
“La ballata del vecchio marinaio – The rime of the ancient mariner” di S. T. Coleridge, pubblicata nel 1798, è considerato il Manifesto del Romanticismo inglese per eccellenza. Non è un testo che viene facilmente scelto, probabilmente perché non si conosce bene la sua tematica e il velo di mistero che avvolge l’atteggiamento del protagonista, simbolo dell’essere umano e di tutta l’umanità. Leggere questo testo aiuta a riflettere sull’importanza dei valori nella vita e sulla possibilità di rinnovarsi, attraverso un’analisi della propria esistenza. L’obiettivo è evitare il ripetersi degli errori. La maestria di Coleridge sta nel raccontare in pieno romanticismo una riflessione tanto attuale attraverso la magia di un linguaggio ricco di simboli e metafore.
“La ballata del vecchio marinaio – The rime of the ancient mariner” di Coleridge
Il concetto Natura-Uomo, più che mai presente nel Romanticismo, emerge in primo piano già dal momento in cui il marinaio cerca di cacciare via l’Albatro, simbolo della Natura creata da Dio. Dunque, la Natura si ribellerà al marinaio. Il messaggio è chiaro: solo se l’uomo ama la Natura, la Natura amerà l’uomo.
È ambientato in un oceano illimitato. Il protagonista passerà giorni illuminati da un sole che inesorabilmente mette in luce gli aspetti più critici. Attraverserà notti illuminate da una luna che – agli occhi del protagonista – mitiga e nasconde. Cercando di leggerlo con il testo a fronte, si scoprirà il linguaggio arcaico – rime invece di poem, mariner invece di sailor – che insieme ai suoni delle ripetizioni e dei ritornelli della ballada medievale, mette in scena una musicalità data anche dalla letteratura orale, frequente in quell’epoca. Ebbene sì, un tema attuale inserito in un contesto fantastico pieno di arcaismi, un contesto che presenta una storia appartenete ad un passato vago avvolto da un alone di voluta incredulità.
L’esempio del vecchio marinaio
Nella prima parte della “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge, dopo una tempesta, la nave sarà seguita da un albatro. Il vecchio marinaio, pensando che la causa della sciagura sia stato il grande volatile, lo uccide. È questo il momento in cui il lettore inizia a riflettere, ma lo stesso protagonista lo invita a farlo, poiché, già nella seconda parte, il marinaio inizia a subire le conseguenze della sua azione. Si legge una punizione, la nave sarà popolata da gente affamata o assetata. Successivamente, il marinaio prende coscienza delle sue colpe, la sua coscienza lo avverte pesantemente. Il senso della solitudine è molto presente, il vecchio lo avverte quando la sua anima colpevole è tagliata fuori non solo dai rapporti sociali, ma anche dalla natura.
La simbologia del marinaio per l’Umanità
Il marinaio, che nella nostra attualità rappresenta l’Umanità, verso la fine della storia si rende conto di avere sbagliato ed inizia tutto un processo di pentimento, penitenza e redenzione. Capirà che dovrà espiare la sua colpa attraverso il continuo racconto della sua esperienza. Grazie a ciò l’Umanità è istruita e avvertita, dovrà capire che il rapporto Natura-Uomo va rispettato reciprocamente. Questa è una riflessione su cui ci si sta soffermando molto in questo periodo, ma è chiaro che non basta solo il pensiero, occorrono i fatti.
Ma allora gli uomini seguiranno l’esempio del vecchio marinaio, come suggerisce “The rime of the ancient mariner” di Coleridge? Capiranno che dovranno soffermarsi per fare un esame di coscienza al fine di trovare un equilibrio esteriore con la Natura? Un equilibrio che porterà benefici anche a livello interiore attraverso le bellezze di un mondo ricco di colori, profumi e suoni, messi a disposizione del benessere psico-fisico dell’uomo. Proprio nello stretto rapporto con il circostante affondano le radici molti scrittori, poeti ed artisti, che guardano alla Natura come fonte perfetta di ispirazione. Lei, Madre benefica e Matrigna arrabbiata, ambientazione ideale e modella instancabile di quadri e opere d’ arte.
«L’ uomo è nato come opera d’arte, crescendo si è trasformato e si è manifestato in parte come opera migliore, e in parte come parte peggiore dell’opera stessa.» – “The rime of the ancient mariner” di Coleridge