
“Riviera” di Valentino Ronchi è il secondo libro dell’autore, dopo il primo di poesie “Buongiorno ragazzi”. Si tratta di un romanzo delicato e costruito con grande cura e attenzione ad ogni dettaglio. Lo scenario su cui si fonda l’intero racconto è proprio quello milanese. Siamo però nella periferia di Milano, in una località dal nome altisonante di Riviera.
«Una manciata di vecchie ville allineate, al margine estremo della città di Milano. Si affacciano tutte lungo il canale, che qui in questo punto si sfila dalle ultime case verso il niente, alla fine di via Padova, ben oltre il viavai di macchine e di genti.»
È attraverso una descrizione accurata di questo luogo, della sua storia e della sua evoluzione nel tempo, che l’autore ci introduce all’interno del racconto. Il linguaggio utilizzato è semplice, così come semplice è la storia, ma è proprio questa semplicità che cattura il cuore, calamitandolo fino all’ultima pagina. Non ci si riesce infatti a non affezionarsi alla protagonista della storia, Marianna Delfini, una bambina dal carattere dolce, incuriosita da tutto ciò che la circonda fin dalla tenera età. A lei sono dedicate tutte le attenzioni della famiglia, composta dai nonni materni e dai genitori.
“Riviera” di Valentino Ronchi. Il ciclo della vita
Anche per quanto riguarda la divisione dei capitoli non viene lasciato nulla al caso. Tre parti come tre sono le età della donna: l’età dell’infanzia, la giovinezza e la fase adulta. Tre sono le donne di casa: la nonna, la mamma e Marianna. Una mamma che è diventata nonna, una figlia diventata a sua volta madre e una nipote che un giorno sarà a sua volta mamma.
Ad un primo capitolo incentrato sull’infanzia di Marianna, alla sua gioia di vivere e alla continua scoperta del mondo, segue una seconda parte. Qui Marianna è ormai una giovane ragazza, alle prese con gli anni del liceo, con i primi innamoramenti e i viaggi con le amiche. Il ciclo si conclude nella terza e ultima parte, con la scelta dell’università. La sua passione per i libri, per il latino e il greco, la conducono verso la facoltà di Lettere Classiche. È in questi anni che, sotto l’occhio vigile e attento di sua madre Rosanna, Marianna diventa una donna, una madre, consapevole del proprio valore e dei propri sogni. Consapevole che la bellezza si trova nelle piccole cose, quelle semplici, ma non per questo scontate.
«L’età della calligrafia era diventata l’età della grafia. E quando era successo, in che momento? Il tempo si era fatto veloce, andava a scivoloni, a grandi balzi, pensava talvolta Rosanna, quando sua figlia le domandava di uscire, dopo cena, con le amiche, o rientrava dai pomeriggi in centro città, la domenica.»
La vita è une comédie
“La vita è una commedia” è la citazione che ricorre più volte nel romanzo. Un tema attorno al quale ruota l’intera storia, quella della fugacità della vita e dello scorrere inesorabile del tempo.
La vena poetica dello scrittore torna così a farsi sentire, anche se in chiave diversa, arricchendo la letteratura della riflessione filosofica. Lo fa attraverso due personaggi, i due pilastri della famiglia, ovvero i nonni materni di Marianna. Erano stati loro ad aver comperato il terreno, a far tirar su la villetta sulla Riviera, ad aver piantato i primi alberi e i primi fiori in giardino.
Due eventi luttuosi cambiano le carte in tavola e forniscono il pretesto per nuove riflessioni. La morte sperimentata in tenera età rafforza e insegna il senso della fugacità del tempo. Le stagioni continuano a mutare, le foglie degli alberi continuano a cadere per fare spazio a quelle nuove. E a tutto questo flusso assiste il canale della Riviera che vede affacciarsi, generazioni dopo generazioni, lungo questa pittoresca sponda.
«E la vita si mostrava nuda per quel che è, une comédie di cui non è facile avere un’opinione precisa.»