
Mai altra che te a dispetto di stelle e solitudini
a dispetto di mutilazioni d’albero all’arrivo della notte.
Mai altra che te proseguirà il mio stesso cammino.
Più t’allontani più s’allunga la tua ombra.
Mai altra che te saluterà il mare all’alba quando
vagabondo esausto io, uscito da foreste tenebrose
e cespi di ortiche, marcerò verso i flutti.
Mai altra che te poserà la mano sulla mia fronte
e sugli occhi.
Mai altra che te e nego la menzogna e l’infedeltà.
Tu puoi spezzar la cima di questa nave all’ancora.
Mai altra che te.
Prigioniera nella gabbia l’aquila rode lenta
le sbarre di rame grigioverde.
Che evasione!
È la domenica cifrata dal canto degli usignoli,
nei boschi verde tenero il cruccio delle bambine
di fronte a una gabbia dove un canarino si agita,
mentre nella via solitaria lentamente il sole
l’esile linea sposta sul marciapiede caldo.
Altre linee passeremo.
Mai altra che te.
Ed io sono solo solo solo come l’edera appassita dei giardini
di periferia, solo come il bicchiere.
E mai altra che te.