
“Storia della mia ansia” è il sesto romanzo di Daria Bignardi, pubblicato nel 2018. Con una scrittura delicata, e priva di fronzoli, l’autrice ci pone dinnanzi il percorso catartico e riabilitativo della protagonista.
«Mi piacciono le sorprese, così tanto che la notte di San Lorenzo dell’estate scorsa, guardando le stelle cadenti, avevo espresso il desiderio di riceverne una. Non avevo pensato di chiedere che fosse bella.»
Lea Vincre è una nota scrittrice di quarantanove anni, una moglie ed una madre. Una donna. Impegnata con tutta l’anima in ambito lavorativo e sentimentale, tentando di risollevare il matrimonio in crisi con il laconico Shlomo, sente di aver esaurito tutte le forze. Quando un giorno riceve una telefonata inaspettata dall’ospedale, la vita di Lea cambia improvvisamente: un tumore al seno era l’ultima cosa che pensava le sarebbe successa. In quel momento, attua una reazione istintiva, mette in discussione una vita intera.
‘Storia della mia ansia’ di Daria Bignardi. Il peso della malattia
Nel tempo di un’estate, trascorsa tra i paesaggi ameni della montagna e quelli distensivi della spiaggia, in concomitanza con la sofferenza della terapia chemioterapica, alterna una profonda analisi interiore ad istanti di cupezza e di antitetica leggerezza. Questa altalena di emozioni coinvolge inevitabilmente gli affetti intorno a Lea, ma anche la sua percezione del rapporto con gli altri e con il suo passato. Dal momento in cui riceve la diagnosi, si guarda indietro alla ricerca del motivo esatto per cui si è ammalata. I brevi flashback sulla sua infanzia concorrono ad acquisire una maggior consapevolezza di sé, e a metterla inevitabilmente faccia a faccia con l’ombra che da sempre la accompagna e la avvolge: l’ansia. Questa scandisce così nettamente l’esistenza di Lea, da produrle, assieme alla malattia, un “prima” ed un “dopo”.
«Prendo il sentiero marcato di giallo che porta alla morena grande. L’ultima volta che ci sono venuta che persona ero?»
La conosce così da vicino da incolparsi di non aver prestato la giusta attenzione ai rischi prodotti su di lei. Perciò, rielabora il rapporto con la madre Gemma – che mai verrà chiamata come “mamma”, ad indicare un certo rigore – afflitta da un disturbo ossessivo compulsivo mai affrontato, bensì solo assecondato. Da qui, Lea comprende di aver cercato di tenere sotto controllo ogni dettaglio della sua vita. Tuttavia è come divisa in due, sia perché in lei vive ed emerge a volte un lato del suo carattere impulsivo ed energico, sia per via dello stesso Shlomo, punto debole della protagonista perché ingovernabile. Così, l’antitesi che vive dentro di sé mescola in continuazione le sue emozioni.
Il cammino per uscire dalla malattia dell’ansia
Fino alla fine del romanzo, Lea si sente come in un limbo di incertezza, sconforto ed improvvisa, fugace consolazione. Si chiede se l’inquietudine che ha sempre sentito su di sé sia davvero un punto di forza ed uno sprono, la linfa della sua vita artistica, e non un limite. Oppure se davvero irrigidirsi dentro schemi compatti sia imprescindibile per contenere la sua famiglia ed incamerare l’ansia, fino a farla fluire. Al termine, solo dopo aver applicato un necessario sguardo esterno su di sé ed i suoi cari, senza influenze e con estrema libertà, troverà la giusta risposta a tali dubbi.
“Storia della mia ansia” di Daria Bignardi segue una narrazione in prima persona, il che contribuisce ad accostare il lettore sempre più agli stati d’animo della protagonista. Le vivide descrizioni fanno luce sui pensieri e sul carattere della narratrice. In continua collisione con il marito Shlomo, da un lato Lea attrae per i momenti di forza e per le profonde meditazioni; dall’altro è spiazzante per la testardaggine infantile a cui l’immancabile ansia la conduce. Uno stato d’animo simile fa tremare anche le più piccole e scontate certezze.
«Il brutto di quando si torna a star male è che sembra di essere sempre stati così e che sarà così per sempre»
Il resto dei personaggi che le gravitano intorno, inoltre, viene influenzato inevitabilmente dalla sua ansia, o comunque ne è partecipe. Si nota dall’ironico insegnante d’inglese Luca sino a figli e amici, i quali sembrano essere tenuti fuori dal mondo interiore di Lea, che non è ancora pronta ad aprirsi.
La scrittura di Daria Bignardi
In “Storia della mia ansia”, Daria Bignardi nobilita la sua scrittura donandole un tocco delicato come una piuma, conferendo dignità a Lea, che comprende di non doversi vergognare o imbarazzare per i suoi lati bui. Senza dimenticare anche di rendere giustizia ad un tema di fondo sensibile e penoso, fa sì che la protagonista si butti senza paura in tutto ciò che la malattia porta con sé, tirando fuori un lato nascosto, o sopito da troppo tempo.