
“Una donna spezzata” di Simone de Beauvoir viene dato alle stampe il 1967 come ritratto penoso e sprezzante del perbenismo borghese francese degli anni ’60. È un’opera profonda e, a più riprese, violenta, che mostra il volto della sofferenza e degli sforzi ipocriti per nasconderla. “Una donna spezzata” potrebbe essere definito un manifesto del pensiero femminista della fine di quegli anni, quando imperversavano le lotte e le rivendicazioni per i diritti delle donne.
“Una donna spezzata” di Simone de Beauvoir come Manifesto femminista
Colpisce d’impatto che al centro dei racconti dell’autrice non vi siano figure forti e risolute. Trovano spazio tre donne, tutte in età avanzata, che subiscono i cambiamenti delle loro vite. Il tentativo di arrestarli sarà per loro un inutile dispendio di energie. Nulla può frapporsi a una svolta quando questa è già è in atto e quando -come accade in due dei tre racconti che compongono la silloge– ad avervi dato l’avvio è un uomo. La voce di Simone de Beauvoir emerge soprattutto nell’analizzare il rapporto uomo-donna e il riverbero che produce sul fronte femminile. Fronte, sì, poiché la sensazione a volte è quella di star leggendo uno scritto di strategie militari, in cui la donna è costretta a guardarsi dall’altro sesso come da un nemico.
Nel primo racconto, “Una donna spezzata” come il titolo dell’opera, la protagonista è Monique. È l’immagine di una donna che ha rinunciato alla propria carriera senza rimpianti per crescere le due figlie e stare al fianco del marito.
In lotta contro l’egoismo maschile e il perbenismo borghese. Il Monologo di Simone de Beauvoir
Quando la casa si svuota e il matrimonio svela le sue crepe e i punti di rottura, Monique è a un bivio. Continuare per inerzia una vita che non le appartiene più oppure andare controcorrente, in opposizione al pensiero comune e all’interesse personale? Nonostante la scelta possa sembrare facile, nulla lo è quando è in discussione un ruolo secolare. Quelli che Simone de Beauvoir ritaglia intorno a Monique sono i contorni della moglie appagata, che cura la casa e gestisce le relazioni interpersonali della coppia. Educa le figlie e, per questo, si addossa le critiche e i giudizi.
«In verità, mi trovo disarmata, poiché non avevo mai pensato di avere dei diritti.»
Affine per argomenti e ambientazione è il secondo racconto della raccolta. “L’età della discrezione” ruota intorno ai dissidi familiari intrecciati a doppio filo con i rigidi schemi degli intellettuali borghesi. La protagonista di questo breve racconto si lascia andare a considerazioni sul futuro di suo figlio Philippe, chiedendosi se la sua influenza in proposito valga ancora qualcosa. In questo caso, il lettore non si trova di fronte ad una donna che ha rinunciato a tutto per la propria famiglia, ma che, anzi, deve fare i conti con il mutare dei tempi. A completare la raccolta è “Monologo”, in cui Murielle, la terza donna protagonista, si sfoga in un flusso di coscienza all’apparenza sconnesso in cui urla il dolore straziante per la perdita della figlia e la rabbia per l’emarginazione sociale che la colpisce.
La lotta delle donne “eroiche” nel loro quotidiano. Un’altra sfumatura del femminismo
I disagi interiori che attanagliano le protagoniste di “Una donna spezzata” le rendono anime complesse e irrisolte, alle prese con sconvolgimenti tragici e grigie abitudini quotidiane. Tuttavia, “Una donna spezzata” di Simone de Beauvoir non si costituisce solo come una descrizione di vite altrui, ma ha a cuore il punto di vista delle donne di fronte alle battaglie di tutti i giorni. Grazie ad una narrazione completamente in prima persona, dal primo racconto all’ultimo, chi legge è trasportato nella storia, avverte le emozioni delle protagoniste ed è in grado di assumere i loro stessi punti di vista.
Dalla narrazione sentimentale, mai banale, bensì sfaccettata e tempestosa delle donne emergono storie tutte diverse tra loro, ma che hanno dei comuni denominatori: l’appartenenza alla borghesia e la sofferente solitudine che le rende eroine tragiche delle loro semplici vicende. Infatti, tra le righe di quest’opera si possono leggere riferimenti a storie abituali di sacrificio e perdita, di donne provate dalle ingiustizie contro le quali lottano da sole e che diventano prede dei giudizi inclementi di familiari e amici.