
“Mrs Dalloway – La signora Dalloway” di Virginia Woolf, 1925, è sempre un libro di grande attualità poiché tratta del modo in cui la donna gestisce i suoi sentimenti, relativamente alle nuove situazioni e ai ruoli sociali che decide di cucirsi addosso. Virginia Woolf lo fa inserendo espedienti cinematografici nel suo modo di scrivere, attraverso i suoi flashbacks che si chiameranno “Moments of Beings“, quelli che per James Joyce saranno “Stream of Consciousness”.
“La signora Dalloway” di Virginia Woolf tra sentimenti oppressi e negati
Nello specifico la signora Dalloway, protagonista del libro, percorre il tempo attraverso ricordi e situazioni che si spalmano fra il passato, il presente e l’idea della sua vita futura. Fa tesoro delle esperienze degli altri e le confronta con le sue, così come farà pensando a Septimus, noto per il suo disordine mentale.
La signora Dalloway la vediamo mentre passeggia a “Bond Street” a Londra e pensa al suo presente e ai suoi piani futuri, che sono inevitabilmente soffusi dai sentimenti delle sue esperienze passate. Tutto ciò visto attraverso una tecnica che Virginia Woolf adotta per non permettere mai ai pensieri dei suoi personaggi di fluire senza controllo, cercando di mantenere un’organizzazione logica degli eventi. A differenza dello “Stream of Consciousness” di James Joyce, che mostra i pensieri dei suoi personaggi direttamente attraverso il monologo interiore, la Signora Woolf ci da l’impressione di una connessione simultanea tra mondo interiore e mondo esterno, tra il passato, il presente, il discorso e il silenzio.
Un po’ più vicino all’”Epiphany” – Rivelazione di J. Joyce, incontriamo i “Moments of Being” – Momenti dell’Essere di Virginia Woolf, cioè rare occasioni di introspezione durante la vita di tutti i giorni dei personaggi, i quali vogliono vedere la realtà al di là delle apparenze. Il linguaggio che usa Virginia Woolf è fluido, commovente e quasi poetico, un linguaggio che segue il flusso dei pensieri più intricati con lo scopo di esprimere i sentimenti più intimi della sua protagonista.
Ma… chi è Mrs. Dalloway?
Vive a Londra, ha 51 anni e appartiene alla società medio-alta e formalmente perbene. La troviamo in una normale giornata di giugno. Tutto si svolge all’interno della stessa giornata, dalla mattina alla sera, finché lei darà il party che sta organizzando per la società dabbene. È in quest’arco breve di tempo che troviamo la maestria di Virginia Woolf, che riesce a mostrare la profonda umanità del suo personaggio femminile nascosto dietro la sua maschera sociale.
La Signora Dalloway ama le luci e i suoni di Londra, i suoi parchi, la sua vita in continuo cambiamento, i suoi odori, ma… forse non ama la vita formale che lei ha scelto di vivere in quella società di circostanza londinese. Forse, se da più giovane avesse seguito il suo cuore, avrebbe vissuto la vita con un sapore intimo più morbido, un sapore intimo più dolce, un tocco interiore più soffice e un colore di luce più rosa. L’idea di un vissuto diverso era compagna dei suoi pensieri e delle sue riflessioni giornaliere. Pensava che forse avrebbe dovuto avere un coraggio che non ha mai avuto per poter dare sfogo ad una energia interiore che non ha mai avuto opportunità di sprigionarsi.
Nel suo passato troviamo il desiderio di una indipendenza giovanile da un padre possessivo e il desiderio di vivere un amore libero e genuino a cui ha dovuto rinunciare, condizioni che l’hanno resa emotivamente fragile. Adesso, nel suo presente convenzionale, lei vive sentimenti contrastanti: la necessità di libertà e indipendenza da quella vita standardizzata e il suo sforzo di mantenerla in ordine nel tentativo di superare la sua debolezza e il suo senso di fallimento. Così facendo la Signora Dalloway impone delle restrizioni alla spontaneità dei suoi sentimenti.
Il lettore nel romanzo
Si fa così esperienza di tutti i passaggi cronologici interiori della protagonista fino a coglierne il vero senso del suo background storico personale, fino a sfiorare la sua tristezza velata. La sera del party assisterà al climax del romanzo, il punto focale della narrativa. Proprio in quell’occasione si ha la possibilità di catturare la storia completa della donna imprigionata in un giorno di giugno, nella sua dimora, in una folla di gente che la fanno sentire sola, in un pensiero affollato delle immagini acquisite durante tutto il tempo della lettura di questo meraviglioso lavoro woolfoniano.