Questa è l’acqua di D F Wallace. Imparare a pensare rende felici

“Questa è l’acqua” di David Foster Wallace, come la maggior parte della sua produzione letteraria, è una mera trascrizione del reale. Il mondo dipinto nella sua forma più limpida, veritiera e lineare, è quasi un’espressione matematica sul cui risultato non si può proferire parola. Una storia che educa ed emoziona. È tangibile perché fornisce consigli su come affrontare al meglio la quotidianità, nella variabilità dei suoi punti di vista.

“Questa è l’acqua” di David Foster Wallace: i pesci, il credente e l’ateo 

«Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce più anziano che dice loro: “Salve ragazzi, com’è l’acqua?” I due pesci più giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: “Che cavolo è l’acqua?”» – “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace

Una storiella ci mostra quanto le realtà più ovvie e onnipresenti risultino le più difficili da decifrare. È forse la giovinezza che con il suo velo di inesperienza non permette ai due pesci di rendersi conto dell’importanza di una realtà da cui sono perennemente circondati. Proprio questo è conseguenza di una sottovalutazione costante della bellezza delle cose semplici e importanti, tipica nei giovani.

«Diffidate da chi cerca di convincervi con strumenti diversi dalla ragione»

Dalla lettura delle sue pagine risulta evidente che per Wallace la ragione sia lo strumento essenziale per la comprensione della vita. Ma come utilizzarla? Per rispondere a questa domanda, l’autore racconta un’altra storiella didascalica, quella dell’ateo e del credente.

«il problema del credente dogmatico è esattamente uguale a quello del non credente: una certezza cieca, una mentalità chiusa che equivale a un imprigionamento così totale che il prigioniero non si accorge nemmeno di essere rinchiuso».

Un’analisi sottile e profondamente veritiera dell’uomo e delle sue convinzioni, le stesse che lo rendono prigioniero e incapace di fornire una rappresentazione lucida e critica della realtà e di se stesso. Per Wallace il problema dell’egocentrismo è legato al fatto che si vive attraverso i propri occhi, con la sola propria percezione del reale, chiusi in un personale guscio di sicurezza. In questo modo si può finire col ritenere la dignità del pensiero altrui subordinata alla propria.

Imparare ad essere felici. Come cambiare il punto di vista

Coerente con la sua voglia di raccontare il vero, Wallace si rivolge ai giovani laureati e prospetta per loro un futuro in cui il tempo speso al lavoro sarà decisamente superiore a quello in cui potranno concedersi un po’ di riposo. L’autore, con una totale naturalezza, descrive tutti i reali intoppi che i lavoratori potrebbero incontrare lungo il percorso per tornare a casa.

È a questo punto che subentra la possibilità di cambiare il proprio punto di vista sulle cose. Se mentre si sta facendo la fila alla cassa ci si continua a soffermare su pensieri negativi, tutto quello che ci circonda diventerà un ostacolo, comprese le persone. Sarà inevitabile sentirsi infelici perché interamente proiettati in una realtà costituita dai propri bisogni personali e dalla voglia imminente di soddisfarli. Concentrarsi invece sulle persone, cercare di comprenderle, anche solo immaginando le loro storie, è il passo necessario da compiere.

«Nel traffico, con tutti i veicoli che mi si piazzano davanti e mi intralciano, non è da escludere che a bordo dei Suv ci sia qualcuno che in passato ha avuto uno spaventoso incidente e ora ha un tale terrore di guidare che il suo analista gli ha ordinato di farsi un Suv mastodontico per sentirsi più sicuro alla guida» – “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace

Imparare a pensare con “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace

La sensazione che abbiamo leggendo “Questa è l’acqua” di David Foster Wallace è di seguire il corso di un climax ascendente che rimbomba dentro e cresce lentamente. Imparare a pensare per lui significa imparare ad esercitare un controllo sul nostro pensiero, sull’ininterrotto monologo interiore che spesso totalizza. Significa avere una coscienza critica sulle proprie convinzioni, provando a metterle in discussione anche se sono da tempo profondamente radicate. Provare a mettersi nei panni dell’altro ed essere in grado di fondersi con il suo punto di vista sulle cose. Solo provando a fare un leggerissimo scarto di pensiero, allontanandosi di qualche centimetro dalla strada abituale delle proprie vite, ci si può rendere conto di quanto sia in realtà prefabbricato il personale modo di concepire la realtà.

«Giorno dopo giorno è un’espressione che ancora non conoscete» – dice Wallace rivolgendosi ai laureandi.

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