“Rumore bianco” è un romanzo di Don DeLillo pubblicato nel 1985 ma già visionario anticipatore dei costumi attuali. Tra le pagine si accavallano deliri di varia derivazione: dai mass media, dal consumismo, dai marchi. Un tripudio di inquinamento acustico e visivo, avvenimenti confusi e sconvolgenti. Insomma, la sintesi del nostro mondo: complotti e mancanza di privacy.
Come da manuale in DeLillo e nei suoi romanzi postmoderni, in cui il tema della pubblicità e dei media che plagiano la mente dei personaggi è imperante, anche in “Rumore bianco” il protagonista Jack si fa blandire dalle immagini e dal fascino dello schermo. Esimio professore di studi hitleriani, Jack, a seguito di un episodio segnante per la vita sua e della comunità in cui vive, inizia a sviluppare dei pensieri cospiratori e complottisti e ad abbandonarsi a quella che, per tutto il romanzo, pare essere solo l’ombra di una crisi serpeggiante nella sua mente.
All’inizio la sua esistenza non è altro che uno dei numerosi esempi di una vita comune e abitudinaria: il lavoro, i figli, la moglie, i colleghi e il suo rapporto con tutti loro, ma anche quello con i media è per lui pane quotidiano. Non è un caso che il primo capitolo si intitoli “Onde e Radiazioni”, quelle trasmesse dalla TV e dalla radio – infinite le volte in cui appaiono le frasi «La TV disse» o «La radio disse» – ma anche un’anticipazione di quanto sta per accadere.
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Lo sdoppiamento di Jack in “Rumore bianco”
Il punto di rottura, infatti, avviene nel momento in cui un incidente crea una nuvola di agenti chimici che minacciano la placida comunità in cui il protagonista vive, nonché la sua stessa tranquillità mentale. Individuando un singolo avvenimento come punto di svolta della storia personale di Jack, DeLillo farà scaturire da esso una serie di eventi nefasti: le manie complottiste, la paura di morire, le suggestioni e il senso di sdoppiamento prodotto dagli schermi lo attanaglieranno per l’intero prosieguo della narrazione. Questo senso di impotenza al cospetto degli eventi successivi al disastro ambientale fa scattare una scintilla nel modus vivendi di Jack, che, plagiato dalle notizie a seguito della catastrofe, alterna momenti di lucida analisi ad altri di ottenebramento, attimi in cui è in sé ad attimi in cui si vede da fuori e non si riconosce.
Non è un caso che l’autore abbia scelto di far convergere un unico punto di vista nel personaggio principale, che si fa spettatore, non sempre presente, di se stesso e della vita dei suoi cari. In particolare, attraversa una prima fase, che somiglia a una presa di coscienza, in cui si sorprende della generale assuefazione agli schermi e al linguaggio mediatico. Per esempio, quando sente sua figlia Steffie borbottare nel sonno le tipologie di Toyota passate poco prima in pubblicità. Successivamente, si ribella e rifiuta l’ammaliante richiamo dei brand e degli slogan. D’altronde, il titolo del romanzo è esemplificativo dei temi proposti al suo interno e fa riferimento al caos reso ovattato dalla seduzione dei consumi, dei media, delle immagini allo schermo, momenti di consolazione e di distrazione dalle incertezze della vita.
Le nostre immagini comparvero su colonne coperte di specchi, in vetrerie e cromature, su monitor TV in locali di sicurezza. Scambiavo denaro con merci. Più ne spendevo, meno importante sembrava. Io ero più grosso di tali cifre.
Lo stato delirante suggestivamente descritto da Don DeLillo
Jack compra e dispensa regali per i suoi familiari, e più lo fa e più si galvanizza, gratificato e investito da quella che definisce una «luce» che lo pervade e lo trasforma in una persona nuova. Lo placa tornare a casa e vedere sua figlia mentre guarda la TV e ne segue le immagini, rapita davanti al monitor. Ma quando la rottura avviene, nessuna consolazione è in grado di distrarre la mente di Jack dall’inevitabile senso di incompletezza.
Si confida con la moglie, con la quale condivide una crescente paura di morire – una delle tematiche principali in “Rumore bianco” – che induce entrambi ad assumere farmaci sperimentali che producono in loro allucinazioni e senso di smarrimento. Violenze, deliri e sesso extraconiugale, che tormenta il protagonista, si susseguono rapidi e convulsi fino all’atto finale che mostra di nuovo un tentativo di Jack di tornare alle origini, quando finalmente ritroverà tra le pagine dei tabloid e sugli schermi il sollievo di cui ha bisogno.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, che non sia cibo o amore, lo troviamo nelle rastrelliere dei tabloid. Storie di fatti soprannaturali ed extraterrestri. Vitamine miracolose, le cure per il cancro, i rimedi per l’obesità. Il culto delle star e dei morti.
Il rumore bianco che ispira il titolo non è che la morte stessa, cioè uno shock ma ovattato, edulcorato contro il quale Jack si procura il Dylar, un farmaco allucinatorio. In preda ai deliri degli effetti farmacologici e alla paura dell’incerto e del futuro, Jack si abbandona ad atteggiamenti che non sembrano appartenergli di cui chi legge apprezza il linguaggio schietto e non filtrato Don DeLillo.
Rumore bianco

"Rumore bianco" è un romanzo di Don DeLillo pubblicato nel 1985 ma già visionario anticipatore dei costumi attuali. Tra le pagine si accavallano deliri di varia derivazione: dai mass media, dal consumismo, dai marchi. Un tripudio di inquinamento acustico e visivo, avvenimenti confusi e sconvolgenti. Insomma, la sintesi del nostro mondo: complotti e mancanza di privacy.
URL: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-straniera/narrativa-di-lingua-inglese/rumore-bianco-don-delillo-9788806220693/
Autore: Don DeLillo
Autore: Giulio Einaudi Editore
ISBN: 9788806220693
Formato: https://schema.org/Paperback
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