A 20 anni dallo scoppio della guerra, Etiopia ed Eritrea hanno firmato una dichiarazione di pace e di amicizia che di fatto mette fine allo stato di guerra tra i due paesi. L’accordo è stato siglato tra il primo ministro etiope, Abiy Ahmed ed il presidente eritreo, Isaian Afewerki.
L’8 luglio, il primo ministro etiope è arrivato all’aeroporto di Asmara, dove ha incontrato ed abbracciato il dittatore eritreo. Ha presto dichiarato che non c’è più alcun confine tra Etiopia ed Eritrea, perché un ponte d’amore l’ha distrutto. Durante l’incontro si è discusso degli obiettivi e dei rapporti diplomatici che verranno intrapresi tra i due paesi nei prossimi mesi, come riaprire la rotta aerea diretta tra le due capitali dopo quasi 20 anni d’interruzione e la ripresa dei rapporti commerciali.
Il disgelo tra Addis Abeba e Asmara è iniziato il 2 aprile con l’insediamento al governo etiope di Abiy Ahmed, appartenente al gruppo etnico oromo, che si estende al 32% della popolazione, poco propenso alla prosecuzione del conflitto. A giugno il primo ministro etiope, ha dichiarato che il suo esecutivo avrebbe rinunciato alle rivendicazioni in Eritrea e che avrebbe accettato ed applicato l’accordo di pace delle Nazioni Unite, che consisteva nella cessione etiope di alcuni territori all’Eritrea e della città di Badme.
Etiope ed Eritrea in guerra. Tutto ha avuto inizio con Badme
Il 6 maggio del 1998 l’esercito etiope occupò la città eritrea di Badme, il conflitto si protrasse per due lunghi anni. Il “cessate il fuoco” arrivò nel 2000 con la sconfitta eritrea, quasi 80.000 morti, numerose famiglie separate e circa un milione di sfollati. Il 12 dicembre dello stesso anno venne ratificato un negoziato noto come l’accordo di Algeri, che affidava ad una commissione indipendente delle Nazioni Unite il compito di ridisegnare i confini tra le nazioni. Nel 2002 al termine dell’indagine, venne stabilito che la città appartenesse all’Eritrea. Malgrado ciò, l’Etiopia non ha mai accettato l’esito del negoziato.
Questo ha provocato la dura reazione del governo eritreo con la leva militare che, da obbligatoria, divenne perenne, sebbene la legge prevedesse solamente 18 mesi di leva militare obbligatoria. I ragazzi dai 17 anni in poi hanno quindi sono stati tutti chiamati alle armi in un clima instabile, preoccupati dall’Etiopia ed un latente conflitto che non si è mai placato. Questa incertezza sia territoriale che economica ha portato il flusso migratorio a livelli molto alti. Si conta che negli ultimi dieci anni 4000 persone al mese abbiano lasciato lo Stato eritreo, il più alto numero dopo i siriani.
“Benvenuti” in una nuova realtà di pace
Nel giorno dei Martiri, il 20 giugno, in una piazza gremita ad Asmara, il presidente eritreo Afewerki ha definito «un bel segnale» il comportamento del primo ministro etiope Abiy Ahmed, che aveva teso la mano allo Stato eritreo. Il 26 giugno una delegazione del governo eritreo ha fatto visita nella capitale etiope. Per le strade di Addis Abeba si sono viste sventolare le bandiere dell’Eritrea ed i cartelli con la scritta “benvenuti” in aramaico e in tigrino, una delle sue lingue ufficiali. Segno tangibile di un processo di cambiamento politico e della pace che di lì a poco sarebbe stata siglata durante l’incontro tra i due vertici politici.
«Giorni emozionanti» secondo l’analista etiope del New York Times, Meslim Negash, che sul posto respira l’aria di cambiamento per le strade della città. Già nei mesi scorsi ci sono state manifestazioni di pace al fine di un riavvicinamento tra i due paesi che sembrava impossibile. Altro segnale fondamentale del ripristino di relazioni serene tra i due Stati è la riapertura ad Addis Abeba dell’ambasciata eritrea alla presenza del Presidente Afewerki e del primo ministro Ahmed. Gli sforzi profusi in primis da quest’ultimo e poi dal Presidente eritreo, stanno conducendo ad una nuova fase di relazioni diplomatiche, che si spera possano portare ad una situazione stabile di pace e sicurezza lungo il corno d’Africa.