“La piuma” di Giorgio Faletti. L’incomprensione della semplicità

"La piuma" di Giorgio Faletti

“La piuma” di Giorgio Faletti è stato pubblicato un anno dopo la morte dello scrittore. Un insieme di vicissitudini dal sapore fiabesco forniscono insegnamenti morali e filosofici, seguendo il cammino leggero di una piuma mossa dal vento.

“La piuma” di Giorgio Faletti è un viaggio tra realtà disparate

Giorgio Faletti accomiata il suo pubblico con una delle opere più intense, struggenti e significative al tempo stesso. Una piuma accompagna il viaggio del lettore tra le realtà umane più disparate, tra meschine bassezze e inconsapevoli condanne, fino ad arrivare alla comprensione del significato ultimo e profondo di ogni cosa.

La piuma comincia a viaggiare e dapprima arriva a un tavolo al quale sono seduti un Re e il suo Generale, intenti a preparare l’infallibile piano per la battaglia, noncuranti del quantitativo di soldati costretti a morire per garantire la vittoria. Nessuno si accorge della piuma tranne le nuove e continue folate di vento che conducono a nuovi approdi. Come lo spettacolo della disillusione di una ballerina tanto innamorata e non corrisposta dal suo amore, fino alla rassegnazione della “Donna di tutti”, quella che chiude la finestra di un mondo che non le sarebbe mai appartenuto e rientra nel mondo a cui nessuno- tranne lei – appartiene.

«La piuma, come tutte le cose che non possono cadere, ritrovò l’amore di un vento devoto e gli si affidò con un abbandono che non necessitava di ricompense».

E come ogni cosa che non necessiti di ricompense, la piuma ritrova alla fine del racconto colui in grado di prestare attenzione alla presenza di una leggerezza che spesso è difficile da sentire. “L’uomo del foglio bianco” la nota, e trova il coraggio di posizionarla sulle ali di cui rappresenta il pezzo mancante.

«Allora, l’uomo del foglio bianco aprì le sue ali, teso in quel vento che ora gli offriva tutte le risposte a cui aveva sempre anelato, perché era stato l’unico a capire quello che nessuno aveva compreso».

Siamo il paio di ali o la piuma mancante?

Senza troppe divagazioni, “La piuma” di Giorgio Faletti è sicuramente un diluvio di consapevolezze, quelle che ci bagnano – più o meno – tutte le volte che ci si perde nella pagine di una storia. Ciò che colpisce è la leggerezza di una piuma che, danzando con il vento, si scontra con i chiusi cancelli di vite indisposte ad accoglierla, convinte che la propria realtà sia l’unica per cui valga la pena vivere. Mica sono facili da fendere le certezze, soprattutto se a fomentarle c’è sempre un sistema, quello sociale, al quale – volente o nolente – ciascuno di noi soggiace.

E allora, se noi siamo la piuma, prendiamo tante, troppe porte in faccia. Ma la perseveranza insegna che prima o poi arriva quella giusta, la porta disposta a cogliere il cambiamento in tutta la sua interezza. Perché cambiare non vuol dire stravolgere, ma solo guardare le cose da un punto di vista differente, e per farlo si consiglia solo di restare attenti.

Attenti ai particolari, alle minuzie, a tutto ciò a cui fino a quel momento non si è dato il giusto valore. Che sia un valore rumoroso che con il suo rumore arrivi alla nostra vita e pure a quella degli altri, per comprenderne i disagi. Per essere consapevoli che siamo tutti anime, che l’anima nostra non va ferita, ma nemmeno quella altrui. Certi sentimenti sono come il vento, volano, ma non sempre è piacevole lasciarsi scompigliare i capelli dalla loro forza. Molto spesso è fastidioso perchè, per natura, abbiamo il brutto vizio di rimettere in ordine i capelli dopo la folata. Ed eccolo, il coraggio: sta tutto nella capacità di lasciare i capelli in disordine.

“La piuma” di Giorgio Faletti tante ne sa e tante ne racconta, volando di spalla in spalla senza essere presa in considerazione, spostandosi da un corpo all’altro fino a trovare quello definitivo, che l’ha posta sul paio di ali di cui era il pezzo mancante. Forse è proprio ciò che siamo: un paio di ali in attesa della sua piuma leggera e mancante.

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