
Nel 2020 “Un’amicizia” di Silvia Avallone fa la sua comparsa nella nuova narrativa italiana. La storia, fatta di turbamenti e cambiamenti, di vita piena tra i suoi vuoti, rappresenta con perfetta chiarezza l’età ingrata per eccellenza. L’adolescenza è un tema caro alla scrittrice, che non ne tralascia le crisi, il senso di disappartenenza e le piccole rivoluzioni. Dai toni un po’ melodrammatici tipici adolescenziali, “Un’amicizia” racconta una storia di conflitti e armonie ritrovate.
Nel romanzo Avallone distribuisce un ventaglio di tematiche diverse, molto a cuore ai numerosi personaggi che popolano le pagine. Ma non solo. Infatti nel corso della lettura emergono, dietro la voce narrante della protagonista Elisa, i pensieri dell’autrice stessa e i luoghi della sua vita, Biella e Bologna. Riserva però un posto d’onore agli scrittori e ai poeti della letteratura contemporanea, le cui citazioni e riferimenti riempiono il romanzo e ne elevano i toni. Il punto di vista univoco della voce narrante si affianca a modelli letterari e musicali dei quali Elisa si serve per tradurre i propri pensieri.
“Un’amicizia” di Silvia Avallone tra armonie e contrasti
La tematica che caratterizza di più il romanzo è – come il titolo suggerisce – un’amicizia. Non quella con l’articolo determinativo e la maiuscola, precisa la narratrice. Per questo la lente dell’autrice inquadra l’evoluzione di un sentimento, dalla sua nascita timida alle declinazioni più sfaccettate che assume. Ogni rapporto è complesso, poiché si modula in base a due tipi di cambiamenti, quelli interni e personali e quelli dovuti a una spinta esogena. A complicare il quadro dei rapporti umani intervengono anche le differenze tra gli individui interrelati.
Nel cuore del romanzo vi sono i conflitti e i contrasti tra tutti i personaggi. Elisa, protagonista e voce narrante, sembra analizzarli ad uno ad uno, a partire da quello con la sua amica Beatrice. In virtù di un’amicizia, durante gli anni dell’adolescenza entrambe lottano contro le differenze che le vorrebbero distanti. Tuttavia anche loro cedono a più riprese sotto il peso dei ruoli da impersonare – l’una riflessiva, l’altra impulsiva – e delle azioni altrui. Sono le madri a influenzarne i modi e i gesti, i sogni e gli incubi. Nel corso della loro evoluzione, Elisa e Beatrice lottano contro la paura dell’abbandono e della solitudine, ognuna a modo proprio. L’una rifugiandosi in una vita di finzione da romanzo, l’altra con la creazione di un’immagine diversa da sé. Ma giungeranno al bivio: accettarsi o scomparire?
«Il panico, o meglio la solitudine, è uno stato primitivo e molto semplice, in cui da una parte c’è il mondo smisurato, minaccioso, ignoto, e dall’altra ci sei tu, un nonnulla.» – Silvia Avallone
Social e scrittura, il sottile filo tra omologazione e libertà
La trama di “Un’amicizia” si colloca nei primi anni Duemila e segue l’intreccio del legame tra Elisa e Beatrice dagli anni del liceo fino ai 30 anni circa. Perciò le due assistono anche ad un evento epocale di cui ne esprimono l’impatto, l’avvento di Internet. Nel romanzo Internet diviene la linea di confine per la vita delle protagoniste, ma anche una cassa di risonanza delle loro diversità. Il giudizio dell’autrice riflette su quanta percentuale di vita reale ci sia nel Web e nei social network, su cosa porta con sé la necessità di raccontarsi e infine sul ruolo del romanzo nella nuova era.
Nonostante le riflessioni sui social diventino più frequenti una pagina dopo l’altra, l’autrice non perde di vista la sostanza della vita reale, l’autenticità dei pieni e dei vuoti quotidiani. Le declinazioni di ogni rapporto si mostrano nei conflitti – generazionale, matrimoniale, amoroso – ma anche nei momenti di pura verità e accettazione di sé. Per questo, pur nella loro complessità, i personaggi di “Un’amicizia” godono tutti di una premura particolare. Avallone non li trascura e non li lascia a loro stessi, per questo prevede un riscatto quasi per ognuno di loro.
“Un’amicizia” di Silvia Avallone esprime tutta la tenerezza e le ossessioni dell’adolescenza, con un’enfasi particolare sui complessi tipici dell’età. Tuttavia Elisa anche in età adulta dà voce a dei tormenti che in parte sono adolescenziali, ma che sceglie di esprimere con la scrittura di sé. Il finale sui rapporti umani e sul potere della parola che li racconta è un elogio della scrittura. Quella significativa, liberatoria e catartica.