
A sedici anni il peso del mondo lo scrolli via dalle spalle con un semplice movimento del capo, o una corsa a perdifiato. Ma, ad un passo dalla maturità, anche una singola estate può cambiare tutto in modo irreversibile. Questo è quanto accade in “Tu, mio” di Erri De Luca.
«Certo che non giudico, Hàiele, sto dalla tua parte, io sono il tuo fondale, la finta scena disegnata alle tue spalle, sono il tuo peggior ballerino, il tuo custode. Di tutto quello che mi passava in testa in risposta alla sua frase, mi uscì soltanto: “Non prendere freddo, Hàiele”, che potesse sentire solo lei, mentre le offrivo il mio asciugamano. E lei in rimando con un bisbiglio di tenerezza disse: “Tu, mio”» – Erri De Luca
Erri De Luca ci porta sull’isola di Ischia
Romanzo dall’atmosfera sottile e suggestiva, “Tu, mio” di Erri De Luca racconta le esperienze estive di un adolescente sull’isola di Ischia. L’autore intesse una trama larga ed ariosa, al cui interno confluiscono tanto la cadenza di un romanzo di formazione, quanto l’impatto di un vero dramma. Tra le correnti di un mare placido e avvolgente, ed il volto dell’inaffidabile scirocco, scorre la vita del nostro sedicenne, natìo di Napoli, in vacanza con il cugino Daniele, lo zio, e Nicola, pescatore reduce di guerra, sul quale il protagonista riversa un fiume di domande sulla vita al fronte. Ambientato in un’Italia degli anni cinquanta, ancora ferita dal secondo conflitto mondiale, “Tu, mio” ci cala perfettamente nelle tortuosità dei pensieri di un ragazzo, sospeso ed in attesa.
All’inizio del romanzo, sembra quasi di essere di fronte alla descrizione di gesti abituali e soliti, svolti con metodo e senza intoppi. Nella vita del giovane si affaccia Caia, una ragazza più grande di lui, affascinante ed enigmatica, quasi quanto il suo nome, – dalla cui particolarità il protagonista non riesce a distrarsi. Le forti aspettative sorte con la bella stagione, stacco di tempo volto ad una futura consapevolezza e crescita, in parte lo fibrillano e in parte lo impacciano.
“Tu, mio” trama. L’evoluzione messa in atto da Caia
La chiave di volta, improvvisa e dolorosa, va rintracciata nel punto in cui il protagonista viene a conoscenza del passato della ragazza. Segnata per sempre dalla tragedia bellica, Caia – il cui vero nome è Hàia, vezzeggiato in Hàiele – dopo un momento di iniziale chiusura e rifiuto, rivela le sue origini ebraiche, facendo trapelare anche il nefasto destino della sua famiglia. Da qui, la connessione che il ragazzo ha avvertito sin da subito con l’amata si dimostra reale e fisica. Superato il mero desiderio di averla, si improvvisa amico, confidente intimo e, al contempo, padre.
La ragazza è attenta significativamente ad ogni singolo dettaglio: persino nella pura e semplice gestualità del giovane vede il richiamo di una vita precedente e perduta. I due, pertanto, anche nella confusione delle comitive e dei gruppi di amici, rimangono in stretto contatto, realizzando così un legame unico ed irripetibile. Accondiscendendo alla voglia di calore e affetto di Caia, il pensieroso sedicenne la accoglierà a sé davvero come un padre, riempiendola di tenerezze e cure. Si passa da un interesse infantile e inconsapevole ad un amore quasi adulto e paterno, fino alla realizzazione di una piena, cruda e schietta età matura.
Un romanzo poetico
Il ragazzo riesce a donare alla sua amata un sentimento che credeva che mai avrebbe potuto provare su di sé: il conforto. Tuttavia, poiché il romanzo descrive a pieno l’amore da molte angolazioni, comprende anche gli effetti che questo ha su chi lo prova. Nonostante le continue ricerche sulla guerra e la disperazione sia ancora palpabile attorno a sé, la voglia di riscattare Caia e riconsegnarle il suo passato avrà la meglio sul ragazzo, che, attraverso un gesto forte, metterà in pratica la ciclicità della storia.
Lungo tutta la narrazione, in prima persona, caratterizzata da frasi secche e sintetiche, è inevitabile entrare in connessione con l’intimo del protagonista. Mai rivelerà il suo nome: questo non ha importanza, infatti, poiché lascia a Caia la facoltà di rivendicarlo come “suo”, qualunque nome voglia attribuirgli. La scrittura di Erri De Luca si impreziosisce di una veste poetica evocativa e delicata, che accentua il senso di tenerezza che già affiora nei primi incontri trafelati del protagonista con Caia. Alla perizia pragmatica dei termini tecnici di pesca e nautica, si aggiunge, però, l’uso di un linguaggio metaforico ed impalpabile. Nonostante abbia tutti i connotati del romanzo d’amore, “Tu, mio” di Erri De Luca ha dei picchi di nostalgia e apprensione, concentrando l’attenzione, nelle battute finali, sull’importanza e, ahinoi, la fugacità della memoria.