«Quella straordinaria creatura diveniva fluida, diveniva luce, colore, fiamma, e finiva in una meravigliosa spirale di fuoco che si elevava alta, verso l’infinito» – Isadora Duncan
«Tenevo la veste con entrambe le mani tenendo le braccia sollevate in aria, e in questo modo continuavo a volteggiare attorno alla scena come uno spirito alato. Qualcuno dalla sala lanciò un grido: un’orchidea!» – Loïe Fuller
Con il passare del tempo, le sue danze (“Danse blanche”, “Danse fleur”, “Papillon”, “Nuages”, “Bon soir”) divennero sempre più ispirate dai ritmi e dagli elementi della natura, applicando sul corpo accessori che ne modificavano la forma naturale. Con i lunghi drappi di stoffa fatti volteggiare a suon di musica, arrivò a personificare uccelli, fiori e farfalle. Creò una danza libera e di forte impatto visivo, rifiutando i costumi del balletto classico e il suo dinamismo, facendo prevale soltanto il movimento del corpo in relazione ai costumi e all’illuminotecnica.«Nei fatti, il movimento ha sempre rappresentato il punto di partenza in ogni tentativo di espressione di sé, per di più fedele alla natura. Non le parole, ma i movimenti sono corrispondenti al vero» – Loïe Fuller
I continui richiami ai fiori e alla natura portarono Loïe Fuller ad influenzare notevolmente l’Art Nouveau. Un movimento artistico e filosofico, il cui termine fu coniato in Francia per indicare un’”arte nuova”. In Italia si era diffuso col nome di “stile Liberty” o “stile floreale”. Il movimento si sviluppò tra la fine dell’800 e il primo decennio del ‘900 e influenzò le arti figurative, l’architettura e le arti applicate.Leggi anche: Henri de Toulouse-Lautrec, il ritrattista del popolo della notteIl fascino e la sensualità della danzatrice influenzarono anche l’arte di Auguste Rodin. Per celebrare l’iniziò del nuovo secolo, a Parigi venne organizzata un’incredibile mostra nota come l’Esposizione Universale del ‘900. Di fronte al padiglione, appositamente creato per l’occasione, Loïe Fuller aveva allestito un teatro-museo, dove la sua immagine si moltiplicava nella facciata e nelle stanze all’interno. Ispirato dalla sua performance, Auguste Rodin realizzò una serie di sculture note con il nome di “Movimenti della danza”, fissando nella scultura le potenzialità espressive di un corpo in movimento.
«Per esprimere il movimento in tutto il suo carattere e verità, è importante che questo sia insieme il risultato di movimenti consecutivi che hanno preceduto il momento sul quale ci si concentra» – Auguste Rodin
Leggi anche: “Il bacio” di Rodin. Passione e amore in eterno movimentoLa danza innovativa di Loïe Fuller risvegliò, negli stessi anni, anche l’interesse di alcuni musicisti (come Debussy), e poeti importanti. Tra questi, Stéphane Mallarmé, che definì la Fuller come “l’incantatrice”. Il sipario si chiuse però tragicamente sulla vita della ballerina. Morì di cancro a Parigi nel gennaio del 1928, probabilmente a causa delle radiazioni ionizzanti causate dalle ali di farfalla al radium che era solita indossare nei suoi ultimi spettacoli. Non lasciò ai suoi seguaci nessuna particolare tecnica corporea. Soltanto una pratica illuminotecnica di estremo valore teatrale.
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