
Resta vivido nella mente il ricordo dei mondiali del 25 giugno 1978. Il Generale Videla consegnava la coppa del Mondo di calcio al capitano dell’Argentina Daniel Passarella, che aveva appena battuto l’Olanda ai supplementari con il risultato di 3-1. La coppa del Mondo del 1978 è passata alla storia come il mondiale dei Desaparecidos sotto la cruenta dittatura del Generale Videla.
Il Generale assunse il potere nel 1976 con un colpo di Stato ai danni della presidente Isabelita Peròn. Videla operò un processo di riorganizzazione nazionale, accompagnato da sequestri, omicidi e torture contro i movimenti di opposizione. I salari furono bloccati, i sindacati aboliti ed i giornali erano sotto sorveglianza. Nell’aprile del 1977 iniziarono i “giovedì delle madri”, a Plaza de Mayo, di fronte alla Casa Rosada, con 14 madri che camminavano in silenzio per i propri figli mai tornati, i Desaparecidos. Si stima che almeno 30.000 argentini sparirono o furono uccisi nei campi di concentramento, oppure gettati ancora vivi nell’Oceano Atlantico dagli aerei militari.
L’Argentina sotto la dittatura del Generale Videla
In questo clima di terrore, il 1 giugno del 1978 prende inizio l’undicesima edizione dei mondiali di calcio. Lo slogan promosso è «25 milioni di argentini giocheranno la coppa del mondo». Per ripulire l’immagine argentina, il generale Omar Actis, capo del comitato organizzatore del mondiale, assunse una società americana di pubbliche relazioni, la Burson Marsteller. Le storie del mondiale del 1978 sono tantissime e dai contorni romanzeschi. Una di queste riguarda la rinuncia al mondiale della stella del calcio mondiale Johan Cruijff, per anni si è pensato che fosse un segno di protesta contro il regime di Videla, mentre invece si scoprì che pochi mesi prima del mondiale aveva subito un tentativo di rapimento, e da qui, i motivi della sua rinuncia. Altra storia interessante è la rinuncia al mondiale del maoista tedesco Paul Breitner, il quale, in aperto contrasto con il regime Videla, si escluse dalla selezione tedesca.
Mondiale dei Desaparecidos. “25 milioni di argentini giocheranno la coppa del mondo”
L’Argentina si era presenta ai blocchi di partenza come una delle possibili vincitrici della manifestazione mondiale. Con in squadra campioni del calibro di Kempes, Ardiles, Kempes, aveva rinunciato un po’ a sorpresa al diciottenne fenomeno Diego Armando Maradona. Il capitano designato della selezione argentina era Jorge Carrascosa detto El Lobo (il lupo), definito el gran capitàn, ma alla vigilia del mondiale dichiarò che «no, questa storia non fa per me». In aperto contrasto con il regime di Videla, si tirò fuori dalla nazionale a soli 27 anni. L’allenatore della selezione argentina era El Flaco Menotti, anche lui in aperto contrasto con il regime, ma tollerato, perché considerato essenziale per la vittoria mondiale. Il suo dissenso si manifestò in ogni partita, ordinando ai suoi giocatori di non salutare nessuno dei generali seduti in tribuna prima del fischio d’ inizio.
«Rivolgete il vostro saluto ai metalmeccanici, ai panettieri, ai macellai, ai tassisti. Non vinciamo per quei figli di p*****a. Vinciamo per il nostro popolo.»
1978 e 1934 a confronto. Mondiali e Regimi totalitari
Il mondiale dei Desaparecidos del 1978 assomigliava moltissimo al mondiale del 1934 dove trionfò l’Italia che, come l’Argentina, era presieduta da un regime totalitario. Per questo motivo sembrò tutto pronto affinché l’Argentina facesse quanta più strada nella manifestazione, e preferibilmente, la vincesse. La formula del mondiale prevede quattro gironi iniziali e una successiva fase a gruppi per decretare le due finaliste. Rimarrà alla storia la partita Argentina-Perù.
L’Argentina, conoscendo già il risultato del Brasile che aveva giocato prima, aveva bisogno di vincere con almeno quattro gol di scarto per qualificarsi alla finale. Alla vigilia della partita la sorveglianza dell’albergo peruviano venne allentata, i peruviani non riuscirono a chiudere occhio a causa dei rumori e degli insulti. Inoltre il pullman che doveva portare la squadra allo stadio, sbagliò accidentalmente strada più volte impiegando quasi due ore per arrivare allo stadio. Infine il portiere del Perù, Quiroga, fece molti errori. Risultato: Argentina- Perù 6-0. Argentina in finale. Dall’altra parte l’Olanda. La finale si disputò allo stadio Monumental a pochi passi dalla “Escuela de Mecanica de la Armada”, dove si compievano torture nei confronti dei dissidenti. Tornando all’inizio dell’articolo e all’immagine di Videla che consegna la coppa al capitano, c’è anche chi come Mario Kempes, fenomeno argentino e capocannoniere del torneo, rifiutò di stringere la mano ai colonnelli in tribuna.
Ecco, si può vincere una Coppa del Mondo, ma non si dimentica il sangue versato dai Desaparecidos.