
“Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2017. Le primissime pagine di questo romanzo introducono in un contesto familiare dove la diversità è considerata come qualcosa di normale. Tale dettaglio lo si evince sin dalla descrizione dei particolari di una casa.
“Nessuno può volare” è una storia fatta di dettagli
Il ritratto a olio che occupa un’intera parete della casa della zia Teresa mostra, infatti, una donna con un piede caprino. Il pittore avrebbe potuto nasconderlo disegnando una gonna più lunga o facendo sedere la signora. E invece no, semplicemente perché non c’era né vergogna né imbarazzo a mostrarsi per quel che si era. Il quadro, osservato dagli occhi infantili dell’autrice, conduce la stessa a fare una profonda riflessione:
«Quel ritratto mi diceva che, al contrario di quanto succedeva in tante altre famiglie di cui sentivo parlare, in cui i parenti malati o per qualche motivo “diversi” erano tenuti nascosti, da noi ognuno aveva le sue caratteristiche, mentali e fisiche – talvolta anche bizzarre -, ma eravamo tutti uguali, e tutti ugualmente importanti. Ciascuno con il proprio ruolo.»
Una dopo l’altra, l’autrice ci presenta varie figure che hanno fatto parte della sua famiglia. Attraverso descrizioni molto affettuose e scevre di qualsiasi pregiudizio, conosciamo così Ninì, sordomuta, Giuliana, la bambinaia zoppa, Rosina, la zia cleptomane e lo stesso padre della scrittrice, malato a una gamba e che non ha alcun problema a mostrarsi davanti alla figlia durante la medicazione dell’arto. Con naturalezza, la malattia viene affrontata, non nascosta. Con altrettanta naturalezza e con una grande forza di volontà, il padre affronta anche l’amputazione dell’arto. Il tutto senza lamentarsi ma trovando sempre il modo adatto per reagire e riuscire a vivere dignitosamente e con autonomia.
La resilienza come cifra comune dei personaggi
Il racconto dell’autrice approda a un momento fondamentale della propria vita e di tutta la famiglia. Al figlio George viene diagnosticata la peggiore e più rara forma di sclerosi multipla. Senza sconti e senza giri di parole, il dottore enuncia la sua sentenza. Quello che colpisce nella descrizione della malattia e di tutto ciò che succederà in seguito, è la compostezza e il coraggio con cui verrà affrontata la terribile diagnosi.
Di elevato impatto è il passaggio in cui si legge la riflessione dell’autrice quando il figlio la informa del risultato degli esami medici. Una riflessione tanto semplice quanto illuminante, di un’’accettazione fuori dal comune, che non lascia trasparire rassegnazione alcuna. Al contrario, si legge tra le righe, un forte sentimento di resilienza.
«Li osservammo insieme, nonna e nipote. A lungo. Bastò quel volo nel cielo alto di Londra a riportarmi alla realtà. Tutti gli uccelli sanno volare, ma nessun essere umano ci è mai riuscito. Nessuno. Nessuno può volare […] Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più.»
La stessa forza di volontà e di reazione la troviamo anche in George. La stessa voglia di non nascondersi, di non vergognarsi. Pronto ad affrontare ogni ostacolo che si presenterà lungo la nuova strada, George si asciuga le lacrime deciso, semplicemente, a vivere. A continuare a vivere.
“Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby racconta il dramma della disabilità
“Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby, nel raccontare le vicende personali, si apre a una visione più dettagliata e originale nel momento in cui l’autrice affronta il discorso della disabilità nell’arte. Nelle visite ai musei e alle gallerie londinesi, la donna fa una scoperta quanto mai particolare. Quadri, statue e altre opere d’arte non mostrano mai la diversità, anche se il soggetto rappresentato aveva qualche difetto fisico nella realtà. Le uniche opere che lo fanno, mostrano la diversità come una cosa ripugnante e mostruosa.
La stessa realtà che circonda la scrittrice, è una realtà poco adatta ad un disabile, non solo per le eventuali barriere architettoniche, ma anche per la gente poco abituata a ciò che non è “normale”. E il coming out che farà George non sarà semplice. La sua vulnerabilità e il senso di insicurezza prenderanno per un momento il sopravvento inevitabilmente. A ciò si aggiungerà anche quello strano sentimento di essere un peso per gli altri, per la società.
«Non dobbiamo dimenticare che spesso il disabile viene considerato un impedimento per gli altri.»
Un disabile rallenta l’ingresso dei passeggeri su un autobus, per lui antichi edifici vengono abbruttiti per renderli agevoli attraverso rampe apposite. Tutte cose che inoltre richiedono spese, e quelle spese sono sostenute dagli altri cittadini, da quelli sani, che lavorano e pagano le tasse anche per chi è mantenuto dallo Stato. Riflessioni pesanti ma vere, perché non ci si ferma a riflettere che i disabili hanno gli stessi diritti degli abili.
Una difficile realtà dipinta con un tocco delicato
Con una narrazione scorrevole e schietta, l’autrice, intervallandosi al figlio, scrive pagine molto profonde. La diversità non è cosa rara, di un’altra pianeta ed è sorprendente come Simonetta Agnello Hornby riesca a far entrare in un mondo che a volte spaventa con sensibilità ma senza giri di parole. Attraverso luoghi comuni e pregiudizi, pecca talvolta anche inconsapevole di molti, il romanzo permette di avere una visione più concreta della disabilità, riuscendo addirittura a trovare piccoli vantaggi in questa condizione che, a prima vista, appare agli occhi di tutti come di totale svantaggio e piena di negativo.
Un libro profondo, intenso, non solo dal punto di vista culturale e stilistico, ma anche dall’importantissimo valore informativo. Un libro che aiuta a conoscere e combattere i pregiudizi, le barriere fisiche e mentali e che può aiutare a comprendere che bisogna cambiare e che lo si può fare, per se stessi e per il prossimo. Non è sicuramente facile accettare una malattia che porta alla perdita totale, o quasi, della propria autonomia. Eppure è possibile trovare una sorta di compromesso nell’accettazione di una condizione che è universale: nessuno può volare.
Sinossi. ‘Nessuno può volare’ di Simonetta Agnello Hornby
Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, sin da piccoli si cresce con la consapevolezza che si è tutti normali, ma diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, talvolta un po’ strane. Attraverso una serie di ritratti affettuosi, facciamo così la conoscenza della cugina Ninì, sordomuta – “Ninì non parla bene” si spiega agli estranei -, dell’amata bambinaia ungherese Giuliana, un po’ zoppa, del padre con una gamba malata, e della “pizzuta” prozia Rosina, cleptomane – quando l’argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché “la zia non deve sentirsi imbarazzata”.-
E poi naturalmente conosciamo George, sia attraverso le parole della madre – non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile – sia grazie alla sua voce, che si alterna come un controcanto ironico – cento per cento british -deciso nel raccontare i tanti ostacoli di chi si muove in carrozzina. E proprio come Simonetta con le storie di un tempo passato regala uno sguardo insolito e genuino sul mondo, così anche George, a cui è stata diagnosticata la sclerosi multipla, consegna un punto di vista diverso da cui osservare le città: le persone che ci circondano e noi stessi.
«Come, accanto ai colori dell’arcobaleno, lo spettro cromatico della luce ha altri colori invisibili a occhio nudo, così io vorrei che questo libro potesse aiutare i lettori a vedere lo spettro diverso in cui la nostra società si compone.» – “Nessuno può volare” di Simonetta Agnello Hornby