
Nel 1913, l’autore riunisce i suoi appunti e “La strada di Swann” di Proust viene finalmente data alle stampe. Tanto la ricerca di una casa editrice disposta a pubblicarlo, quanto le successive uscite del romanzo ne hanno reso la storia editoriale molto ardua. Conosciuto anche col titolo alternativo di “Dalla parte di Swann”, è solo un primo esemplare di un’opera più ampia che conta sette volumi. L’opera omnia prende il titolo di “Alla ricerca del tempo perduto”, in francese “À la recherche du temps perdu”, ed è considerato dal Guinness dei Primati il romanzo più lungo del mondo, con circa 9.609.000 caratteri, scritti in 3724 pagine.
Per Proust una strutturazione a puntate e in più libri è stata necessaria, visto che all’interno si attraversa un arco di tempo molto largo. “La strada di Swann” si divide in tre parti, in ognuna delle quali il narratore in prima persona – che significativamente si chiama Marcel – rievoca alcuni periodi del suo passato.
“La strada di Swann” di Proust. Il libro è arricchito dalla scrittura simbolica e sinestetica
Nonostante “La strada di Swann” abbia un narratore in prima persona, non è lui il solo protagonista del romanzo. La figura di Swann infatti attira maggiormente l’attenzione del narratore Marcel, poiché si costituisce come personificazione di un passato che tenta in ogni modo di ricordare. Dunque, il valore del ricordo ha un posto d’onore nel romanzo anche grazie alla scrittura sinestetica di Proust. Il sapore della madeleine con il thè, l’odore delle strade di campagna e i colori di quella che conduce alla tenuta di Swann, e poi il rapporto con la natura e la flora di Combray fanno sì che la scrittura proustiana si costituisca simbolica e sensibile. La descrizione della pioggia imminente colpisce in modo così diretto il lettore che facilmente può immaginarne lo scroscio
«Un breve colpo al vetro, come se qualcosa l’urtasse, seguito da un’ampia cascatella leggera come di grani di sabbia lasciati cadere da una finestra più alta, poi la cascatella s’estendeva, diveniva regolare, prendendo ritmo, facendosi fluida, sonora, musicale, innumerevole, universale: era la pioggia.»
Il doppio e lo scorrere del tempo
Tuttavia, quel che ha reso “La strada di Swann” di difficile pubblicazione è stata per lo più l’insistenza su temi controversi. L’omosessualità latente o dichiarata, come quella del barone Charlus, oppure lo sfacciato erotismo della figlia di Vinteuil rendono le pagine del romanzo ancora più vivaci. Inoltre, lo stesso tema dell’eros non ricambiato o del doppio, che plasma a proprio piacimento la persona amata, ci propongono una approfondita riflessione sull’animo umano. La fitta popolazione delle pagine di “Alla ricerca del tempo perduto” è funzionale per poter indagare nei vizi, nelle virtù, nelle pieghe più nascoste dell’animo umano.
Al termine del romanzo, il tema del doppio si fa dominante. Il punto di vista di Marcel si fa più amaro e meno speranzoso riguardo la comprensione del suo passato. Il tempo perduto è ormai tale, e per quanto la memoria giochi a nostro favore non fa che produrre uno specchio che riflette i luoghi, le persone, le circostanze che gli anni hanno portato via. Questo riflesso fornisce delle immagini non tangibili, poco reali, che non sono altro che il rimpianto di ciò che ci è sfuggito tra le dita.
L’analisi de “La strada di Swann” sul gusto delle cose passate
Se Marcel, una volta cresciuto, tenta di ricordare dei particolari della sua infanzia, si scopre incapace di farlo. Tuttavia, la svolta arriva quando addenta una madeleine inzuppata nel thè. Il sapore di uno spuntino semplice lo riporta agli anni dell’infanzia e della giovinezza.
«Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla prospettiva d’un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè in cui avevo inzuppato un pezzo di maddalena. Ma nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario.»
“La strada di Swann” di Proust comincia con una prima parte che tratta delle estati nella tenuta di Combray, dove il protagonista e la sua famiglia con zie e nonni al seguito trascorrevano la bella stagione. Si introducono già da subito alcuni dei personaggi ricorrenti in tutta la Recherche. Questi costituiscono la cerchia di amici della famiglia di Marcel, appartenenti ad una comune classe borghese. Per il protagonista il più curioso tra questi conoscenti è sicuramente Charles Swann, sul quale la sua attenzione si focalizzerà in modo specifico nella seconda parte.
Un amore di Swann. Proust indaga nelle pieghe dell’eros non corrisposto
Quest’ultima, “Un amore di Swann”, è considerata dai più un romanzo nel romanzo, non solo per la notevole estensione del racconto, ma anche perché narra una storia a sé. Come dal titolo si evince, al centro si situa la storia d’amore tra Swann e la giovane Odette. I due portano avanti la relazione tra mille tormenti e dubbi, viste le loro forti differenze e l’eccessiva gelosia di lui. Inoltre, un ulteriore ostacolo si frappone tra i due amanti: la cerchia dei Verdurin, apoteosi dell’ipocrisia e della vuota superficialità degli ambienti borghesi. Volubili e prepotenti sono convinti di avere l’autorità per allontanare Odette da Swann, la cui sincerità diviene ai loro occhi rozzezza. Tuttavia, nel momento in cui sembra che i due stiano trovando un equilibrio, la goccia che fa traboccare il vaso. Agli occhi di Swann si disvela una strana promiscuità della giovane, che la rende insopportabile.
L’evoluzione della loro relazione si noterà nella terza ed ultima parte “Nomi di paesi: Il nome”. Seppure sia una sezione abbastanza breve, si mostra di grande importanza. Infatti, i sentimenti del narratore nei confronti di una giovane lanceranno un amo per comprendere che direzione ha preso l’amore tra Swann e Odette. Tuttavia, i successivi volumi della Recherche ne delineeranno meglio i contorni.