggi.

“Il taglio dell’angelo” di Claudio Coletta. Storia di crisi e delitti irrisolti

 Il romanzo segua le intuizioni, le crisi e le scivolate negli abissi di un dottore, il professor Lorenzo Baroldi. Il giallo ha inizio con il personaggio di un giovane immigrato trovato morto in circostanze sospette. Non proprio. L’evidenza del mistero è chiaro solo a Baroldi che fa diventare l’indagine il pretesto perfetto per rimandare la propria crisi interiore. Ma i fili si mescolano e non c’è l’una senza l’altra. Così tra ipotesi e teorie, le tensioni e le proprie preoccupazioni personali affiorano e si legano a doppi fili con la ricerca della verità.

Addentrantosi nei dettagli e dei particolari, si scopre che in realtà il giovane è stato avvelenato da sostanze sconsciute che hanno avuto sul corpo un effetto simile all’avvelenamento da sostanze nucleari. Ecco che il giallo è ufficiale, e pure il caso. Baraldi entra in un vortice di eventi con colleghi, giovani tirocinanti, un amico Commissario a Genova, gli immigrati ospiti del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Tor Bella Monaca, quartiere romano desolato e abbandonato.

Tutte e tre le vittime hanno avuto i funerali con cremazione pagati da misteriosi personaggi. Così tra le linee di un giallo che non si uniscono e la sua vita in subbuglio, Baraldi è assediato dalle sveglie notturne. Con la lettura dei suoi testi preferiti cerca di combattere i rimorsi del passato, le preoccupazioni per i figli, il rapporto stanco con la moglie.

Dualità con la città. Roma tra fasti e decadenze

Roma, con le luci ed i colori dei suoi mercati, gli affollati mezzi pubblici, si erge affascinante e superba tra splendori e miserie, onirica e fantastica, sublime e misteriosa. Fa da sfondo ad una vicenda ingarbugliata il cui filo si va lentamente dipanando. Il ritorno di Domenicucci nella capitale, giunto in aiuto di Baraldi, viene vissuto dal commissario come spaesante. Percepisce inizialmente la città come “un posto estraneo e potenzialmente ostile”, che però gradualmente lo riabbraccia con le sue affascinanti bellezze: il Lungotevere, il Gianicolo, il mercato di Piazza Vittoria…

Una dualità che spinge confronto e riconoscimento reciproco si nota come struttura in alcune scelte dell’autore. Roma splendida coi suoi affascinanti monumenti e Roma desolata nelle sue periferie, ma anche il professore Baroldi ed il commissario Domenicucci. Medico l’uno e poliziotto l’altro, sono due mondi apparentemente opposti, ma accomunati dalla ricerca della risoluzione dei misteri. Uno studia i corpi, l’altro le anime, ed entrambi cercano i mali nascosti che vi si annidano.

La narrazione procede in modo lineare, svelando gradualmente nuovi tasselli di un puzzle difficile da completare. Fatti diversi tra loro, legati da un filo che si va gradualmente dipanando grazie all’intuito e alla forza di una promessa. Una vicenda in cui “non sono ammessi passi falsi”, una pericolosa partita a scacchi con gente pericolosa e organizzata che da Roma giunge ai verdi ed asettici panorami della Svizzera. Baraldi è costretto a scendere a patti con la sua coscienza ed è combattuto per il giuramento fatto ad Aisha. Scopre la verità ma non ha prove tra le mani. Si trasforma in un moderno don Chisciotte consapevole della sua corsa vana contro mulini a vento enormi e potenti. La poesia preferita del prof. Lorenzo Baroldi, “El Angel” di Borges, pare illuminare d’un tratto l’epilogo della vicenda.

«Signore, alla fine dei miei giorni sulla Terra/ che io non abbia offeso l’Angelo.»

L’Angelo di Castel Sant’Angelo, secondo una visione di Papa Gregorio Magno, fermò la terribile pestilenza che affliggeva Roma nel 590 d. C., con il taglio della sua spada. Proprio questo gesto ispira il titolo del libro e diventa simbolo di una giustizia imparziale che però non sempre gli uomini riescono ad ottenere. Lorenzo Baroldi denuncerà quello che ha scoperto, consapevole di non avere prove ma pronto a scendere a patti con la sua coscienza. Onorerà la memoria delle giovani vite spezzate senza giustizia, oppure terrà per sé una verità scomoda e difficile?

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