Siamo giunti all’alba di un nuovo decennio del XXI secolo, eppure certe ingiustizie e vere e proprie piaghe sociali ancora persistono nel mondo. In Madagascar, fertile isola africana, da ormai troppo tempo si ricorre allo sfruttamento minorile per l’estrazione della mica, un particolare minerale noto per la sua lucentezza e friabilità. È usato come isolante termico ed elettrico e per donare la caratteristica brillantezza ai prodotti cosmetici – come rossetti, ombretti, fondotinta -. Ma anche per produrre vernici per le carrozzerie delle automobili e per i dentifrici dalla particolare funzione abrasiva.
Lo sfruttamento minorile in Madagascar
L’ONG Terre des Hommes ha da poco pubblicato una ricerca secondo la quale metà dei minatori adibiti all’estrazione della mica ha un’età compresa tra i 5 e i 17 anni nel 56/62% dei casi. I bambini malgasci sono sfruttati nelle miniere senza alcun genere di protezione, né mascherine né guanti. Ciò porta a graffi ed escoriazioni dovute all’estrazione del minerale lavorato e sbriciolato a mani nude. I piccoli lavoratori vengono così esposti alle polveri sottili che se inalate possono generare la silicosi – malattia polmonare letale -.
Mentre all’estrazione di mica pensano i bambini, le bambine si occupano della raccolta di scarti del minerale caduti a terra. Anche in questo caso però è un lavoro duro e faticoso, poiché le bambine trascorrono le afose giornate sotto il sole cocente, piegate a raccogliere il minerale e ciò porta loro forti dolori di schiena. Tutto questo lavoro, tra privazioni e sacrifici, avviene per soli quattro centesimi al chilo – meno della metà di quelli indiani -. Le famiglie dei bambini vivono in condizioni di estrema povertà e con questo stipendio riescono a stento a mettere in tavola due pasti al giorno.
L’estrazione della mica
La mica viene poi esportata in Cina, lavorata ed inviata in Occidente. Le esportazioni dal Madagascar sono aumentate dal 2008, ma il prezzo per tonnellata si è abbassato, quindi per aumentare i guadagni i lavoratori vengono sfruttati in modo disumano. L’ONG Terre des Hommes lavora da anni per portare alla luce scandali di questo genere. Una loro precedente inchiesta riguarda lo sfruttamento di manodopera minorile sempre per la lavorazione della mica, ma in India.
Tornando al Madagascar, mappando i siti dell’isola si è evidenziato come il lavoro minerario avviene nelle regioni del sud. In particolar modo nei tre siti principali si contano 22.000 minatori, dei quali la metà sono bambini. Spesso molte miniere sono prive dei necessari permessi di estrazione, ma nonostante tutto il Madagascar è il terzo esportatore mondiale di mica, superando anche l’India. L’87% della mica estratta in Madagascar viene usata in numerosi prodotti di fabbriche. Si citano la Fujikura – ditta giapponese che realizza fili e cavi per le telecomunicazioni, l’elettronica e le auto -, la giapponese Panasonic, il gruppo Prysmian – concepito dalla fusione dell’italiana Prysmian e di NL Draka -, Isovolta e Van Roll – ditte svizzere -.
L’ONG Terre des Hommes ha richiesto alle industrie di cosmetica, elettronica e automobilistica di verificare la provenienza di mica nei loro prodotti. Solo in questo modo si estinguerà lo sfruttamento minorile. Bisogna, infatti, aumentare i controlli sulla mica. Pur di tenere i prezzi bassi le aziende acquistano materiale derivato dallo sfruttamento di manodopera di minori. Lo stesso governo malgascio non riesce a garantire la stretta sorveglianza adeguata a tutti i siti minerari dell’isola, perciò il lavoro dei bambini prosegue, ma la ONG collabora con l’UNICEF nell’isola per eliminare questo problema.