“La mia seconda vita” di Christiane F. oggi e il coraggio di farcela

Christiane V Felscherinow

“La mia seconda vita” di Christiane F. – al secolo Christiane V. Felscherinow – è un libro autobiografico con la collaborazione della giornalista Sonja Vukovic, edito nel 2013 da Deutscher Levante Verlag GmbH, prima edizione Rizzoli nel 2014.

«Noi ci immaginiamo di comprarci la cava di calce quando non verrà più sfruttata. E lì sotto ci vogliamo costruire delle case di legno con un enorme giardino pieno di animali e con tutto quello di cui uno ha bisogno per vivere. L’unica strada che c’è per arrivare alla cava la vogliamo chiudere. Non avremmo comunque più alcuna voglia di ritornare su.»

È con queste riflessioni che si metteva la parola fine a “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino“, un libro-verità pubblicato nel 1980 e che ebbe un successo enorme raccontando la vita di Christiane, una ragazzina tedesca di appena quattordici anni caduta nella tragica rete della droga e della prostituzione. Dopo aver letto, e riletto, quel libro sconvolgente, dentro di me è rimasto acceso un interrogativo: cosa sarà successo a Christiane F.? La risposta si cela nel secondo libro.

“La mia seconda vita” di Christiane F.

Scritto nel 2013, il libro narra le vicende di Christiane dopo l’anno 1978 e si apre con un primo capitolo dal titolo molto eloquente: “Uno schifo di vita”. Christiane ha cinquantuno anni, l’epatite C, la fibrosi. Vive da sola in una casa con pochissimi mobili ma circondata da tanti libri che hanno, su di lei, un effetto terapeutico.

«I libri sono le medicine che mi somministro. Quando viaggio con la fantasia sono libera, non ci sono limitazioni e doveri, posso fare e non fare quello che voglio, non deludere nessuno. Mi fa bene. Io credo che il corpo stia bene quando l’anima è sana, e viceversa. Leggere mi aiuta.»

Christiane non è riuscita ad abituarsi alla vita in campagna, dalla nonna, dove era stata mandata per disintossicarsi e allontanarsi da quel mondo squallido e perverso che le aveva fatto solo del male. Inizia quindi un lungo girovagare che la porta a viaggiare, con soste più o meno lunghe, tra la Germania, la Grecia e la Svizzera. Anni in cui conoscerà tante persone, compreso David Bowie, l’idolo della sua gioventù. Un incontro, però, che la deluse molto. Nel settembre del 1985, Christiane viene arrestata. Trovata in possesso di eroina, viene processata e condotta nel carcere femminile di Plotzensee.

«In carcere, spesso mi sono sentita più libera di quando ero in libertà. […] I dieci mesi a Plotzensee passarono in fretta e non li trovai così terribili. Ci si abitua a tutto. La psiche ha strumenti di difesa davvero buoni, che nelle situazioni difficili ti portano ad attaccarti alle cose belle. Perfino se si tratta di illusioni. »

La vita di Christiane cambia del tutto con la nascita di suo figlio.

«Il bambino mi ha fatto bene, ha fatto di me una persona migliore. Mi ha ridato la voglia di vivere di giorno, insegnato a onorare di nuovo i miei appuntamenti, a essere affidabile…»

Ma le viene tolto dai servizi sociali e affidato a un’altra famiglia.

«Portar via il figlio a una madre è come strapparle il cuore e privarla dell’anima senza ucciderla.»

In tutti gli anni successivi alla clamorosa uscita del primo libro, e del film che ne fu tratto, Christiane ha dovuto convivere con una domanda onnipresente e quotidiana: “Tu sei Christiane F., vero?” Assalita continuamente da giornalisti e curiosi, ha voluto scrivere ancora di sé per far sapere la verità in mezzo a tanta falsità che le è stata vomitata addosso.

Leggendo il secondo capitolo della storia di questa donna, ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a una persona consapevole e coraggiosa, che non punta il dito contro nessuno e che vuole solo essere lasciata in pace. Una donna cresciuta troppo in fretta, profondamente sola, la cui unica ragione di vita, oggi, è il figlio al quale ha cercato di dare, nonostante tutto, l’amore e la presenza che sono mancati a lei.

«Ce l’ho fatta. A modo mio. Nemmeno io ci avrei creduto.»

Breve sinossi

Era il 1978 quando Christiane F. squarciò il velo sull’inferno della tossicodipendenza con “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”: il libro divenne il simbolo di una generazione falciata dalla droga e trasformò la protagonista nell’incarnazione dell’inquietudine giovanile. Oggi Christiane ci impressiona e ci commuove come allora raccontandoci un’intera vita di solitudine e disperazione: la disintossicazione, gli anni felici e folli insieme agli idoli del rock e della letteratura, le ricadute, la lotta per la sopravvivenza in un carcere femminile, le amicizie pericolose, le malattie, gli aborti, e un figlio adolescente di cui le è stata sottratta la custodia. Ancora una volta, Christiane non ha paura di scoprirsi, ed è proprio la sua spietata onestà che rende questa autobiografia un racconto straordinariamente coraggioso, intriso di una dolorosa consapevolezza:

«Io sono e resterò sempre una star del buco. Un animale da fiera. Una bestia rara. Una ragazza dello zoo di Berlino.» – “La mia seconda vita” di Christiane F.

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